“Intimidazioni all’artista cinese Badiucao. La galleria italiana Art Innovation ritiri le minacce legali”: l’appello di 40 organizzazioni internazionali
Oltre 40 organizzazioni – da Index on censorship a Reporters without borders, Federazione europea dei giornalisti, Cartooning for peace, Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa, Pen International – denunciano intimidazioni ricevute dall’artista e attivista per i diritti umani Badiucao dopo che la sua opera digitale è stata rimossa dagli schermi pubblicitari di Hong Kong. Il vignettista cino-australiano […] L'articolo “Intimidazioni all’artista cinese Badiucao. La galleria italiana Art Innovation ritiri le minacce legali”: l’appello di 40 organizzazioni internazionali proviene da Il Fatto Quotidiano.

Oltre 40 organizzazioni – da Index on censorship a Reporters without borders, Federazione europea dei giornalisti, Cartooning for peace, Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa, Pen International – denunciano intimidazioni ricevute dall’artista e attivista per i diritti umani Badiucao dopo che la sua opera digitale è stata rimossa dagli schermi pubblicitari di Hong Kong. Il vignettista cino-australiano ha infatti partecipato, insieme ad altri colleghi, a un video di tre minuti realizzato dalla galleria d’arte digitale milanese Art Innovation che è stato proiettato durante la fiera Art Basel. A creare polemiche è stata una clip di quattro secondi dal titolo “Here and now”, durante la quale l’artista mostrava il labiale delle parole “you must take part in revolution”. Ovvero “dovete prendere parte alla rivoluzione”, citazione di Mao Zedong e titolo di una sua recente graphic novel.
“Tra il 28 marzo e il 2 aprile il video è stato trasmesso ogni ora”, si legge nella presa di posizione delle quaranta organizzazioni che si battono per libertà di stampa ed espressione nel mondo. Secondo la ricostruzione, il primo aprile Badiucao aveva contattato diversi media per annunciare una sua dichiarazione. “Poco dopo”, accusano, l’artista “ha ricevuto una mail dalla galleria che lo metteva in guardia dal procedere avvertendolo che un’azione legale sarebbe seguita in caso di pubblicazione di contenuti ‘contro il governo cinese'”. Badiucao è comunque andato avanti: “Questa azione artistica”, ha pubblicato su X, “sottolinea l’assurdità dell’attuale contesto legale e della situazione delle libertà civili ad Hong Kong. E intende ricordare a tutti che l’arte è morta quando non offre alcun significato”. La mattina seguente, l’opera è stata rimossa.
Artist Statement for “HERE AND NOW”
“HERE AND NOW” is my attempt to circumvent Hong Kong’s expansive and autocratic National Security Law and show how it impacts the art world. Art Basel is a prestige global event — and its value is partly reliant on the ability of artists at…
— 巴丢草 Bad ї ucao (@badiucao) April 2, 2025
Art Innovation a quel punto, sostengono le associazioni, ha scritto una seconda mail parlando di “conseguenze finanziarie” e ha chiesto a Badiucao “l’immediata rimozione di tutti i post relativi alla mostra dai suoi account social, affermando che il mancato adempimento a tale richiesta ‘sarebbe potuto risultare in ulteriori conseguenze legali‘”. Su X la galleria ha fatto anche accuse pubbliche: “Questa persona ci ha ingannati”, hanno scritto il 3 aprile, “dandoci false informazioni sia sulla sua identità che sulla natura del lavoro nonostante sapesse che contenuti politici sono proibiti nella nostra mostra e ha anche firmato il contratto. Questo possiamo considerarlo un crimine“. Badiucao ha quindi replicato dicendo che per l’opera ha usato lo pseudonimo Andy Chou “perché la clip era prevista per l’esposizione a Hong Kong” dove gli era stata già chiusa una mostra in precedenza. E ha affermato “di non aver mai nascosto la sua identità ad Art Innovation“. Improbabile poi, che la galleria non conoscesse il contenuto politico della produzione dell’artista dissidente: “Il contatto iniziale è avvenuto nel 2022 attraverso i social”, scrivono le associazioni, “dove condivide regolarmente il suo lavoro”. E in una precedente collaborazione per l’edizione di Art Basel a Miami, Badiucao contribuì con un’immagine satirica del presidente cinese Xi Jinping.
Please note that this person deceived us by providing false information about both his identity and the nature of the work despite knowing that political content is prohibited in our exhibition and he even signed the contract. So we can consider it a crime.
— Art Innovation (@ArtInnovationG) April 3, 2025
Quindi, le organizzazioni “condannano le intimidazioni in atto nei confronti del’artista” e chiudono: “Siamo allibiti di fronte al comportamento di questa galleria, che afferma di ‘amare la libertà degli artisti’, eppure intimidisce e tenta di silenziare un artista che rappresenta e sostiene esattamente questi stessi principi”. E si rivolgono direttamente ai responsabili: “Badiucao merita il nostro plauso per i suoi sforzi volti a sfidare in maniera creativa la censura e l’autoritarismo in un regime repressivo. Art Innovation dovrebbe immediatamente ritirare le proprie minacce legali, scusarsi pubblicamente con Badiucao e astenersi da ulteriori azioni intimidatorie”.
Sul fronte opposto, Art Innovation – interpellata da ilfattoquotidiano.it – nega di “aver esercitato alcuna forma di censura”: “Non è stata la nostra organizzazione a decidere di interrompere l’esposizione”, scrivono in una nota. “Siamo stati noi a subire un danno a causa della rimozione dell’opera da parte dei proprietari degli schermi pubblici di Hong Kong”, dove secondo le norme locali “non si può proiettare contenuti politicamente provocatori”. Quello che contestano all’artista sarebbe il non aver dichiarato in anticipo le sue intenzioni: “La scelta di Badiucao di non fornire queste informazioni in modo trasparente ha compromesso la possibilità di tutelare adeguatamente il lavoro degli artisti coinvolti, compresi noi”. E insistono: “Il contenuto finale dell’opera condivisa con Art Innovation è diverso da quello che sta pubblicando, e senza un’adeguata segnalazione del messaggio politico veicolato”.
Infine, sostengono, “dopo l’inizio della mostra, ha bruscamente interrotto ogni contatto, rifiutandosi di collaborare”. E accusano: “Ha sfruttato la galleria per i propri scopi, esponendola a conseguenze legali e commerciali”. A proposito delle “minacce legali” ribadiscono: “Abbiamo semplicemente chiesto spiegazioni all’artista per capire meglio le sue intenzioni e per tutelare la nostra organizzazione dopo che le sue azioni hanno causato la cancellazione di un’intera mostra”. Per loro, si tratterebbe di “un passo necessario per accertare le responsabilità e i danni subiti, non di un tentativo di censurare il suo lavoro”. Quindi, concludono, “Art Innovation rimane impegnata nella promozione della libertà artistica, ma nel rispetto delle leggi e dei contesti culturali locali“.
Non è la prima volta che Badiucao ha a che fare con l’Italia. Nel 2022 a Brescia venne ospitata nel Museo di Santa Giulia una sua mostra personale dal titolo “La Cina (non) è vicina – opere di un artista dissidente”. L’ambasciata di Pechino a Roma scrisse per chiederne ufficialmente la cancellazione. Ma l’allora sindaco Emilio Del Bono respinse la richiesta “senza alcun dubbio”. E la Fondazione aggiunse che, seppur “senza voler offendere la popolazione cinese”, “supportiamo la libertà d’espressione”. Ora, in difesa di Badiucao, si chierano oltre 40 organizzazioni internazionali.
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