La diplomazia Meloni, il bilancio del politologo: “L’Italia ora può ambire a un ruolo”

Pombeni: la premier ha tenuto bene il passo perché ha mantenuto il senso della misura. “La Francia è ambiziosa, l’Inghilterra ingombrante, questo apre la strada a una mediazione di Roma”

Apr 28, 2025 - 06:33
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La diplomazia Meloni, il bilancio del politologo: “L’Italia ora può ambire a un ruolo”

Roma, 28 aprile 2025 – Al funerale di Papa Francesco, seppure in Stato estero, Giorgia Meloni ha fatto da padrona di casa davanti a un parterre costituito dai potenti del mondo. Ma l’assenza della premier nello scatto di Macron e Starmer insieme con Zelensky e Trump, e la foto con il presidente ucraino scattata solo successivamente, ha indotto molti osservatori politici a ritenere che proprio la presidente del Consiglio volata negli Usa per fare da pontiera tra le due sponde dell’Oceano, sia stata poi marginalizzata. In ogni caso, Meloni è riuscita a evitare (o comunque a rimandare) i bilaterali che attendono l’Italia su dazi e politica estera.

Professore Pombeni, di fronte a tale scenario la diplomazia italiana, secondo lei, ha tenuto il passo?

“La diplomazia italiana ha tenuto soprattutto perché è riuscita a mantenere un ottimo senso della misura: non ha né voluto strafare, né si è fatta condizionare da un complesso di inferiorità che non avrebbe avuto senso. Ha fatto un buon lavoro da questo punto di vista, l’aiuta il fatto di avere degli staff di buon livello e il fatto di rappresentare una Paese che può aspirare a fare un gioco che scompagina i piani altrui. L’Italia deve mantenere secondo me questo senso della misura”.

Si spieghi meglio

“Penso alla Francia, che è un Paese di grandi ambizioni, in cui Macron vuole assumere fortemente un ruolo guida, o alla Gran Bretagna che vuole far valere la sua lunga storia diplomatica e un rapporto privilegiato con gli Stati Uniti. L’Italia non è in questa posizione e quindi crea meno barriere di pregiudizio e di preclusione e potrebbe lavorare per un ruolo di mediazione. La posta in gioco è quella di essere un buon mediatore”.

Mediatore nei riguardi degli Stati Uniti ma a nome di chi?

“In questo momento l’Italia può assumere il ruolo di mediatore su più canali: pontiere nei rapporti tra l’Unione europea e gli Stati Uniti ma può essere mediatore riguardo a molti Paesi emergenti, penso alla situazione dell’Africa e al piano Mattei o ad alcuni Paesi dell’America latina o di realtà che fanno parte dei Brics. Probabilmente può lavorare anche nei confronti dell’India e ci aggiungerei la stessa Cina, sempre se ci si approccia con questa ottica di grande cautela”.

Sì, ma rispetto alla foto con Zelensky durante i funerali del Papa, lei che idea si è fatto? A cosa è dovuta l’assenza di Meloni?

“Magari semplicemente a una questione di contingenza. Starmer e Macron insistevano per andare nella direzione del dialogo, forse Meloni in quel momento ha ritenuto che non era così fondamentale. E poi non so cosa avrebbe accresciuto nella sua figura essere presente ad un confronto dal quale, nella sostanza, neanche i leader di Francia e Inghilterra hanno ottenuto qualcosa di concreto. Solo pacche sulle spalle”.

E quale riflessione le ha suscitato la foto, già definita storica, del colloquio in San Pietro tra Trump-Zelensky?

“Putin vuole una vittoria incontestabile ma è chiaro che non la possa ottenere perché il fulcro di tale risultato sarebbe la cancellazione dell’Ucraina come soggetto internazionale indipendente. Senza un passo indietro del leader russo è difficile che si possa arrivare ad una soluzione di pace”.

Come giudica la posizione dell’Italia sulla guerra?

“È limpida e razionale, perché si muove nel quadro europeo. L’Italia non può accettare una vittoria incontestabile di Putin. Non dimentichiamo che la Russia è un protagonista non piccolo ad esempio nell’economia africana e l’Italia lì ha qualcosa da dire”.