La suora teologa: “Il Conclave va cambiato. Sì alle donne cardinali”
Linda Pocher, già consigliera del pontefice argentino: “C’è un problema sociale. Si può cominciare riformando il Sinodo, che adesso è aperto ai laici”

Città del Vaticano, 8 maggio 2025 – La prima fumata è nera. E “non poteva essere altrimenti con un Conclave così frastagliato”, commenta suor Linda Pocher, teologa e religiosa salesiana che papa Francesco chiamò al C9 dei cardinali per ascoltare le ragioni di chi sostiene un maggior ruolo delle donne nella Chiesa, fino al diaconato. Peccato che adesso le stesse “siano un po’ lasciate alla finestra” in questa fase in cui si sceglie il successore di Bergoglio.
Dal punto di vista proprio della condizione femminile nella Chiesa, è preoccupata per il Conclave?
“Non ho paura, perché, anche se su alcune riforme si potrebbe tornare indietro, questo richiederebbe un atto di restaurazione molto forte tale da ingenerare una frattura troppo grande nella comunità”.
Come giudica il papato di Bergoglio, ci ha lasciato un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?
“Mezzo pieno, senz’altro. Ha fatto cadere dei tabú, penso a quello sull’ordinazione delle donne. Adesso se ne può parlare liberamente. Questo rappresenta un punto di svolta per fare crescere la coscienza ecclesiale”.
Lo strumento di riforma del ruolo della donna nella Chiesa è il Sinodo dei vescovi, sempre piú Sinodo del popolo di Dio?
“Il fatto che il Papa, prima di morire, abbia prolungato l’assise sulla sinodalitá al 2028 è un segnale importante”.
Il suo candidato è il segretario generale del Sinodo, il cardinale Mario Grech?
“Il toto Papa non mi appassiona. Ciononostante credo sia una persona attenta al tema della donna nella Chiesa e non solo”.
Il diaconato femminile sarà ripristinato?
“La commissione a latere del Sinodo entro giugno dovrá stilare un report dei lavori. Spero non sia definitivo ancora. Gli sbocchi possibili sono due: l’introduzione di un diaconato fuori dall’ordine sacro, come credeva Bergoglio in scia al cardinale Walter Kasper, oppure la costituzione nel clero di un diaconato permanente così come esiste per gli uomini sposati. Mi auguro che questa sia la soluzione finale, anche se la prima è un’offerta da non scartare a priori”.
Intanto, però, si sceglie il Papa e le donne non sono coinvolte. Non avverte un certo disagio?
“Sì, esiste un problema sociale, non solo ecclesiale sul ruolo della donna. Paradigmatici a riguardo sono certi talkshow sul Conclave, in onda senza alcuna studiosa presente, solo maschi. Diciamo che c’è una resistenza in atto, che si fa piú sfacciata nel mentre cresce la coscienza di una parità di genere”.
Lo sa che ci sono cardinali in Conclave aperti alla prospettiva di un cardinalato per entrambi i sessi?
“Sí, ne sono a conoscenza. Tuttavia nel caso le donne cardinali avrebbero solo l’elettorato attivo, perché Papa può essere esclusivamente un uomo ordinato vescovo. Ammetto, però, che potrebbe essere un piccolo passo avanti”.
Quale soluzione sarebbe piú strutturale?
“Credo che in un futuro prossimo si possa rivedere l’istituzione antiquata e un po’ chiusa del Conclave. Magari riformando il Sinodo che già si è aperto ai laici. Ma io non sono una canonista”.
A proposito delle riforme sulle donne, al Papa si è rimproverato di non aver messo mano al Codice di diritto canonico, di non averle blindate, agendo invece con atti di governo, sfruttando la sua autorità...
“Vero, ha agito con una buona dose di autoritarismo, lui stesso se lo riconosceva. Lo ha fatto per creare spazi di libertà. Ci vogliono anni per cambiare il Codice. Non credo che glielo avrebbero lasciato fare”.