La Bce taglia ancora: tassi al 2,5%. Ma l’export in calo frena la crescita
Nuova mini-sforbiciata da 25 punti base. Giù anche le stime del Pil. Lagarde: ora, se serve, faremo una pausa

La Bce allenta la stretta monetaria. L’inflazione ora è sotto controllo, ma la crescita frena e il taglio di ieri (25 punti base), che porta i tassi d’interesse al 2,50%, potrebbe essere l’ultimo per un lungo periodo. Anche perché, con la sesta riduzione del costo del denaro in otto mesi, si avvicina il livello ‘neutrale’ (fissato al 2%) e con questo si intensificano le divisioni nel board di Francoforte, con i ‘falchi’ che invitano alla prudenza. Possibile, dunque, una pausa sui tagli dei tassi al prossimo direttorio, che si terrà il 17 aprile. Interpellata su questa ipotesi, la presidente Christine Lagarde ha evitato di sbilanciarsi.
Tanto più in questa fase di elevata incertezza, la Bce non intende vincolarsi a un percorso predeterminato sui tassi. "Se i dati ci diranno che per raggiungere la destinazione la linea monetaria appropriata sarà tagliare lo faremo, se ci diranno che non è il caso allora non lo faremo e faremo una pausa. Decideremo volta per volta" ha detto Lagarde, aggiungendo che "qualunque cosa dicessi di più non sarebbe responsabile, mentre la situazione cambia da un giorno all’altro". I prossimi mesi si preannunciano quindi cruciali per l’Eurozona, con una politica monetaria che dovrà adattarsi costantemente alle condizioni mutevoli del mercato globale.
Nonostante il progresso nel ridurre l’inflazione, che a febbraio è scesa al 2,4% nell’area euro, la Bce ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2025, portandole allo 0,9% rispetto all’1,1% precedente. Riviste al rialzo, invece, le stime sull’inflazione: +2,3% nel 2025 e +1,9% nel 2026.
Le incertezze economiche, tra cui il timore di un rallentamento delle esportazioni e degli investimenti, continuano a pesare sul futuro. A preoccupare ulteriormente è l’innalzamento della spesa pubblica, in particolare in Germania, dove sono stati annunciati piani di investimento per 500 miliardi di euro destinati a difesa e infrastrutture. Sebbene questi investimenti siano considerati necessari, potrebbero contribuire ad alimentare l’inflazione e ostacolare l’adozione di politiche monetarie più accomodanti. Inoltre, l’aumento del debito pubblico potrebbe portare a un rialzo dei rendimenti obbligazionari, che rappresenterebbe una "restrizione indiretta" per l’economia, rallentando gli investimenti privati.
Lagarde ha anche sollevato preoccupazioni circa le ricadute delle politiche commerciali internazionali, con particolare riferimento alla minaccia di nuove tariffe imposte dagli Usa, che potrebbero influenzare negativamente la crescita nell’Eurozona. Infine, la presidente della Bce ha ribadito la necessità di rispettare il diritto internazionale riguardo alla gestione degli asset russi congelati.