Il triste caso Lara Colturi: tra interessi economici e valori ormai smarriti
È finita come tutti ci saremmo aspettati, amici di OA Sport. Francamente, dobbiamo ammetterlo, abbiamo trattato la vicenda Lara Colturi in queste settimane con un malcelato fastidio, di fatto perché costretti per dovere di cronaca. Era parso infatti evidente sin da subito che la telenovela “torno o non torno?” era stata montata ad arte per […]

È finita come tutti ci saremmo aspettati, amici di OA Sport. Francamente, dobbiamo ammetterlo, abbiamo trattato la vicenda Lara Colturi in queste settimane con un malcelato fastidio, di fatto perché costretti per dovere di cronaca. Era parso infatti evidente sin da subito che la telenovela “torno o non torno?” era stata montata ad arte per raggiungere un accordo economico soddisfacente con la Federazione albanese, che puntualmente è arrivato.
Tutti contenti, dunque, almeno nel clan Colturi e a Tirana, ma in fin dei conti anche in Italia. Improvvisamente, dopo decenni di totale e assoluto anonimato, l’Albania è diventata in effetti “una nazione che sta mostrando un interesse crescente per gli sport invernali“, come ci è stato raccontato, ed ora punterà anche a vincere una medaglia olimpica nello sci alpino tra gigante e slalom.
Nella vita ognuno è libero di fare le proprie scelte e maturare le decisioni più opportune. Daniela Ceccarelli ed Alessandro Colturi, ovvero i genitori di Lara, da anni hanno pianificato un percorso che ha come unico obiettivo quello di portare la figlia in cima al mondo, con conseguenti vantaggi chiaramente non solo sportivi, ma anche (o forse soprattutto?) economici. Hanno investito sin da subito su un team privato e, bisogna essere onesti, i risultati gli stanno dando ragione. Buon per loro. Come ognuno è libero di agire come meglio crede, ed in questo senso la decisione di gareggiare per l’Albania va rispettata, al tempo stesso in Italia sono garantite la libertà di pensiero e di stampa dal nostro pilastro che è la Costituzione, articolo 21 per la precisione. E dunque non abbiamo problemi nel sostenere che riteniamo l’intera vicenda non solo triste, ma persino squallida.
Che esempio stanno dando Lara Colturi e la sua famiglia alle nuove generazioni? La nazionalità non conta più nulla? La nostra bandiera tricolore ha perso completamente ogni significato? Ormai l’interesse personale è diventato così preponderante rispetto a quello collettivo, a tal punto che non ci si sente più parte di un unico, grande Paese? Non c’è futuro senza la storia, senza un senso di appartenenza. Qualcuno potrà trovare queste parole pompose, magari obsolete, ma riteniamo invece che certi valori debbano ancora costituire le fondamenta della nostra società, senza cadere nell’oblio. E non regge più neppure il discorso secondo cui Lara Colturi sia in qualche modo ‘indirizzata’ nelle scelte dai suoi genitori, perché ormai stiamo parlando di una ragazza maggiorenne, capace di sviluppare idee e pareri.
Che messaggio è passato negli ultimi anni? Avendo le adeguate risorse a disposizione, è possibile aggirare l’intero iter previsto dalla FISI per raggiungere l’alto livello nello sci alpino. Qualcuno sostiene che questo sia il futuro, che gli atleti dovranno gareggiare per se stessi e avere team indipendenti, dimenticando però che lo sci alpino non è il tennis e senza le Federazioni il castello si sgretolerebbe in fretta. Oltre a ciò, è stato ventilato un possibile ritorno all’ovile sul tavolo delle trattative per raggiungere un accordo economico soddisfacente con la Federazione albanese. Ripetiamo: che messaggio è passato? Tanti ragazzini, magari allettati dai grandi risultati di Lara Colturi, penseranno di poter ripercorrere il medesimo percorso. E non è un caso che si vociferi che un’altra potenziale ‘stellina’ stia pensando al cambio di nazionalità.
Non sappiamo se Lara Colturi sarà ‘albanese’ a vita o se un giorno deciderà di tornare a gareggiare per l’Italia. Francamente non ci interessa e speriamo anzi di non dover più raccontare nuove soap opera come quella appena terminata. Ma, anche se ciò accadesse, dovrà fare i conti con il peso delle scelte passate. Perché neppure eventuali vittorie a grappoli scaccerebbero le ombre del ricordo.