La diplomazia non si fa davanti alle telecamere, cari Trump e Zelensky

Zelensky battuto e cacciato dal ring allestito da Trump alla Casa Bianca. Che spettacolo inqualificabile... I Graffi di Damato

Mar 1, 2025 - 07:29
 0
La diplomazia non si fa davanti alle telecamere, cari Trump e Zelensky

Zelensky battuto e cacciato dal ring allestito da Trump alla Casa Bianca. Che spettacolo inqualificabile… I Graffi di Damato

Le immagini televisive della lite alla Casa Bianca fra Donald Trump e Volodymir Zelensky mi hanno procurato la stessa, devastante impressione delle due torri gemelle di New York l’11 settembre del 2001 sotto l’attacco terroristico. Oriana Fallaci le vide e descrisse dalla sua casa come due fiammiferi che ardevano.

Come mai avrei immaginato lo spettacolo di quelle due torri, tanto da scambiarle a prima vista per un film, così mai avrei immaginato che Trump e Zelensky, in ordine non solo alfabetico, se le sarebbero dette e metaforicamente date così tanto davanti alle telecamere in un incontro o “agguato” -secondo Repubblica– in un cui le parole sono volate come schiaffi o pugni. Uno spettacolo del quale porta le maggiori responsabilità Trump non solo come padrone di casa ma anche come un attore dichiaratamente compiaciuto, alla fine, della sua prestazione, nel massimo della trasparenza. Che non è sempre una virtù, come dimostra la necessità della diplomazia avvertita e praticata da tempo, almeno sino a un momento prima dell’incontro di ieri.

Alle rovine dell’Ucraina dopo più di tre anni di guerra cominciata dalla Russia di Putin fra la distrazione di Trump, che prima ancora di riceverlo aveva attribuita a Zelensky l’attacco per compiacere lo zar o lo Stalin di turno. Che temo non glielo avessero neppure chiesto, tanto pubblicamente e orgogliosamente il Cremlino aveva annunciato il 24 febbraio 2022 l’invasione dell’Ucraina considerandola una “operazione speciale” di “denazificazione” da concludere in tre giorni. E non nei quindici indicati da Trump all’ospite, diciamo così, ucraino come il termine entro il quale i russi avrebbero portato a termine il loro progetto se non fossero stati sorpresi dagli aiuti occidentali all’Ucraina. Con i quali Zelensky, secondo Trump, avrebbe “giocato con la terza guerra mondiale”.

Trump -ho sentito dire ieri in televisione da Italo Bocchino, ospite del salotto di Lilli Gruber su La 7- è stato con Zelensky come gli americani lo hanno voluto e lo vorrebbero ancora. Si tratta però dello stesso Zelensky col quale la premier italiana Giorgia Meloni, di cui Bocchino è abitualmente invitato a prendere le difese solo contro tutti, ha un rapporto speciale quanto con Trump.

Siano solo agli inizi di un film giallo di cui temo che gli stessi protagonisti, attori e comparse non conoscono la fine, pur fingendo di averla in testa o di poterla condizionare. Non si può neppure augurare una buona visione, tanto pauroso e tragico è il contesto dello spettacolo, anche se Giuliano Ferrara sul Foglio è riuscito ad avvertire “il lato comico dell’Apocalisse”.