Il riarmo europeo fa affilare le armi nel centrodestra e nel centrosinistra

Dibattito e polemiche nelle coalizioni sul progetto Ue di riarmo annunciato da von der Leyen. La nota di Sacchi.

Mar 5, 2025 - 09:52
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Il riarmo europeo fa affilare le armi nel centrodestra e nel centrosinistra

Dibattito e polemiche nelle coalizioni (soprattutto a sinistra) sul progetto Ue di riarmo annunciato da von der Leyen. La nota di Sacchi

Carlo Calenda si lancia in un de profundis dello schema bipolare per provare a rilanciarsi al centro. Ma il progetto di riarmo europeo lanciato da Ursula von der Leyen in realtà è il centrosinistra soprattutto, con il suo principale partito, il Pd, diviso al suo stesso interno, che manda in tilt rispetto a un centrodestra diviso tra la Lega contraria, Forza Italia favorevole e anche FdI, seppur con una posizione di prudente attesa.

Ma la differenza con il “campo largo” sta nel fatto che il centrodestra è stato alla prova dei fatti finora sempre unito nel voto sugli aiuti anche militari all’Ucraina. Mentre a sinistra ci sono stati i voti contrari dei Cinque Stelle e di Avs di Fratoianni e Bonelli. Ora le divisioni permanenti sono ancora di più accentuate da Giuseppe Conte che con una dichiarazione contro il riarmo proposto da Bruxelles, con una “furia bellicista” a scapito – accusa il presidente dei Cinque Stelle – della spesa sociale, annuncia che lui il 15 marzo non sarà nella piazza per l'”Europa”, proposta dal giornalista del giornale “La Repubblica”, Michele Serra. Invece ci sarà la segretaria del Pd, Elly Schlein, che però, pure lei, a sua volta, è contraria al piano del riarmo ma non alla difesa comune.

La sinistra è attraversata da divisioni, a differenza del centrodestra, anche dentro lo stesso Pd, dove l’area riformista, pur con accenti critici sul piano del riarmo, con il presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento Europeo, e altri esponenti come Lia Quartapelle e Filippo Sensi sono schierati in prima fila per un ruolo di protagonista dell’Italia a difesa di Kiev. In serata vertice a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni con i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, in preparazione del Consiglio Europeo straordinario di domani proprio su difesa e Ucraina.

Nell’ora e mezza coi suoi vice il premier ha esaminato i contenuti della lettera di von der Leyen anche per elaborare le proposte italiane in vista del 6 marzo. Che sarà comunque appuntamento “informale” e quindi solo “preparatorio”, viene sottolineato, mentre quello “decisivo ragionevolmente” sarà quello successivo, il Consiglio ordinario in agenda il 20 marzo. “Serve una valutazione attenta di come agire” e “quello del 6 marzo, ha spiegato in tv il ministro degli Affari Ue e del Pnrr Tommaso Foti, sarà “una occasione per approfondire” il piano di von der Leyen e per “chiarire le modalità di finanziamento e le tempistiche di erogazione di queste risorse”.

Il piano ‘Rearm Europe‘ per Tajani farà fare “concreti passi in avanti per costruire una indispensabile difesa europea” ed era “il grande sogno di De Gasperi e Berlusconi”. Sul fronte ucraino non dividere l’Occidente, cercare la via per una pace giusta e duratura, niente invii di truppe italiane, non oggi e non senza cornice atlantica o di un intervento Onu, è la sintesi delle posizioni che Meloni ha ripetuto anche agli alleati italiani, dopo averle puntualizzate coi colleghi europei domenica scorsa.

La Lega con Salvini ha ribadito le chance italiane di un dialogo con gli Stati Uniti di Trump, visti “l’empatia e il canale diretto” che ci sono tra Roma e Washington. Ma dalla Lega assicurano che, anche al vertice a tre, non si è registrata alcuna tensione, anche perché la riunione serviva per fare un punto e non a prendere decisioni definitive. “È nostro interesse spendere 800 miliardi (nostri) per comprare armi mentre la stessa Ue non ci permette di spendere pochi miliardi (nostri) per costruire scuole e ospedali?”, ha sottolineato nel corso della giornata il leader della Lega, che sabato e domenica animerà gazebo in tutta Italia per la pace fiscale ma anche per la pace in Ucraina. Ma la difesa “è garanzia di libertà”, dice Guido Crosetto, ministro della Difesa, cofondatore di FdI. E Raffaele Nevi, portavoce nazionale di FI, punzecchia la Lega dicendo di sperare che la manifestazione della Lega non diventi contro la difesa comune europea.

Ma è a sinistra che le divisioni si fanno sentire di più. Quella di Ursula von der Leyen “non è la strada giusta” fa sapere Elly Schlein dopo che dal Pd per voce di Andrea Orlando era arrivato il primo no al piano perché “quella non è la Ue che vorremmo”. Un secco ‘no’ arriva anche da Giuseppe Conte che parla di “furia bellicista” della presidente della Commissione e non schiererà il Movimento 5 stelle nella piazza del 15 marzo, perché “siamo per una Europa più verde e solidale”, non “verde militare”. A differenza del centrodestra con diverse sensibilità, le voci più allergiche a un impegno militare sempre da sinistra continuano soprattutto a venire. Come del resto, i voti in parlamento per gli aiuti a Kiev hanno finora dimostrato. Così come risalta sempre a sinistra l’irrilevanza di proposta nel difficile negoziato per la pace, ora.