Il Papa è stabile in ospedale . I medici: mangia e può camminare. Due mesi per un pieno recupero

La Santa Sede chiarisce che Bergoglio non ha avuto ulteriori crisi respiratorie e non ha febbre. Prognosi ancora riservata. Dubbi su nuove infezioni polmonari, la cautela dei pneumologi sulla ripresa.

Mar 2, 2025 - 07:48
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Il Papa è stabile in ospedale . I medici: mangia e può camminare. Due mesi per un pieno recupero

Le prime ventiquattro ore sono trascorse sostanzialmente tranquille. Ne mancano ancora altrettante per escludere del tutto che la situazione clinica del Papa sia peggiorata dopo la seconda crisi respiratoria di due giorni fa, quando, a causa del broncospasmo, si sono rese necessarie una broncoaspirazione del vomito inalato e la ventilazione meccanica non invasiva. La fede e la speranza di credenti e non, con il fiato sospeso da oltre due settimane per la sorte dell’88enne Francesco, restano appese all’ultimo bollettino diramato dalla Sala stampa vaticana nel tardo pomeriggio di ieri. Nessun nuovo insulto polmonare, niente febbre, né alterazione particolare degli esami clinici. Situazione stazionaria, mentre si fa larga l’ipotesi che a Francesco potrebbero servire almeno due mesi per un pieno recupero respiratorio.

"Le condizioni cliniche del Santo Padre sono rimaste stabili – comunica la Santa Sede –. Ha alternato la ventilazione meccanica non invasiva a lunghi periodi di ossigenoterapia ad alti flussi, mantenendo sempre una buona risposta agli scambi gassosi. Il Santo Padre è apiretico e non mostra leucocitosi". In pratica, dal punto di vista respiratorio Bergoglio continua a ricevere un supporto, anche forzato, fermo restando che non risulta intubato. Data l’età, l’equipe clinica, che lo ha in cura, alterna la ventilazione meccanica alla ventimask per scongiurare che il paziente non possa più fare a meno della prima. Quanto all’aspetto infettivo – il rischio dopo il broncospasmo di venerdì con conseguente vomito è rappresentato dall’emergere di una polmonite ab ingestis –, fanno ben sperare al momento la mancanza di febbre e l’indicazione sull’assenza di una leucocitosi. Tradotto, non si registra un incremento abnorme della produzione di globoli bianchi. Ma è ancora troppo presto per dire che il Papa da questo punto di vista sia fuori pericolo. Serviranno almeno altre 24 ore.

"I parametri emodinamici si sono sempre mantenuti stabili – continua il bollettino della Sala stampa vaticana sulle condizioni di Bergoglio –, ha continuato ad alimentarsi e ha regolarmente effettuato la fisioterapia respiratoria, collaborando attivamente. Non ha presentato episodi di broncospasmo". Fonti interne al Vaticano escludono che Francesco abbia problemi di deglutazione, come si poteva temere prima e dopo l’ultima crisi respiratoria. Anzi, ufficilamente si chiarisce che può mangiare solido e che nei comunicati mai è stata menzionata l’alimentazione per via endovenosa. Non è allettato e può camminare, pur se aiutato.

La prognosi, però, resta ancora riservata. A riguardo, secondo il professor Stefano Nardini, ex presidente della Società italiana di Pneumologia, "potrebbe servire minimo una settimana per sciogliere la prognosi" e "almeno due mesi per un pieno recupero della funzione respiratoria" di un paziente anziano come il Pontefice. Francesco non perde il buon umore, è vigile, collaborativo e prende lui stesso le decisioni. In mattinata si è alzato regolarmente, trascorsa una notte tranquilla, e ha fatto colazione. Da Oltretevere precisano che si è concesso anche un po’ di caffé prima di dare una letta ai giornali. Anche ieri ha mandato segnali di governo della Chiesa: la nomina di un vescovo in India e la messa appunto dell’Angelus che, per la terza settimana consecutiva, sarà distribuito ma non letto. Nel corso della giornata ha trascorso tra l’altro una ventina di minuti in preghiera nella cappellina del suo appartamento al decimo piano del Gemelli.

Fuori dall’ospedale, nonostante la pioggia battente su Roma, è proseguito senza sosta l’omaggio di centinaia di fedeli ai piedi della statua di San Giovanni Paolo II, nel cortile del Policlinico. "Credo che ci sia ancora bisogno di Francesco, della sua presenza, della sua paternità e del suo magistero – sintetizza il cardinale Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena, uno dei bergogliani doc all’interno del Sacro collegio –. Continueremo la preghiera". Anche da qui passa per i cristiani la Spes contra spem, la speranza contro ogni speranza.