Il grido d’angoscia dei pipistrelli
I pipistrelli della specie Saccopteryx bilineata, se sono in pericolo, lanciano una vocalizzazione d’angoscia. Gli altri pipistrelli riconoscono la voce di chi sta chiamando e reagiscono. A meno che non si tratti di un falso.
Anche i pipistrelli, come noi umani e altri animali, hanno una propria "voce" che gli altri esemplari riconoscono. Agendo di conseguenza. È quello che ha provato lo studio di Danilo Russo dell'Università Federico II di Napoli, Mirjam Knörnschild e Martina Nagy del Museum für Naturkunde di Berlino. Gli scienziati hanno analizzato i segnali di stress emessi dai pipistrelli della specie Saccopteryx bilineata, seguiti sull'isola di Barro Colorado a Panama, e hanno visto quali sono state le reazioni degli altri membri del loro gruppo: allo studio dedichiamo un articolo su Focus n° 391.
I maschi restano a casa. "Questi pipistrelli sono diffusi dal Messico fino al Sudamerica e formano colonie di una sessantina di individui, sugli alberi o anche sulle pareti degli edifici: rispetto ad altre specie sono più visibili e quindi più facili da studiare", ci racconta Danilo Russo, docente di ecologia comportamentale all'Università Federico II di Napoli. "Nella colonia ci sono diversi maschi con un harem di femmine: in realtà i maschi difendono un territorio e le femmine al suo interno, ma queste scelgono attivamente i compagni e possono accoppiarsi anche con il maschio di un altro harem o con uno di quelli che non ce l'ha. I maschi corteggiano le femmine con "canti" e con un'esibizione in volo. E in questa specie sono i maschi che tendono a stare nel rifugio natale e sono quindi tutti imparentati, mentre le femmine volano via e si uniscono ad altri gruppi".
Noi non le udiamo. Questa specie è nota, oltre che per la sua struttura sociale, per le vocalizzazioni molto complesse. "Hanno 25 tipi di sillabe diverse, usate singole o combinate in vocalizzazioni di più sillabe. Le frequenze sono in gran parte negli ultrasuoni, e quindi non udibili per noi umani, ma ci può essere una componente udibile: è il caso delle vocalizzazioni territoriali dei maschi, che sono a frequenze più basse perché queste hanno una minore attenuazione nell'atmosfera e quindi arrivano lontano. Le femmine che si sono allontanate dalla colonia natale ascoltano queste vocalizzazioni ed entrano nella nuova colonia. Ci sono varianti dialettali nelle vocalizzazioni e le femmine tendono a "scegliere" i dialetti locali: sono il segno che il maschio è di quella zona e quindi conosce bene il territorio e le sue risorse", continua Russo.
Come nei nostri bambini. Questi pipistrelli devono imparare attivamente le loro vocalizzazioni. "Abbiamo visto che in Saccopteryx bilineata c'è qualcosa di simile alla lallazione dei nostri bambini, al balbettio dei piccoli che stanno imparando a parlare: i piccoli pipistrelli devono imparare il canto territoriale dai maschi adulti e iniziano a fare prove di canto, unendo le sillabe, esercitandosi. Un'altra cosa curiosa è che le madri hanno un "baby talk" proprio come noi umani, ovvero un modo particolare di comunicare con i cuccioli: usano frequenze diverse nelle vocalizzazioni con cui interagiscono con i piccoli", spiega Russo.
segnali di stress. Lo studio condotto da Danilo Russo e colleghi si è focalizzato su particolari vocalizzazioni: quelle di stress o di angoscia, emesse dai pipistrelli in pericolo, per esempio quando vengono catturati da un predatore. "Sappiamo che gli altri pipistrelli del gruppo reagiscono, andando verso il suono. Non siamo certi del motivo: potrebbe essere semplicemente un'esplorazione della minaccia, con il possibile effetto collaterale di distrarre il predatore, o potrebbe essere una manifestazione di cooperazione attiva che fornisce aiuto al compagno facendo mobbing al predatore".
Ognuno ha la sua firma. Come continua l'ecologo, "lo studio ha mostrato che gli animali hanno una "firma" vocale individuale: le vocalizzazioni di ognuno di loro hanno caratteristiche spettrali diverse, che l'intelligenza artificiale distingue. In pratica, ogni pipistrello ha la sua voce e gli altri la riconoscono. Nell'esperimento abbiamo fatto ascoltare agli animali della colonia le vocalizzazioni registrate di membri del gruppo. Se la voce era quella di un individuo che era volato via, gli altri si allarmavano, si alzavano in volo e andavano verso l'altoparlante. Se invece la voce era quella di un pipistrello lì presente, non si muovevano. Sono insomma in grado di integrare diverse informazioni sensoriali. Per questo io penso che la loro risposta alle vocalizzazioni d'angoscia non sia solo un generico controllo della situazione, ma sia una risposta specifica alle grida di un compagno in pericolo".
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