Investimenti: attenzione al cambio di regime per il dollaro Usa

L’annuncio del presidente Trump di dazi “reciproci” ha lasciato un segno profondo sui mercati finanziari. Il dollaro ha subìto un forte calo, perdendo circa il 4% su base ponderata per il commercio dall’annuncio di Trump del 2 aprile, mentre il franco svizzero, l’euro e lo yen giapponese si sono apprezzati in modo significativo rispetto al... Leggi tutto

Mag 8, 2025 - 11:18
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Investimenti: attenzione al cambio di regime per il dollaro Usa

L’annuncio del presidente Trump di dazi “reciproci” ha lasciato un segno profondo sui mercati finanziari. Il dollaro ha subìto un forte calo, perdendo circa il 4% su base ponderata per il commercio dall’annuncio di Trump del 2 aprile, mentre il franco svizzero, l’euro e lo yen giapponese si sono apprezzati in modo significativo rispetto al dollaro.

Cambio di regime per i mercati valutari

Sebbene negli ultimi quindici giorni i mercati di rischio abbiano quasi recuperato i livelli pre-aprile, l’impatto degli annunci del 2 aprile rimane ampiamente visibile sui mercati valutari.

“Non è esagerato parlare di un cambiamento di regime – avverte Claudio Wewel, Forex strategist di J. Safra Sarasin – prima del 2 aprile, i tassi di cambio si comportavano per lo più secondo i canoni tradizionali. Ad esempio, sia il dollaro canadese che il peso messicano hanno subito un forte calo rispetto al dollaro dopo l’annuncio dei dazi statunitensi sulle esportazioni canadesi e messicane. Questi andamenti sono rimasti sostanzialmente invariati per tutto febbraio e marzo, quando la minaccia dei dazi statunitensi ha pesato sull’euro e sulle altre valute europee, mentre il dollaro è stato scambiato intorno ai massimi degli ultimi due anni”.

Con gli investitori che perdono fiducia negli asset Usa, i movimenti valutari non riflettono più i consueti meccanismi tra valute e dazi

“Dopo il 2 aprile -prosegue Wewel – queste dinamiche sono cambiate praticamente dall’oggi al domani, quando gli investitori hanno iniziato a perdere fiducia nel mix di politiche del presidente Trump. Con gli investitori che hanno intrapreso un’operazione di vendita su vasta scala dei titoli statunitensi, il dollaro ha subìto un duro colpo, reagendo in modo opposto a quanto avrebbero suggerito i manuali. Sebbene sia difficile quantificare l’entità della fuga dal dollaro, alcuni andamenti insoliti suggeriscono che gli Stati Uniti potrebbero aver registrato consistenti deflussi di capitali. È poi degno di nota il fatto che il dollaro sia sceso in concomitanza con l’aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro Usa a lungo termine. In linea di principio, questa anomalia indica un marcato aumento dei premi per il rischio negli Stati Uniti e suggerisce che gli investitori esteri abbiano abbandonato i titoli di Stato Usa“.

L’oro adempie al suo ruolo di bene rifugio e riserva di valore per eccellenza

Data la sua natura di bene rifugio (e riserva) per eccellenza, il recente aumento dell’oro riflette particolarmente bene la perdita di fiducia negli asset statunitensi. Nel corso del weekend pasquale, l’oro ha raggiunto un nuovo massimo storico (anche se di breve durata) di 3.500 dollari, mentre crescevano i timori sull’indipendenza della Fed. Tuttavia, gli attacchi di Trump al presidente della Fed Powell rappresentano solo l’ultimo elemento di una serie di eventi che hanno eroso la fiducia degli investitori globali negli Stati Uniti e nella loro valuta. Crescono poi i timori di una repressione finanziaria che potrebbe rendere meno attraente per gli stranieri detenere riserve in dollari.

“In questo contesto – sostiene l’esperto di J. Safra Sarasin – l’oro potrebbe essere diventato l’asset di riserva più interessante, mentre anche l’attrattiva delle riserve in euro e yen è aumentata significativamente, poiché i mercati temono l’erosione dello Stato di diritto negli Stati Uniti. Ciò significa che, in assenza di un’inversione di rotta significativa della politica statunitense, il dollaro potrebbe subire un ulteriore deprezzamento nei prossimi mesi”.

Si stanno intensificando gli sforzi istituzionali volti a riallocare le riserve delle banche centrali a scapito del dollaro

“Nel complesso, la crescente imprevedibilità delle politiche statunitensi dovrebbe accelerare gli sforzi istituzionali volti a riallocare le riserve delle banche centrali a scapito del dollaro USA. Ciò riguarda in particolare i mercati emergenti, i cui rapporti tra riserve auree e riserve monetarie totali sono ancora molto bassi rispetto a quelli delle economie sviluppate. Infine, anche gli afflussi verso gli ETF sull’oro hanno registrato un’impennata negli ultimi tempi”, conclude Wewel.