Il posto fisso non è più un sogno: tra stipendi bassi e stress, l’83% dei dipendenti pubblici è insoddisfatto
Per decenni è stato considerato il traguardo per eccellenza, il rifugio sicuro nella tempesta del mercato del lavoro. Ma oggi il posto fisso nel pubblico impiego sembra aver perso il suo fascino. Un tempo simbolo di stabilità e riconoscimento sociale, è ora percepito come un’alternativa poco soddisfacente, quasi un ripiego. A mettere nero su bianco...

Per decenni è stato considerato il traguardo per eccellenza, il rifugio sicuro nella tempesta del mercato del lavoro. Ma oggi il posto fisso nel pubblico impiego sembra aver perso il suo fascino. Un tempo simbolo di stabilità e riconoscimento sociale, è ora percepito come un’alternativa poco soddisfacente, quasi un ripiego.
A mettere nero su bianco questa trasformazione è una recente indagine della Cisl Funzione Pubblica Lombardia, realizzata dal centro studi BiblioLavoro. Il dato più impressionante? L’83% dei lavoratori pubblici si dichiara insoddisfatto. Alla base del malcontento, stipendi fermi, assenza di reali possibilità di carriera, mancanza di valorizzazione e un clima lavorativo spesso percepito come poco stimolante.
Anche i più giovani si tengono alla larga: la mancanza di prospettive e l’impressione di entrare in una routine alienante scoraggiano l’ingresso nel settore. L’età media dei dipendenti pubblici, infatti, è in costante aumento, con un ricambio generazionale che tarda ad arrivare.
Retribuzioni e costo della vita: un equilibrio saltato
Il problema economico è il primo nodo critico. In città come Milano, dove il costo della vita è elevato, uno stipendio pubblico non basta più. La media giornaliera è di 125 euro, mentre nel settore privato si arriva a 133 euro con picchi ben più alti. A fronte di spese sempre più impegnative, soprattutto per chi ha famiglia, la sicurezza contrattuale non è più sufficiente.
Oltre al lato economico, il fattore psicologico pesa come un macigno. Stress elevato, carichi di lavoro gravosi e un’organizzazione spesso inefficiente generano malessere diffuso. In alcuni settori, come la sanità e i servizi agli sportelli, si registrano anche aggressioni da parte dell’utenza, segnale di un disagio che coinvolge l’intero sistema.
Se pochi anni fa Checco Zalone in Quo vado inneggiava al posto fisso come qualcosa di “sacro”, oggi quella frase suona quasi ironica. Il mito del travet, l’impiegato modello devoto alla scrivania, sta lentamente svanendo o quanto meno è entrato in una profonda crisi da cui non sappiamo se potrà uscire.
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Fonte: CISL FP Lombardia
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