La bagarre sui doni ricevuti dai premier
Il foulard di Edi Rama, la ciotola di Joe Biden. E poi un paio di scarpe in pitone blu, con tacco dorato. Ma anche la ‘action figure’ del Presidente argentino Javier Milei, con tanto di iconica motosega. E ancora, un iPad donato dal leader dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky. Tra i regali ricevuti dalla presidente del Consiglio, […] L'articolo La bagarre sui doni ricevuti dai premier proviene da Scenari Economici.

Il foulard di Edi Rama, la ciotola di Joe Biden. E poi un paio di scarpe in pitone blu, con tacco dorato. Ma anche la ‘action figure’ del Presidente argentino Javier Milei, con tanto di iconica motosega. E ancora, un iPad donato dal leader dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky. Tra i regali ricevuti dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, durante visite ufficiali in Italia e all’estero, c’è spazio – sempre stando alle liste ufficiali che rimbalzano sui media – anche per cappelli da alpino e da bersagliere, donati alla premier quando ha partecipato ai rispettivi raduni dei militari, a Udine e Ascoli. Poi tappeti, vasi, gioielli, un pacco di riso Made in Pakistan. È quanto emergerebbe dalla lista dei doni depositata alla Camera dopo l’interrogazione del deputato di Italia Viva Francesco Bonifazi.
L’elenco, i cui contenuti sono stati appunto anticipati da indiscrezioni di stampa ( Palazzo Chigi nega di avere comunicato la lista ed è all’oscuro di come sia arrivata alla stampa), dà conto dei diversi omaggi consegnati a Meloni in questi due anni e mezzo di governo. Sono 273 e sono raccolti al terzo piano di Palazzo Chigi, in attesa di sapere la loro destinazione, dal momento che per legge i doni superiori a 300 euro di valore non possono essere mantenuti dai premier. La lista è stata depositata in Parlamento, mentre le liste dei precedenti governi sono ancora a Palazzo Chigi e saranno rese note solo grazie all’interrogazione presentata da Fratelli d’Italia, fanno sapere sempre da Palazzo Chigi. L’interrogazione è a firma di Galeazzo Bignami che ha chiesto che sia fatta luce anche sugli elenchi di doni dei precedenti governi “Complimenti a Giorgia Meloni per aver pubblicato l’elenco dettagliato dei regali istituzionali ricevuti in qualità di presidente del Consiglio.
Non ricordiamo una tale trasparenza in passato”, ha detto il capogruppo di FdI alla Camera Galeazzo Bignami annunciando un’interrogazione parlamentare “per chiedere che siano pubblicati anche i doni ricevuti dai premier degli anni passati, in particolare da Renzi, Gentiloni e Conte”. Immediata la replica della presidente dei senatori di Iv Raffaella Paita: “La richiesta di Bignami di controllare anche la lista dei regali del passato ci pare corretta. Siamo totalmente a disposizione. Chiederemo inoltre che siano pubblicate tutte le fatture e i bonifici dell’abitazione privata della premier, oggetto dell’altra interrogazione parlamentare casualmente dimenticata da Bignami, impegnandoci a fornire tutte le fatture e i bonifici dell’abitazione privata di Renzi”. Fa specie che sia proprio una esponente del partito di Renzi a reagire in maniera così scomposta, perchè proprio su Matteo Renzi quando era premier erano stati avanzati dubbi proprio su questo. Il Fatto quotidiano nel 2017 aveva fatto un lungo pezzo proprio sulla poca trasparenza del governo Renzi in materia di regali ricevuti. Chi non ricorda la vera e propria bagarre scatenata a Palazzo Chigi, nel novembre del 2015, quando, in occasione di una missione a Riad, furono regalati 16 preziosi Rolex alla delegazione al seguito del premier Renzi in visita di Stato.
Ai tempi fu addirittura sfiorata la rissa, si racconta, e Palazzo Chigi dovette sequestrare gli orologi, dei quali ancora non si conosce la destinazione finale. Ma quello che appare davvero stravagante, fanno notare a Palazzo Chigi, è che uno dei premier più girovaghi della storia, ( Renzi da premier ha collezionato circa 1400 ore di volo in missione ) abbia dichiarato solo 16 doni ricevuti in tre anni ( il 5% di quelli ricevuti da Giorgia Meloni in due anni e mezzo). Sempre il Fatto aveva scritto che Renzi avrebbe restituito solo una preziosa statuetta, del valore di 15.000 euro circa, ricevuta dai sauditi. Allora Palazzo Chigi aveva chiarito che i doni sarebbero stati restituiti ad un ufficio di competenza, senza chiarire meglio di quale ufficio si trattasse. Non c’è la costosissima bicicletta donata dal giapponese Shinzo Abe, non c’è il Rolex donato dai sauditi insieme alla famosa statuetta, non ci sono gli altri orologi della “rissa a Ryad” né la torcia olimpica. Nel documento appaiono invece i regali restituiti nel tempo da Gianni Letta, Maria Carmela Lanzetta, Graziano Delrio e Enrico Costa. Allora la cosa aveva scatenato le opposizioni, movimento cinque stelle in testa che avevano fatto una richiesta agli atti.
Una prima richiesta di accesso agli atti presentata dalla allora senatrice dei 5 stelle Laura Bottici a gennaio del 2016 era stata respinta dalla presidenza del Consiglio perché l’Ufficio controllo interno, trasparenza e integrità non aveva «ravvisato alcun obbligo di pubblicazione delle informazioni relative ai doni di cortesia ricevuti», secondo la spiegazione ufficiale fu il segretario di Palazzo Chigi di allora, Paolo Aquilanti. Non si può certo dire che quindi Renzi da premier avesse adottato quella trasparenza che ora chiede alla premier Meloni. Addirittura dopo che La Bottici aveva fatto ricorso al Tar, che il 28 luglio del 2016 le aveva dato ragione ingiungendo alla presidenza del Consiglio di esibire i documenti richiesti, c’era stata una nuova opposizione da parte di Palazzo Chigi, stavolta davanti al Consiglio di Stato, che abeba annullato la sentenza del Tar. E appare allora, alla luce di tutto cià, un po paradossale che a scatenare la polemica sia stata proprio una interrogazione presentata da un esponente del partito di Renzi, Francesco Bonifazi, presentata a fine Novembre 2024, proprio in concomitanza con l’emendamento che sarebbe stato ispirato da Alfredo Mantovano, il potentissimo sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che aveva fatto inserire tra gli emendamenti alla legge di Bilancio uno anti-Renzi: vieterebbe per i parlamentari italiani di ricevere compensi all’estero. Da allora il senatore di Rignano l’ha giurata al governo e alla Meloni. Ma certo è che usando queste armi spuntate, si rischia di seriamente di fare figuracce controproducenti.
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