La runa più antica mai scoperta? Un misterioso monolite potrebbe riscrivere la storia nordica

Nel cuore della Norvegia, a nord-ovest di Oslo, nella località di Hole, un’équipe di archeologi ha portato alla luce un ritrovamento straordinario. Durante gli scavi in un antico campo di sepoltura, frammenti di pietra apparentemente insignificanti si sono rivelati parte di una runa monumentale di straordinaria importanza storica. Dopo tre anni di lavoro minuzioso, gli...

Apr 19, 2025 - 18:07
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La runa più antica mai scoperta? Un misterioso monolite potrebbe riscrivere la storia nordica

Nel cuore della Norvegia, a nord-ovest di Oslo, nella località di Hole, un’équipe di archeologi ha portato alla luce un ritrovamento straordinario. Durante gli scavi in un antico campo di sepoltura, frammenti di pietra apparentemente insignificanti si sono rivelati parte di una runa monumentale di straordinaria importanza storica. Dopo tre anni di lavoro minuzioso, gli studiosi hanno ricostruito i pezzi: quella che sembrava una pietra qualsiasi era in realtà un antico monolite inciso con rune risalenti a un’epoca compresa tra il 50 a.C. e il 275 d.C.. Questo la renderebbe la runa più antica mai datata con certezza.

Ma a rendere questo reperto ancora più affascinante è il suo contenuto: simboli oscuri, parole frammentarie, rune incomplete e forme grafiche che sfuggono a una classificazione precisa. Gli esperti ritengono che possa trattarsi di un esperimento linguistico primordiale, una fase iniziale nell’evoluzione della scrittura runica, un vero e proprio “quaderno di pietra” usato da antichi Scandinavi per testare le prime forme della loro lingua scritta.

Una pietra, tante mani

La maggior parte delle pietre runiche rinvenute nel Nord Europa risale all’Età del Ferro o all’epoca vichinga (tra il 900 e l’1100 d.C.) e veniva scolpita per commemorare i defunti, delimitare territori o celebrare eventi importanti. Tuttavia, la runa di Hole si distingue radicalmente da questi esempi per antichità e complessità.

Su un lato del monolite (denominato Hole 2), si intravedono deboli incisioni, tra cui un termine parzialmente leggibile: “Idiberug”, probabilmente un nome personale, forse femminile. Attorno a esso, si trovano motivi geometrici — zigzag, reticoli e segni runici sparsi — che fanno pensare a interventi successivi da parte di mani diverse. Il lato opposto (Hole 2B) presenta una fila di 19 caratteri: alcuni sembrano rune riconoscibili, altri potrebbero essere elementi decorativi o tentativi rudimentali di scrittura, senza un significato letterale preciso.

Dalle analisi emerge la presenza di almeno 15 dei 24 caratteri dell’elder futhark, l’alfabeto runico più antico. Questo suggerisce che la pietra possa essere stata utilizzata come supporto sperimentale, una sorta di laboratorio per apprendere o perfezionare l’arte della scrittura.

La datazione di pietre antiche è sempre stata una sfida per gli archeologi, che solitamente si affidano a valutazioni linguistiche o decorative. Ma nel caso della runa di Hole, la presenza di ossa cremate e carboni databili nel contesto funerario ha permesso un’analisi più precisa. Utilizzando il modello bayesiano e il radiocarbonio, è stato possibile collocare il seppellimento tra il 50 a.C. e il 275 d.C., con la maggiore probabilità tra il 155 e il 275 d.C.

Questo significa che il monolite è di almeno un secolo più antico rispetto a qualsiasi altra runa confermata, suggerendo che la tradizione runica potrebbe essere nata secoli prima di quanto si pensasse. Un’ipotesi fino a oggi solo teorizzata e ora finalmente supportata da prove tangibili.

Gli studiosi ipotizzano che la pietra, nel corso dei secoli, sia stata spostata tra varie tombe, segno di una continua rilevanza simbolica e spirituale. Alcune iscrizioni sembrano essere state aggiunte molto tempo dopo quelle originali, forse come forma di reinterpretazione rituale. Questo farebbe della runa un oggetto multifunzionale, usato a fini commemorativi, magici e didattici.

Prossimi sviluppi: ricostruzione digitale e studi comparativi con altre rune antiche

Attualmente, gli archeologi stanno completando la ricostruzione digitale del monolite, cercando nuovi frammenti e confrontando lo stile di scrittura con quello di altre pietre runiche più giovani. Secondo gli esperti, ci vorranno anni per comprendere appieno il significato delle iscrizioni di Hole, ma già ora il ritrovamento obbliga a rivedere l’intera storia della scrittura nordica.

La dottoressa Kristel Zilmer, tra le principali studiose coinvolte nel progetto, ha dichiarato:

La scoperta è rara e fondamentale. È la prima volta che troviamo frammenti runici in un contesto archeologico così ben datato. Questo dovrebbe spingere gli archeologi a osservare con maggiore attenzione ogni frammento di pietra rinvenuto nei siti funerari.

In futuro, la runa di Hole potrebbe diventare una chiave di volta per comprendere l’alfabetizzazione, l’identità e la spiritualità degli antichi popoli scandinavi. Per ora, resta un oggetto enigmatico e affascinante, testimone silenzioso di un tempo in cui la lingua iniziava a farsi pietra.

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Fonte: Cambridge University

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