Il Made in Italy con i dazi rischia di perdere più di 121 miliardi di euro
Le nuove minacce di dazi Usa e la crescita dell’Italian Sounding potrebbero costare all’Italia oltre 121 miliardi di euro: il Made in Italy agroalimentare è a rischio

Donald Trump ha confermato che il 2 aprile sarà il “Giorno della Liberazione” statunitense, portata avanti con i dazi su una serie di prodotti stranieri. La mossa del Tycoon rischia di infliggere un duro colpo all’export Made in Italy, in particolare nel settore agroalimentare. Le stime parlano di un impatto potenzialmente devastante, con oltre 120 miliardi di euro di perdite indirette, con conseguenze disastrose per le aziende, i lavoratori e l’intera filiera del Made in Italy.
Made in Italy sotto attacco a causa dei dazi Usa
Di fronte a questa minaccia si è esposto anche il presidente Sergio Mattarella, lanciando un messaggio chiaro: l’Unione Europea ha la forza per rispondere con calma, autorevolezza e determinazione. Durante un evento a Roma dedicato alla difesa dell’agricoltura italiana, il Capo dello Stato ha ribadito che l’Ue non deve cedere alla paura o all’incertezza, ma anzi deve affermare il proprio ruolo di potenza economica e commerciale di primo piano.
Le preoccupazioni del Presidente, trovano un forte riscontro nei numeri e nelle analisi economiche, perché se gli Stati Uniti dovessero imporre nuove barriere tariffarie sulle importazioni dall’Europa, l’export italiano sarebbe uno dei più colpiti, in particolare nel comparto agroalimentare. Si tratta di cifre importanti e di per sé preoccupanti, anche se non tengono conto dell’effetto domino che si genererebbe lungo tutta la filiera, con impatti devastanti su produttori, distributori e, infine, consumatori.
L’aumento dei dazi sulle eccellenze agroalimentari italiane porterebbe inoltre a un altro problema, ovvero una crescita del fenomeno dell’Italian Sounding, ossia la produzione e la vendita di prodotti che sfruttano nomi, colori e immagini tipiche del Made in Italy senza però avere nulla a che fare con la tradizione italiana. Si tratta di un mercato che ha già un valore enorme: oltre 120 miliardi di euro all’anno, con gli Stati Uniti tra i principali responsabili.
Se i dazi facessero lievitare i prezzi dei prodotti autentici italiani, i consumatori americani si rivolgerebbero sempre di più al mercato dei falsi prodotti Made in Italy, alimentando un giro d’affari che danneggia l’Italia e la sua economia.
Il rischio complessivo per l’Italia: un danno da oltre 121 miliardi di euro
Se da un lato si considera il dilagante fenomeno dell’Italian Sounding, che sottrae enormi fette di mercato ai prodotti autentici, mentre dall’altro si tiene conto dell’eventuale introduzione di dazi da parte degli Stati Uniti su alcune delle nostre principali esportazioni agroalimentari, e se si sommano le perdite stimate per questi due fattori, l’Italia rischia di perdere più di 121 miliardi di euro.
Ai 120 miliardi di euro persi ogni anno a causa dei prodotti contraffatti, si deve aggiungere infatti un’ulteriore perdita stimata di 1,03 miliardi di euro in caso di nuovi dazi imposti dagli Usa, così suddivisa:
- 500 milioni di euro di perdite stimate per il settore del vino;
- 240 milioni di euro di perdite stimate per l’olio d’oliva;
- 170 milioni di euro di perdite stimate per il mercato dell’export della pasta;
- 120 milioni di euro di perdite stimate per i formaggi esportati.
L’ipotesi di nuove barriere tariffarie non è una minaccia astratta ed esiste già un precedente molto concreto. Durante la prima presidenza Trump, gli Usa avevano imposto dazi su diversi prodotti europei, con effetti devastanti per il commercio italiano. Secondo i dati Istat analizzati da Coldiretti, i dazi introdotti tra il 2019 e il 2020 avevano provocato:
- -15% di esportazioni per la frutta;
- -28% per carni e prodotti ittici lavorati;
- -19% per formaggi e confetture;
- -20% per liquori;
- -6% per il vino.
E oggi l’Italia non può permettersi di perdere una quota significativa del proprio export verso gli Stati Uniti. Il Made in Italy è un simbolo di eccellenza nel mondo, ma senza una protezione adeguata rischia di essere travolto da una concorrenza sleale e da politiche protezionistiche che favoriscono il mercato interno americano a scapito della qualità e della tradizione.
L’Europa ha le carte in regola per difendersi, ma deve agire con rapidità e determinazione, come auspicato da Mattarella. Serve una risposta politica e diplomatica forte, capace di salvaguardare il lavoro di milioni di produttori italiani e di garantire che il Made in Italy resti un punto di riferimento nel panorama internazionale. Basteranno i contro dazi