Italia stabile ma redditività e dazi pesano sulle imprese

Il report Bankitalia. Rischi finanziari moderati dopo l’annuncio Usa. Banche italiane più esposte rispetto alle media Ue I rischi di stabilità finanziaria per l’Italia dopo lo shock creato a livello internazionale per l’annuncio dei dazi da parte dell’amministrazione americana sono «moderati». Lo afferma la Banca d’Italia nel rapporto di stabilità finanziaria, pubblicato ieri, a seguito […] L'articolo Italia stabile ma redditività e dazi pesano sulle imprese proviene da Iusletter.

Apr 30, 2025 - 11:31
 0
Italia stabile ma redditività e dazi pesano sulle imprese

Il report Bankitalia. Rischi finanziari moderati dopo l’annuncio Usa. Banche italiane più esposte rispetto alle media Ue

I rischi di stabilità finanziaria per l’Italia dopo lo shock creato a livello internazionale per l’annuncio dei dazi da parte dell’amministrazione americana sono «moderati». Lo afferma la Banca d’Italia nel rapporto di stabilità finanziaria, pubblicato ieri, a seguito di una valutazione che ha tenuto conto della «solidità del sistema bancario che rappresenta un elemento di robustezza», del fatto che «le condizioni dei titoli pubblici italiani si confermano complessivamente favorevoli», nonostante una diminuzione degli scambi sui BTp a inizio aprile, subito dopo l’annuncio Usa. Ma anche in virtù della posizione di creditore netto che l’Italia ha nei confronti dei paesi esteri, delle condizioni favorevoli del mercato del lavoro e della bassa inflazione. Nonostante ciò un elemento di criticità è rappresentato dalla situazione delle imprese, che oltre al perdurante calo della produzione industriale ormai da parecchi mesi, nel 2024 ha visto una flessione della redditività con una contrazione del margine operativo lordo del 5,1%, a fronte di una crescita dell’8,3% del 2023. Una flessione che è dovuta al «rallentamento del valore aggiunto». Le aziende incluse in un sondaggio condotto dalla Bce sulla situazione finanziaria e sull’accesso al credito hanno segnalato «un deterioramento dei ricavi – ad eccezione di quelle più grandi – e dei profitti nei sei mesi terminanti a marzo del 2025».

A tutto questo si aggiunge l’effetto dei dazi, che rischia di accrescere la vulnerabilità del settore. Il rapporto della Banca d’Italia analizza l’impatto che le gabelle prospettate dagli Stati Uniti possono avere sulle imprese italiane e, a cascata, sulle banche italiane. Una simulazione a livello europeo è stata condotta ipotizzando un incremento dei dazi verso le Ue del 25% rispetto a quelli preesistenti: il quadro che ne emerge vede il sistema bancario italiano più esposto (alla stregua di quello tedesco, irlandese e sloveno) di altri Paesi verso imprese esportatrici. L’analisi europea evidenzia che, in media, oltre il 70% del credito è erogato verso settori per i quali l’impatto dei dazi in termini di contrazione dei ricavi è stimato essere inferiore all’1% (gli istituti italiani sono sotto il 60%). Le banche italiane sono, però, quelle più esposte rispetto alla media europea verso settori con potenziali flessioni dei ricavi tra l’1 e il 3%: questi prestiti nel caso italiano sono pari al 30% contro una media europea poco superiore al 20 per cento. L’esposizione verso imprese con potenziali contrazioni oltre il 3% per le banche nazionali è attorno al 10 %, rispetto 3-4% della media Ue. «L’esposizione delle banche italiane è relativamente più alta rispetto alle media Ue», spiega il rapporto anche per la «concentrazione del portafoglio dei prestiti bancari verso alcuni settori come prodotti alimentari, metallurgia e macchinari». Le banche di altri paesi Ue in cui ci sono imprese esportatrici, come la Germania, sono meno vulnerabili perché hanno una maggior peso nel proprio portafoglio del settore immobiliare. Altra evidenza che emerge: «I gruppi bancari con maggiore dimensione forniscono una quota più ampia di finanziamenti ai settori più colpiti dai dazi», si legge. E forse anche per questo motivo si ritiene che, comunque, gli eventuali rischi siano gestibili.

L’istituto di Via Nazionale si sofferma anche sulle imprese sottoposte a rating perché emettono obbligazioni. Nel caso dell’applicazione dei dazi viene calcolato che la percentuale delle imprese vulnerabili salirebbe «in misura limitata» dal 27 al 29,3 per cento. I settori più vulnerabili sarebbero le costruzioni, seguite dalla manifattura. Nel 2024, in ogni caso, la leva finanziaria delle imprese (rapporto tra debiti finanziari e la somma degli stessi con il patrimonio netto) si è ridotta dello 0,7%, al 32,6 per cento, raggiungendo «il livello più basso degli ultimi 20 anni e inferiore alle media Ue». A causa di una possibile ulteriore riduzione della redditività delle imprese, nel periodo 2025-2026 Via Nazionale vede il tasso di deterioramento dei prestiti salire al 2,4% nel 2025 e 2,5% nel 2026.

Per quanto riguarda le famiglie, la Banca d’Italia ritiene che in prospettiva la congiuntura e la crescita debole potrebbero condizionare l’andamento della situazione finanziaria. Ciò che è accaduto nel 2024, però, è che sono aumentati gli investimenti nel risparmio gestito, sono tornati a crescere i depositi mentre hanno rallentato gli acquisti sui titoli di Stato. «La ricchezza delle famiglie si è nel complesso rafforzata» nella seconda parte dell’anno, si legge nel rapporto, «sia per l’andamento dei mercati finanziari sia per un incremento dei risparmi».

L'articolo Italia stabile ma redditività e dazi pesano sulle imprese proviene da Iusletter.