Istat, nel 2024 il 23,1% della popolazione è a rischio povertà
Nel 2024 il 23,1% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale. Un dato in aumento rispetto al 22,8% registrato nel 2023. «Una vergogna! Dati da Terzo Mondo! Avere quasi un quarto della popolazione a rischio povertà o esclusione sociale non è degno di un Paese civile – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. – Il fatto, poi, che il dato sia addirittura in peggioramento rispetto al 2023, dal 22,8% al 23,1%, attesta come le politiche del Governo Meloni hanno fallito sul fronte del contrasto alla povertà, come era già stato attestato una decina di giorni fa, sempre dall’Istat, con l’aumento dell’indice di Gini. Urge una riforma complessiva del fisco che, in applicazione del criterio della progressività previsto dall’art. 53 della Costituzione, riduca ad esempio gli oneri di sistema e l’Iva sulle bollette di luce e gas, o l’aliquota Iva sui beni necessari come detersivi e saponi, oggi al 22% come il famoso salmone del ministro Lollobrigida, invece di immaginare il taglio delle aliquote Irpef per chi guadagna oltre 50 mila euro e che certo non rientra in questo 23,1% della popolazione che fa fatica ad arrivare alla fine del mese». L'articolo Istat, nel 2024 il 23,1% della popolazione è a rischio povertà proviene da Business24tv.it. Istat, nel 2024 il 23,1% della popolazione è a rischio povertà

Nel 2024 il 23,1% della popolazione è a rischio di povertà o esclusione sociale. Un dato in aumento rispetto al 22,8% registrato nel 2023.
«Una vergogna! Dati da Terzo Mondo! Avere quasi un quarto della popolazione a rischio povertà o esclusione sociale non è degno di un Paese civile – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. – Il fatto, poi, che il dato sia addirittura in peggioramento rispetto al 2023, dal 22,8% al 23,1%, attesta come le politiche del Governo Meloni hanno fallito sul fronte del contrasto alla povertà, come era già stato attestato una decina di giorni fa, sempre dall’Istat, con l’aumento dell’indice di Gini. Urge una riforma complessiva del fisco che, in applicazione del criterio della progressività previsto dall’art. 53 della Costituzione, riduca ad esempio gli oneri di sistema e l’Iva sulle bollette di luce e gas, o l’aliquota Iva sui beni necessari come detersivi e saponi, oggi al 22% come il famoso salmone del ministro Lollobrigida, invece di immaginare il taglio delle aliquote Irpef per chi guadagna oltre 50 mila euro e che certo non rientra in questo 23,1% della popolazione che fa fatica ad arrivare alla fine del mese».
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