Investimenti militari e nucleari diventano “sostenibili” per il riarmo dell’Europa: ti racconto la rivoluzione ESG di Allianz
In un cambio di rotta significativo per il mondo degli investimenti ESG, la società Allianz Global Investors (AGI) ha deciso di rimuovere due importanti esclusioni che impedivano ai suoi fondi sostenibili di investire nel settore della difesa. La società tedesca, con oltre 570 miliardi di euro di asset in gestione, diventa così uno dei primi...

In un cambio di rotta significativo per il mondo degli investimenti ESG, la società Allianz Global Investors (AGI) ha deciso di rimuovere due importanti esclusioni che impedivano ai suoi fondi sostenibili di investire nel settore della difesa.
La società tedesca, con oltre 570 miliardi di euro di asset in gestione, diventa così uno dei primi grandi gestori patrimoniali europei a modificare le proprie politiche per contribuire al finanziamento del riarmo del continente.
La decisione, comunicata ai clienti la scorsa settimana, permette ora ai fondi sostenibili di AGI di acquisire partecipazioni in aziende che generano più del 10% dei loro ricavi da equipaggiamenti e servizi militari. La seconda esclusione eliminata riguarda invece le attività legate alle armi nucleari, che diventano investibili purché operino nel rispetto del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP).
“A seguito di una revisione e in un contesto di mutevoli atteggiamenti nei confronti della difesa in Europa, abbiamo modificato alcune delle esclusioni relative alla difesa nella maggior parte dei nostri fondi sostenibili”, ha dichiarato Matt Christensen, responsabile globale degli investimenti sostenibili e di impatto di AGI, nel post “Il caso della difesa”, pubblicato sul blog aziendale.
Un cambiamento nelle priorità europee?
La mossa di Allianz Global Investors riflette una tendenza più ampia nel mondo finanziario europeo, dove gli investitori stanno riconsiderando le loro politiche di investimento nel settore della difesa sotto pressione sia dei clienti che di alcuni politici. Particolarmente significativo è il fatto che questa revisione coinvolga fondi classificati come “Articolo 8” ai sensi del Regolamento sull’informativa finanziaria sostenibile dell’UE (SFDR), ovvero la categoria più ampia per i fondi sostenibili secondo le normative europee.
“La persistenza del conflitto in Ucraina e l’emergere di altri sviluppi geopolitici hanno spinto a riconsiderare più ampiamente la resilienza dei sistemi di difesa europei”, ha spiegato Christensen, sottolineando come la situazione sia stata “aggravata dall’impatto di un fallimento prolungato di diversi membri europei della NATO nell’investire il 2% del PIL nella difesa”.
Il timing di questa decisione non sembra casuale. Il valore delle azioni del settore della difesa è aumentato vertiginosamente nell’ultimo anno, con la Germania che ha annunciato un massiccio incremento della spesa militare e altri Paesi europei che si preparano a seguire l’esempio, anche sotto la pressione degli Stati Uniti.
Il difficile equilibrio tra sostenibilità e sicurezza
La questione solleva interrogativi fondamentali sul concetto stesso di investimento sostenibile. Se fino a poco tempo fa il settore della difesa era considerato incompatibile con i criteri ESG, oggi la percezione sembra cambiare rapidamente.
“La narrazione della necessità critica di una difesa e sicurezza robuste si sta diffondendo, così come il riconoscimento che la regolamentazione della finanza sostenibile potrebbe essere un ostacolo a questo obiettivo”, ha affermato Christensen. “Oggi, la difesa è sempre più vista come una necessità per lo sviluppo socioeconomico“.
Questa evoluzione nel pensiero non è priva di controversie. Da un lato, c’è chi sostiene che la sicurezza nazionale sia un prerequisito per qualsiasi sviluppo sostenibile; dall’altro, rimangono legittime preoccupazioni sugli impatti ambientali e sociali dell’industria degli armamenti.
AGI ha precisato che alcune esclusioni continueranno ad applicarsi, tra cui quelle relative alle aziende che hanno gravemente violato le norme internazionali e ai produttori di armi chimiche e biologiche. “Continueremo a non investire in aziende coinvolte in armi controverse come armi biologiche e chimiche, munizioni a grappolo, mine antiuomo”, ha chiarito Christensen, aggiungendo che “anche armi non formalmente vietate dai trattati internazionali ma con impatti duraturi sull’ambiente e sui civili, come l’uranio impoverito e il fosforo bianco, rimarranno escluse”.
Il ruolo della finanza privata nel riarmo europeo
Christensen ha evidenziato come, con i bilanci fiscali tesi in Europa, la finanza privata sarà chiamata a svolgere un ruolo cruciale nel soddisfare i requisiti di finanziamento per la difesa. “C’è consenso sul fatto che ci sarà un significativo aumento degli impegni di spesa per la difesa da parte dei membri europei della NATO al loro summit di giugno”, ha dichiarato.
In questo contesto, i fondi sostenibili potrebbero diventare attori chiave nel guidare il settore verso pratiche più trasparenti e responsabili: “Questa è un’importante opportunità per la finanza privata, compresi i fondi sostenibili nell’ambito di SFDR, di indirizzare il settore su quali attività ci si può aspettare che siano finanziate, di spingere per una divulgazione migliorata e una trasparenza della catena di fornitura molto necessarie”.
Secondo l’analisi di AGI, il cambiamento strutturale nelle priorità europee ha trasformato il settore della difesa in un’area di investimento incentrata su crescita, tecnologia e innovazione. “C’è un’opportunità per la difesa di essere un modello per definire, governare e finanziare l’innovazione in Europa, garantendo al contempo la sua sicurezza e lo sviluppo socioeconomico per i prossimi decenni”, ha concluso Christensen.
Le possibili conseguenze di questa svolta
La decisione di Allianz Global Investors potrebbe segnare l’inizio di un effetto domino nel settore finanziario europeo. Se altri grandi gestori patrimoniali seguiranno l’esempio, assisteremo probabilmente a un significativo afflusso di capitali verso l’industria della difesa.
Da un lato, maggiori investimenti potrebbero accelerare lo sviluppo di tecnologie difensive più efficaci e potenzialmente anche più sostenibili dal punto di vista ambientale. Dall’altro, rimane il rischio che l’allentamento dei criteri ESG in questo settore possa portare a un indebolimento generale degli standard di sostenibilità nel mondo finanziario.
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