Il Papa e l’amore per il Serafico: "Ci ha ridato dignità e ha cambiato la mia vita"
Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto di Assisi che ospita ragazzi con gravi disabilità: "Li abbracciò uno a uno: riconosceva Cristo in loro e loro vedevano in lui il Padre".

È commossa e non lo nasconde. Ha appreso della morte di Papa Francesco da qualche ora e i ricordi si affollano nella mente. "L’incontro con il Pontefice ha cambiato la mia vita": Francesca Di Maolo presiede il consiglio d’amministrazione dell’Istituto Serafico di Assisi, struttura che si occupa della cura e della riabilitazione di giovani con disabilità gravi. "Nel 2013, quando ho assunto questo incarico, ero un avvocato e mi tenevo stretto il mio lavoro, convinta di dovermi occupare solo del consiglio d’amministrazione dell’Istituto. Ora ho lasciato la professione e il Serafico è diventata la mia missione".
Un cambiamento radicale nella sua vita che è iniziato proprio con una visita di Papa Francesco... "Sì, è stato il Pontefice a restituire dignità all’Istituto Serafico. È stata la prima visita in assoluto in Umbria, nel 2013. È venuto sulle orme del Poverello, incarnandone lo spirito e riportandolo ai giorni nostri, partendo dall’inizio, quando Francesco si convertì aprendosi all’abbraccio con il lebbroso. Ecco: non solo Papa Francesco è venuto al Serafico ma l’istituto è stata, per sua scelta, la prima tappa della visita ufficiale".
Cosa ci fu di indimenticabile in quell’incontro? "Entrò con mezz’ora di ritardo. Ma abbracciò i nostri ospiti uno a uno, stravolgendo il protocollo. Doveva tenere il discorso ufficiale, ma stringeva mani, accarezzava i ragazzi e ripeteva ’io sono commosso’. Ancora non capivo cosa stesse accadendo: quella commozione nasceva dal fatto che in ognuno di loro lui riconosceva Cristo. E quei ragazzi, affetti da deficit gravissimi e per i quali il Papa era un signor nessun, si lasciavano abbracciare perché in lui riconoscevano il Padre. Loro che, magari con autismo, non sopportano il contatto con gli altri. Dovevo fare il mio intervento, arrivai sul palco quasi in lacrime per quello che avevo visto. Ma ancora non sapevo che mi avrebbe cambiato la vita. Ecco, qui iniziò il suo magistero sulle piaghe e sulla sofferenza: ci chiese di ascoltare e ci insegnò che nel rapporto con le persone che soffrono l’individuo non deve essere visto come oggetto di cura, ma come soggetto da amare".
Ma Papa Francesco ha “scelto“ l’Istituto Serafico molte altre volte... "Ha voluto che il Serafico fosse la sede di Economy of Francesco e che la Fondazione nascesse qui. Perché ci ha voluto come custodi del processo di cambiamento dell’economia nel mondo, perché le persone più fragili diventassero protagoniste di quel cambiamento".
Quando l’ha visto per l’ultima volta? "Il 3 febbraio a Roma, in occasione della grande conferenza sui diritti dei bambini. Un altro incontro assai importante".
Cosa resta dell’insegnamento di Papa Francesco? "Questo è un momento di forte commozione ma dobbiamo tenere fede all’impegno che abbiamo preso con il Pontefice: quello di essere sempre vicini ai più fragili, la voce dei loro diritti e di accompagnare il processo di cambiamento affinché proprio le persone fragili siano al centro di quel cambiamento e non la pietra scartata".