Investimenti e la guerra dei dazi tra volatilità e recuperi dei mercati
Le recenti mosse dell’amministrazione Trump in tema di politica commerciale stanno lasciando il segno sui mercati finanziari internazionali. L’introduzione di un nuovo regime di dazi ha innescato un’ondata di volatilità che, secondo Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm, potrebbe diventare una caratteristica strutturale del contesto economico globale. “Siamo convinti che i dazi resteranno una... Leggi tutto

Le recenti mosse dell’amministrazione Trump in tema di politica commerciale stanno lasciando il segno sui mercati finanziari internazionali. L’introduzione di un nuovo regime di dazi ha innescato un’ondata di volatilità che, secondo Richard Flax, Chief Investment Officer di Moneyfarm, potrebbe diventare una caratteristica strutturale del contesto economico globale.
“Siamo convinti che i dazi resteranno una fonte di grande incertezza sul piano internazionale”, afferma Flax, sottolineando che anche in caso di accordi bilaterali, le tariffe elevate tra Stati Uniti e partner commerciali saranno destinate a persistere. I riflettori sono puntati soprattutto sulla relazione con la Cina: “I rapporti tra Usa e Cina appaiono particolarmente tesi”, anche se la ripresa dei negoziati potrebbe migliorare il sentiment degli investitori.
Nonostante una recente attenuazione della volatilità dell’S&P 500, Flax segnala che “rimane ancora elevata rispetto ai livelli storici”. Guardando ai dati storici, evidenzia come dopo cali superiori al 15% l’indice abbia spesso recuperato nei dodici mesi successivi, ma con importanti eccezioni: “Il 1929, il 1973, il 2001 e il 2008 dimostrano che una recessione può annullare il potenziale di rimbalzo”. Tuttavia, aggiunge che una recessione non implica necessariamente mercati deboli nel lungo termine, citando esempi di ripresa dopo le crisi del 1981-82, 1991 e 2020.
La redditività delle imprese, altro indicatore chiave, mostra dinamiche variabili nei diversi cicli economici. “Nel 2008 i margini sono crollati, ma nel 2020 hanno retto meglio, grazie anche al forte sostegno politico e monetario”. E proprio sul fronte della politica economica, Flax avverte che oggi “la Federal Reserve appare meno propensa a tagliare i tassi in modo deciso”, lasciando intendere che saranno necessari segnali più evidenti di rallentamento per un intervento deciso.
In questo clima di incertezza, Moneyfarm adotta un approccio cauto: “Manteniamo un posizionamento relativamente prudente”, spiega Flax, pronto però a rivedere l’esposizione azionaria in base all’evoluzione del contesto. “Nel breve termine, un accordo sui dazi potrebbe sostenere i mercati, ma nel lungo periodo ci aspettiamo una maggiore differenziazione tra aree geografiche”.
Sul piano strategico, Moneyfarm ha già avviato una riduzione dell’esposizione agli Stati Uniti per ragioni di valutazione, pur continuando a monitorare attentamente il ruolo delle big tech. “Il reddito fisso resta fondamentale nei portafogli multi-asset”, dice Flax, sottolineando il ritorno della correlazione negativa tra azioni e obbligazioni come un segnale incoraggiante per la diversificazione.
Tra le preoccupazioni principali c’è l’aumento del debito sovrano, soprattutto negli Stati Uniti. “Non prevediamo un’immediata impennata dei rendimenti richiesti dagli investitori, ma la questione va seguita da vicino”, avverte Flax. Cauto anche sull’high yield, nonostante l’allargamento degli spread: in caso di recessione, i tassi di default potrebbero salire. Al contrario, viene rivalutato positivamente il debito emergente a breve scadenza.
Infine, un occhio di riguardo al dollaro: “L’amministrazione americana mira a favorirne un indebolimento, ma non sarà facile”. Questo apre riflessioni importanti sulla gestione dell’esposizione valutaria, con il possibile uso crescente di strumenti come gli ETF con copertura.
Conclude Flax: “In un nuovo ordine mondiale caratterizzato da maggiore incertezza, potrebbe aver senso aumentare ulteriormente la diversificazione geografica nei portafogli”. Un messaggio chiaro che riflette un approccio pragmatico di fronte a scenari in continua evoluzione.