La crisi dei vent’anni di Rory Gilmore

Qualche settimana fa una mia collega ha caricato una storia su Instagram con un sondaggio. La domanda era qualcosa del tipo: “Quale personaggio di film o serie tv sei?”. Un quesito netto, non relativo a chi vorremmo essere o chi ci piace, ma a chi nel concreto somigliamo. La mia risposta è stata altrettanto netta:… Leggi di più »La crisi dei vent’anni di Rory Gilmore The post La crisi dei vent’anni di Rory Gilmore appeared first on Hall of Series.

Apr 28, 2025 - 11:30
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La crisi dei vent’anni di Rory Gilmore

Qualche settimana fa una mia collega ha caricato una storia su Instagram con un sondaggio. La domanda era qualcosa del tipo: “Quale personaggio di film o serie tv sei?”. Un quesito netto, non relativo a chi vorremmo essere o chi ci piace, ma a chi nel concreto somigliamo. La mia risposta è stata altrettanto netta: Rory Gilmore di Una mamma per amica. Non ho dovuto rifletterci troppo, mi è uscita naturale. Rory non è un personaggio al quale aspiro a somigliare né che mi piace particolarmente (ho già ampiamente parlato di personaggi femminili che mi hanno ispirata e no, lei non è tra questi), ma è un personaggio che sento in alcune cose abbastanza simile a me, soprattutto per il suo perenne overthinking e perché la trovo un po’ noiosa. Avete capito bene, trovo noiosa anche la sottoscritta.

Rory Gilmore è un personaggio abbastanza divisivo.

I fan della serie possono essere suddivisi in due scuole di pensiero riguardo la concezione che hanno di Rory Gilmore, e personalmente sono stata parte di entrambe. La prima, quella alla quale appartenevo in adolescenza, è composta dagli ammiratori. Mille volte guardando la serie, soprattutto nelle prime stagioni, mi sono ritrovata a invidiare Rory, a voler essere come lei. Chi appartiene a questo gruppo mette avanti a tutto la Rory brillante, affamata di conoscenza e focalizzata sui suoi obiettivi abbastanza da riuscire a raggiungerli. È bella e intelligente ma quasi non se ne accorge e – cosa rara quando queste caratteristiche si fondono insieme – non se la tira.

Alexis Bledel, Rory Gilmore di Una mamma per amica
Credits: Warner Bros. Television

La seconda scuola di pensiero è quella alla quale ho aderito nel pieno dei miei vent’anni, con una consapevolezza diversa del mondo. È, per farla breve, quella secondo la quale la nostra Gilmore Junior sia più che altro una Mary Sue. Privilegiata di famiglia, amata a più non posso (qui le sue relazioni a confronto), ammirata da tutti, Rory risulta nel complesso talmente perfetta da sembrare quasi un cliché. A differenza della sua nemica/amica Paris, che deve sempre sgomitare per ottenere qualsiasi cosa, a Rory sembra che tutto sia dovuto, e che in qualche modo l’universo riesca sempre ad allinearsi a suo favore. E soprattutto da un certo punto della serie (dai tempi dell’università per intenderci) la sua personalità si appesantisce, perde di leggerezza, cosa che porta a quella noia di cui vi parlavo qualche paragrafo fa.

Comunque la si voglia vedere, però, la storia di Rory Gilmore in Una mamma per amica è una storia di formazione e crescita.

La conosciamo adolescente e la lasciamo per la prima volta – con il finale della settima stagione – giovane donna alla ricerca della propria strada personale e professionale. La ritroviamo ancora dopo qualche anno, nel sequel Una mamma per amica – Di nuovo insieme, ormai trentenne con una vita confusa e la rilasciamo incinta di non si sa chi. Lo scopriremo mai? Chissà. E va detto anche che dopo il sequel è stata anche criticata non poco. Fatto sta comunque che, concentrandoci sul corpo principale della serie – le sette stagioni originali -, quella di Rory è la parabola di una crescita che, come tutte le crescite, è fatta di salite e discese, di momenti di up e di profonde crisi. E anche la sua si fa sentire forte e chiara.

Per quanto perfetta e tendenzialmente fortunata, nemmeno Rory Gilmore può esimersi da una crisi che possiamo definire generazionale: la crisi dei vent’anni. Anzi, per essere più precisa, la crisi dei vent’anni di una millennial. Sfatiamo un mito: i vent’anni sono sì belli e pieni di speranze, ma anche altrettanto pieni di indecisioni, ansie e incomprensioni. È un periodo di cambiamento, quello in cui smettiamo di essere gli adolescenti che eravamo e mettiamo il primo piede nel mondo degli adulti e delle responsabilità. È il momento delle scelte che ci indirizzano e che ci segnano, andando a definire le persone che diventeremo – e che ormai siamo già – da grandi.

Credits: Warner Bros. Television

Anche Rory si trova davanti a queste scelte, e le decisioni che prende vanno in netta contrapposizione con la persona che era.

Credo siano due i momenti che nella trama di Una mamma per amica segnano inesorabilmente il percorso di Rory, facendosi portatori di una crisi che dura ben più di una stagione. Il primo avviene sul finale della quarta stagione: è la sua prima volta con Dean, ancora sposato con Lindsay. Il punto qui non è la perdita della verginità, che già di per sé potrebbe essere un bel momento di passaggio all’età adulta, ma il fatto che per la prima volta Rory deve fare i conti con la consapevolezza di essere umana e – in quanto tale – imperfetta. Cominciare una relazione con un uomo sposato, anche se è il suo ex storico, comporta una perdita di integrità alla quale Rory non era pronta. E Lorelai, con la sua visione perfetta della figlia, non la aiuta ad affrontarla.

Se avete visto Una mamma per amica il secondo momento potete già immaginarlo. Parlo ovviamente della scelta di abbandonare Yale, l’Università della quale tanto si era discusso, diventata una vera e propria diatriba familiare. L’Università che sembrava la strada obbligata di Rory, così intelligente e appassionata. Nell’immaginario Gilmore, Rory si sarebbe dovuta iscrivere e laureare a pieni voti in tempo. Anzi, perché no, anche con un po’ di anticipo sulla tabella di marcia. E invece la sua vita prende una piega diversa, ed è Rory stessa con la sua decisione a fargliela prendere. Una decisione che non è solo una pausa dalla scuola: si trasforma in un litigio pesante con sua madre aka la sua migliore amica, in due traslochi, nella ricerca di una strada nuova. Se non è una crisi questa, non so cosa sia.

Ma qual è l’elemento scatenante? Come ogni crisi esistenziale che si rispetti, identificare un unico elemento forse è un po’ limitante.

Qualcosa di particolarmente importante però c’è: la critica.

una mamma per amica
Credits: Warner Bros. Television

Nella quinta stagione di Una mamma per amica avviene ciò che fino a poco prima sarebbe stato impensabile: Rory Gilmore viene messa in dubbio. Per la prima volta qualcuno, nella persona di Mitchum Huntzberger, padre di Logan, la critica, la butta giù, le dice che non ha la stoffa per raggiungere il suo sogno di lavorare nel mondo del giornalismo. È duro e secondo me anche un po’ esagerato, e il fatto che sia il suo datore di lavoro e il padre del suo ragazzo aggiunge il carico da undici. Sarebbe stato un bel colpo anche se Rory fosse stata come tutte le altre, un’adolescente accumulatrice seriale di errori. Per lei però è il primo vero approccio con il mondo reale, crudo e crudele.

Avere alle spalle una famiglia che crede in te, nei tuoi sogni e nelle tue potenzialità è quanto di più bello ci sia al mondo. D’altra parte, però, può capitare che la fiducia faccia il giro al contrario e si trasformi, dal punto di vista di chi la riceve, in aspettative. Aspettative che si aggiungono a quelle di una società intera e che pesano sulle spalle come macigni. Se tutte le persone che ti sono attorno continuano a dire che sei la più brava, la più intelligente, una persona infallibile, a lungo andare cominci a credere di doverlo essere davvero. Ma cosa succede quando ti rendi conto di non essere percepita così da tutti? Cosa succede quando ti rendi conto di non esserlo? Cosa succede quando qualcuno o qualcosa si frappone tra la persona che sei e l’ideale di te?

Succede che si perde il controllo, cosa che Una mamma per amica ben racconta attraverso Rory.

Rubare uno yacth, finire in galera, lasciare l’Università e cercare una strada diversa: Rory Gilmore prende in mano la sua anima forse più ribelle, forse semplicemente più persa, e comincia un percorso nuovo. Un percorso fatto a volte di tentativi vani, altre volte di nuove possibilità. Fatto sta però che, forse per la prima volta nella serie, Rory sembra davvero umana. Cade come noi, perde come noi, si rialza come noi. Se prendiamo le parole di Mitchum Huntzberger come una rappresentazione delle porte in faccia che il mondo prima o poi sbatte a tutti, allora la reazione di Rory non è poi così dissimile da quelle di tutti noi, persi in un mondo di aspettative che se non sono familiari sono sociali e sistemiche.

Il mondo vuole sempre qualcosa da noi, ci chiede sempre di essere qualcuno. A volte questo qualcuno non lo siamo e ci serve perderci, sbagliare, per capirlo. Poi Rory Gilmore è sempre Rory Gilmore, e alla fine di una crisi per lei c’è sempre il sole. Un sole che ha il nome di Barack Obama. Ma questa è un’altra storia.

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