La Cina corteggia l’Arabia Saudita con le sue aziende (e sfida gli Usa di Trump)
Decine di aziende cinesi hanno aperto uffici in Arabia Saudita: la sfida della Cina all'America di Trump passa per Riad?

Decine di aziende cinesi hanno aperto uffici in Arabia Saudita: la sfida della Cina all’America di Trump passa per Riad? Fatti, numeri e approfondimenti
L’Arabia Saudita potrebbe diventare un motivo, ulteriore, di scontro tra gli Stati Uniti e la Cina. La competizione tra le due grandi potenze, infatti, è destinata ad aumentare con Donald Trump alla guida della Casa Bianca. Proprio per questo motivo, Pechino sembra voler rafforzare ancor di più le relazioni, economiche e non, con alcuni paesi che oscillano tra Occidente e Oriente. È il caso dell’Arabia Saudita.
L’APERTURA DI UFFICI CINESI IN ARABIA
Sono 35 le aziende cinesi che hanno aperto nuove sedi regionali a Riad. L’annuncio lo ha dato direttamente l’ambasciatore cinese in Arabia Saudita, Chang Hua. In un’intervista a un giornale locale, il diplomatico ha spiegato chiaramente perché per Pechino è così importante stringere i rapporti con il paese mediorientale. “L’Arabia Saudita è uno dei mercati più importanti per gli appaltatori cinesi in Medio Oriente, e spinge le aziende cinesi a realizzare numerosi progetti infrastrutturali, come quelli di ingegneria delle telecomunicazioni, di gestione delle acque reflue, di porti e trasporti”, ha raccontato Hua. L’interesse economico, quindi, è alla base.
I RAPPORTI ECONOMICI TRA ARABIA E CINA
Negli ultimi anni i legami commerciali tra Riad e Pechino si sono consolidati e irrobustiti. Al punto di diventare una partnership strategica a tutti gli effetti. Al 2023, gli investimenti diretti totali delle aziende cinesi nel mercato in Arabia hanno raggiunto la quota di 2.481 miliardi di dollari, secondo i dati diffusi delle autorità saudite. E sempre l’ambasciatore Hua ha sottolineato che “il volume del commercio bilaterale tra i due paesi ha superato negli ultimi anni i 100 miliardi di dollari”. Dal 2022, per la precisione, quando la cifra ha sfiorato i 120 miliardi, come ricordato sul Financial Times.
GLI INVESTIMENTI CINESI SU GREEN E DIFESA
Nell’ambito del programma Vision 2030, l’Arabia Saudita sta cercando di diversificare l’economia del paese, slegandosi dalla dipendenza della produzione di petrolio. Per farlo ha scelto di stringere partnership diverse con attori regionali e globali. Riad, tra le altre cose, ha puntato anche sulle energie rinnovabili e la Cina si è resa subito disponibile nel supportare questo processo. Dal 2021 a ottobre 2024, gli investimenti cinesi sul green, soprattutto per l’energia eolica e solare, hanno raggiunto i 21,6 miliardi di dollari in Arabia. Superando di molto quelli statunitensi, che nello stesso periodo sono stati pari a 12,5 miliardi.
Ma gli investimenti cinesi sono stati indirizzati anche sul settore della sicurezza e della difesa. In particolare, per la produzione di droni, l’invio di tecnologia militare e lo sviluppo di programmi di intelligenza artificiale, per cui sono nate vere joint venture.
I PROBLEMI PER GLI USA DI TRUMP
Questo rafforzamento delle relazioni tra Cina e Arabia Saudita non è visto di buon grado dagli Stati Uniti, che percepisce la crescita dell’influenza cinese come una sfida strategica da affrontare. Soprattutto per quanto riguarda la penetrazione tecnologica di Pechino. Già da tempo gli Usa utilizzano con Riad la leva della vendita di chip o di armi per portare a un rallentamento degli scambi con la Cina e per avere garanzie di sicurezza. La previsione è che con Trump si continuerà ancor di più su questo percorso.
E poi c’è questione dei dazi. La guerra commerciale già iniziata nei fatti dall’amministrazione di Trump con Pechino, ma anche con altri paesi, potrebbe avere risvolti negativi sia per l’economia saudita sia per i rapporti tra Washington e Riad. Per evitare duri contraccolpi, il principe ereditario saudita Mohammad Bin Salman vuole sfruttare i suoi buoni rapporti con Trump e ha giocato d’anticipo, dichiarando di voler investire 600 miliardi di dollari in scambi commerciali e investimenti negli Stati Uniti.