Il Pil è in aumento anche nel primo trimestre | L’audizione di Andrea Brandolini, vice capo dipartimento economia e statistica della Banca d’Italia
«Secondo le nostre valutazioni, il Pil sarebbe aumentato anche nel primo trimestre del 2025. Il valore aggiunto sarebbe tornato a crescere nei servizi e sarebbe leggermente risalito nell’industria in senso stretto; sarebbe ancora aumentato nelle costruzioni, trainato dalla componente non residenziale». Lo ha detto Andrea Brandolini, vice capo dipartimento economia e statistica della Banca d’Italia […] L'articolo Il Pil è in aumento anche nel primo trimestre | L’audizione di Andrea Brandolini, vice capo dipartimento economia e statistica della Banca d’Italia proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

«Secondo le nostre valutazioni, il Pil sarebbe aumentato anche nel primo trimestre del 2025. Il valore aggiunto sarebbe tornato a crescere nei servizi e sarebbe leggermente risalito nell’industria in senso stretto; sarebbe ancora aumentato nelle costruzioni, trainato dalla componente non residenziale».
Lo ha detto Andrea Brandolini, vice capo dipartimento economia e statistica della Banca d’Italia in audizione sul Documento di finanza pubblica, ricordando che «in Italia, il prodotto è cresciuto in misura marginale nell’ultimo trimestre dello scorso anno (0,1%), dopo il ristagno nei mesi estivi».
CONTRACCOLPO DAZI INEVITABILE SE FORTE FRENATA SCAMBI
«In prospettiva, sull’economia europea e su quella italiana peseranno gli effetti dell’aumento dei dazi statunitensi. La qualità elevata dei beni che vendiamo negli Stati Uniti e gli ampi margini di profitto di alcune imprese potranno attenuarne temporaneamente l’impatto, ma un contraccolpo sarà inevitabile se vi sarà un forte rallentamento del commercio mondiale».
«Anche gli investimenti, già frenati da un basso utilizzo della capacità produttiva e da condizioni di finanziamento a lungo restrittive, potrebbero risentirne, soprattutto per l’incertezza sull’evoluzione delle politiche commerciali», ha aggiunto.
RISORSE COMUNI DIFESA UE, SFORZO SINGOLI INUTILE
«Uno sforzo di riarmo affidato ai singoli Paesi senza coordinamento potrebbe comportare una spesa inefficiente (non potendo sfruttare le possibili economie di scala) e inefficace (per il rischio sia di duplicazioni sia di non colmare le attuali carenze). Dal punto di vista dell’analisi economica, gli investimenti e le spese per la difesa hanno la natura di bene pubblico europeo; un programma coordinato finanziato con risorse comuni agevolerebbe il raggiungimento di un livello e di una composizione adeguata della spesa complessiva».
OBIETTIVO CALO DEBITO, INSERIRE TREND IN DFP
«Sebbene le regole europee abbiano scelto la spesa netta come indicatore di riferimento per la sorveglianza di bilancio, questa rimane solo uno strumento intermedio; l’obiettivo ultimo è la riduzione del debito. In caso di ulteriori rallentamenti della crescita o aumenti dei tassi di interesse, è possibile che l’incidenza del debito nel medio periodo risulti superiore a quanto prefigurato dal Psb, anche nel caso di un pieno rispetto della traiettoria di spesa netta».
«Sarebbe utile disporre dell’andamento previsto del debito nel medio-lungo periodo in funzione di diversi scenari macroeconomici», ha aggiunto. «Più in generale, nell’ambito della revisione della normativa nazionale di finanza pubblica, attualmente in corso, le indicazioni della Commissione europea circa il contenuto dei documenti di programmazione e monitoraggio andrebbero considerate come requisiti minimi. In quanto paese ad alto debito, siamo soggetti allo scrutinio dei mercati e delle istituzioni internazionali», ha detto Brandolini, spiegando che «la disponibilità di un ampio insieme di previsioni e analisi ufficiali su orizzonti sufficientemente estesi costituisce un punto di riferimento per l’attività parlamentare e per l’opinione pubblica, ma anche un termine di confronto per le stime che vengono prodotte da organismi internazionali (quali il Fondo monetario internazionale o la Commissione europea) e da soggetti privati».
PERSEVERARE SU RIFORME E POLITICA BILANCIO AVVEDUTA
Il recente miglioramento del rating italiano da parte di S&P «incoraggia a perseverare nelle riforme strutturali e in una politica di bilancio avveduta. Esse diventano ancora più essenziali di fronte all’incertezza causata dal deteriorarsi dei rapporti commerciali».
Secondo Brandolini, «va affrontata con questo approccio anche la decisione di aumentare le spese militari, dettata dai recenti sviluppi geopolitici». «La prudenza nella gestione delle finanze pubbliche, affiancata al coraggio nell’attuare le riforme alle quali ci siamo impegnati, permetterà al Paese di affrontare con minori difficoltà le importanti sfide dei prossimi anni, consentendo ulteriori miglioramenti del nostro merito di credito», ha aggiunto.
DFP SOVRASTIMA SPESE PNRR RISPETTO A UTILIZZO
Per quanto riguarda il Pnrr, «il Dfp prevede spese nell’ordine di 40 miliardi nel 2025 e di 80 nell’anno successivo. Si tratta di importi molto elevati se raffrontati all’utilizzo delle risorse registrato finora. Una parte di spesa (poco più di 12 miliardi) dovrebbe infine essere sostenuta oltre il 2026, sebbene il Documento chiarisca che i relativi obiettivi e traguardi saranno conseguiti comunque entro la scadenza di Next Generation Eu».
Lo evidenzia Andrea Brandolini, vice capo dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia in audizione sul Dfp. «Secondo i dati disponibili, si stanno accumulando ritardi, specie nell’esecuzione delle opere pubbliche, con il rischio che alcuni traguardi e obiettivi non vengano raggiunti entro la scadenza del Piano (agosto 2026)», osserva Bankitalia, puntualizzando che «membri del governo tuttavia hanno fatto riferimento a una nuova richiesta di revisione del Piano, attesa per le prossime settimane».
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