James May sale a bordo del robotaxi di Google. «Se funziona ho sprecato 35 anni della mia vita con Top Gear e Grand Tour»

Captain Slow ha deciso di fidarsi della guida autonoma di Waymo. Per lui è stata una «questione di fede»

Apr 17, 2025 - 14:08
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James May sale a bordo del robotaxi di Google. «Se funziona ho sprecato 35 anni della mia vita con Top Gear e Grand Tour»

«Come Uber solo che non c’è l’autista». James May ha testato il robotaxi di Waymo, parte della Big Tech di Google, in California dove lo showman ha registrato diversi contenuti nei mesi scorsi. A ridosso di The Not Very Grand Tour – il primo episodio sarà disponibile domani, 18 aprile, su Amazon Prime Video – Captain Slow ha pubblicato sul proprio canale YouTube l’intera esperienza a bordo dell’auto a guida autonoma. «Se funziona – ha detto – allora ho sprecato 35 anni della mia vita scrivendo e facendo programmi tv sulle auto, sul perché sono belle e sul perché dovreste guidarne una».

Cosa pensa James May dei taxi guida autonoma

Negli Stati Uniti anni fa Cruise – parte del marchio General Motors – era leader del settore dei robotaxi. Incidenti di percorso hanno però cambiato le cose e oggi Waymo è una delle realtà in maggiore espansione. Insieme a Lucy, la sua social media manager, James May ha prenotato una corsa a Los Angeles.

Dopo essersi messo comodo sui sedili posteriori James May è sembrato elettrizzato dall’esperienza, ma ha poi finto di commuoversi. «Non c’è l’autista…». I due non hanno nascosto l’agitazione nelle prime curve, fino a quando lo showman non ha detto: «Possiamo accettare il futuro per i prossimi 29 minuti?». Per poi aggiungere. «Mi riprenderò nel caso sia l’ultima volta».

E poi è spuntato il recensore d’auto che conosciamo. James May ha ricordato che la tecnologia della guida autonoma è ormai routine quotidiana sulle strade delle California, dove i passeggeri prenotano corse proprio come sull’app di Uber. Si tratta, come ha spiegato, di una «questione di fede». Le persone scelgono di affidarsi alla prudenza e alla guida delle self driving car perché finora – al netto di qualche incidente nel mondo – si sono dimostrate molto più sicure delle persone al volante.