Investimenti: la guerra dei dazi mette in difficoltà le banche centrali
Le tensioni della guerra commerciale stanno generando reazioni differenti tra le principali banche centrali mondiali, influenzando in modo eterogeneo le rispettive politiche monetarie. A evidenziarlo è Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, che sottolinea come “la guerra commerciale ha complicato la politica monetaria in misura diversa tra le banche centrali”, delineando uno scenario variegato... Leggi tutto

Le tensioni della guerra commerciale stanno generando reazioni differenti tra le principali banche centrali mondiali, influenzando in modo eterogeneo le rispettive politiche monetarie. A evidenziarlo è Martin Wolburg, senior economist di Generali Investments, che sottolinea come “la guerra commerciale ha complicato la politica monetaria in misura diversa tra le banche centrali”, delineando uno scenario variegato tra Usa, Europa e Regno Unito.
La Fed resta cauta
Negli Stati Uniti, la Federal Reserve si muove con prudenza. “La Fed affronta rischi al ribasso per l’attività economica e effetti al rialzo sull’inflazione”, osserva Wolburg. L’economia americana si è dimostrata finora resiliente, ma l’incertezza legata alla possibile stagflazione spinge la banca centrale a mantenere un approccio attendista. La Fed ha infatti lasciato invariati i tassi nella sua ultima riunione. Secondo Wolburg, “prevediamo tre tagli di 25 punti base solo nella seconda metà del 2025”, il che manterrebbe il tasso chiave al di sopra del limite superiore della gamma neutrale, fissata tra il 3,25% e il 3,5%.
La Bce punta al sostegno
Molto diverso è l’approccio della Banca Centrale Europea, che si trova a fare i conti con un quadro economico più fragile. “Per l’area euro gli effetti negativi sulla crescita e sull’inflazione sono destinati a dominare”, afferma Wolburg. L’economista prevede che la Bce riduca il suo tasso chiave fino all’1,75%, corrispondente al limite inferiore della politica monetaria neutrale, con “rischi inclinati verso tassi ancora più bassi”.
Bns verso tassi a zero o negativi
Il rallentamento si avverte anche in Svizzera. Dopo l’inflazione nulla registrata ad aprile, il rafforzamento del franco svizzero e un’attività economica in progressivo indebolimento, la Banca Nazionale Svizzera potrebbe adottare misure ancora più espansive. “Vediamo anche un forte caso per la BNS di tagliare il suo tasso chiave a zero”, sostiene Wolburg, aggiungendo che “vediamo il rischio di un movimento anche in negativo”.
**BoE: impatto contenuto grazie al commercio con gli Usa
Infine, nel Regno Unito la situazione appare meno critica. La Banca d’Inghilterra ha recentemente tagliato il tasso di riferimento di 25 punti base, portandolo al 4,25%. Tuttavia, “data l’accordo commerciale con gli Stati Uniti e la natura dei servizi dell’economia del Regno Unito, ci dovrebbe essere solo un impatto limitato”, spiega Wolburg. L’istituto centrale dovrebbe attuare solo altri due tagli, lasciando il tasso al di sopra del livello neutrale entro fine anno.
In sintesi, mentre le conseguenze della guerra commerciale impongono aggiustamenti monetari globali, le risposte delle banche centrali si confermano profondamente differenziate, riflettendo le specificità economiche di ciascuna area.