Il governo d’Israele sfiducia la procuratrice generale Gali Baharav-Miara, spina nel fianco di Netanyahu
Il governo israeliano sfida il potere giudiziario. Così, all’unanimità l’esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu ha votato la sfiducia alla procuratrice generale, Gali Baharav-Miara, avviando il processo formale di licenziamento. Non un nome a caso, quello del magistrato, dato che è lei a guidare l’apparato di polizia del Paese e, da quando è nato il governo […] L'articolo Il governo d’Israele sfiducia la procuratrice generale Gali Baharav-Miara, spina nel fianco di Netanyahu proviene da Il Fatto Quotidiano.

Il governo israeliano sfida il potere giudiziario. Così, all’unanimità l’esecutivo guidato da Benjamin Netanyahu ha votato la sfiducia alla procuratrice generale, Gali Baharav-Miara, avviando il processo formale di licenziamento. Non un nome a caso, quello del magistrato, dato che è lei a guidare l’apparato di polizia del Paese e, da quando è nato il governo più a destra della storia dello Stato ebraico, è considerata una spina nel fianco e un freno alle politiche sempre più radicali di Tel Aviv, tanto da essere accusata dalla maggioranza di essere un’alleata delle opposizioni.
Il primo ministro non era presente durante il dibattito e la votazione a causa del suo accordo sul conflitto di interessi che gli impedisce di fare qualsiasi mossa che potrebbe influenzare il processo penale a suo carico. Anche la procuratrice non ha partecipato alla riunione, optando invece per l’invio di una lettera ai ministri. Il titolare della Giustizia, Yariv Levin, ha affermato durante la riunione di gabinetto che questa era “un’altra prova della profondità del suo disprezzo verso il governo e i suoi membri e della mancanza di risposte alle accuse contro di lei”. Ora la procuratrice dovrà partecipare a un’udienza o a una serie di udienze di fronte a un comitato consultivo presieduto dall’ex giudice capo della Corte Suprema Asher Grunis. In seguito alle conclusioni del comitato, il governo potrà ufficialmente licenziarla. Ma la procedura potrebbe richiedere diversi mesi.
Nei giorni scorsi, ai membri del governo è stato distribuito un documento di 86 pagine redatto dal ministro della Giustizia e contenente presunte violazioni da parte della procuratrice generale. Nello specifico, si sostiene che Baharav-Miara abbia agito “come braccio destro degli oppositori del governo e non esita a usare qualsiasi mezzo per ostacolare la volontà degli elettori”. Inoltre, “ha approfittato” della divisione politica in Israele per creare “due sistemi legali. Uno per gli oppositori del governo e uno per i suoi sostenitori”. Il ministro Levin ha avviato il procedimento per rimuovere la procuratrice generale lo scorso 5 marzo, con l’accusa di aver politicizzato il suo lavoro e di aver ripetutamente ostacolato la volontà dell’esecutivo.
Lo scontro tra i membri del governo e Baharav-Miara va avanti da mesi. Il ministro per la Sicurezza nazionale, l’ultraradicale Itamar Ben Gvir, ne ha più volte chiesto le dimissioni, previste però solo “se ci sono prolungati sostanziali disaccordi fra il governo e il procuratore generale tali da impedire un’efficace collaborazione”. È per questo motivo che Netanyahu ha incaricato una speciale commissione di stilare un rapporto sulla procuratrice.
Per fare qualche esempio sui contrasti che sono nati nei mesi tra la magistrata e l’esecutivo, basta ricordare che Baharav-Miara non solo si è opposta fin dall’inizio al tentativo di riforma giudiziaria di Netanyahu, ma più volte in questi due anni si è trovata a dar ragione agli oppositori anziché difendere il governo. Al punto che il premier l’ha definita “un bastian contrario” che impedisce ai ministri di governare.
Gali Baharav-Miara, lo scorso 14 novembre, ha rincarando la dose chiedendo a Netanyahu di rivedere la sua posizione sulla permanenza di Itamar Ben-Gvir nel ruolo di ministro della Sicurezza nazionale. “Gli eventi recenti – ha scritto la procuratrice a Netanyahu – rendono evidente l’incredibile, serio e continuo disprezzo delle leggi, violazioni delle leggi e violazioni dei fondamentali principi di governo, mentre politicizzano allo stesso tempo il lavoro della polizia”, ha detto in riferimento ai numerosi episodi durante i quali gli agenti hanno disperso violentemente i manifestanti che protestavano per l’inazione di Netanyahu per il rilascio degli ostaggi, ai tentativi di Ben Gvir di negare le scorte di sicurezza ai camion che portavano aiuti umanitari a Gaza, o ancora per l’assalto restato impunito di sostenitori del governo lo scorso luglio alla base militare di Beit Lid per impedire l’arresto di agenti penitenziari che avevano stuprato un detenuto palestinese. La procuratrice ha spiegato che l’interferenza di Ben Gvir nelle operazioni di polizia, unita alla complicità dei comandanti che fanno riferimento al ministro per ottenere delle promozioni, solleva dei dubbi sul dovere della polizia di servire l’interesse pubblico e non quello dei politici.
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