Il futuro del bike sharing: Berlino taglia i fondi, nextbike continua. Un segnale per l’Europa?
Da luglio nextbike, uno dei più grandi operatori al mondo del bike sharing, non potrà più contare sul sostegno finanziario del comune. Una tendenza diffusa, che apre una nuova fase per la sharing mobility L'articolo Il futuro del bike sharing: Berlino taglia i fondi, nextbike continua. Un segnale per l’Europa? proviene da Economyup.

L’ANALISI
Il futuro del bike sharing: Berlino taglia i fondi, nextbike continua. Un segnale per l’Europa?
Da luglio nextbike, uno dei più grandi operatori al mondo del bike sharing, non potrà più contare sul sostegno finanziario del comune. Una tendenza diffusa, che apre una nuova fase per la sharing mobility
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Negli ultimi quindici anni il bike sharing ha trasformato il paesaggio urbano europeo. Da Parigi a Milano, da Londra a Barcellona, i sistemi di biciclette condivise si sono moltiplicati, sostenuti dall’entusiasmo per forme di mobilità più sostenibili e dall’urgenza di ridurre le emissioni inquinanti.
Oggi in Europa si contano più di 3.000 sistemi di bike sharing attivi, con oltre 350.000 biciclette disponibili, secondo l’ European Cyclists’ Federation. L’integrazione con i trasporti pubblici e la capillarità delle reti ciclabili hanno reso il servizio una componente essenziale della mobilità urbana. Tuttavia, i modelli di gestione, il livello di finanziamento pubblico e il successo economico variano ampiamente da città a città.
Il sostegno pubblico: una componente chiave per il bike sharing
La maggior parte dei servizi di bike sharing in Europa è sostenuta, direttamente o indirettamente, da fondi pubblici. L’intervento delle amministrazioni locali ha spesso riguardato:
- Sovvenzioni operative per coprire i costi di gestione.
- Finanziamenti per l’infrastruttura (stazioni, aree di parcheggio dedicate).
- Contratti di servizio che garantiscono un minimo di entrate alle aziende, in cambio di standard di qualità.
A titolo di esempio, il sistema Vélib’ a Parigi è supportato da un modello misto, con importanti investimenti pubblici e sponsorizzazioni private. A Milano, BikeMi beneficia di contributi municipali, anche se l’obiettivo dichiarato è una progressiva autosufficienza finanziaria.
Il caso Berlino e la fine dei sostegni per Nextbike
Il caso di Berlino rompe questo schema: nonostante i numeri record registrati da nextbike nel primo trimestre del 2025 — 1,25 milioni di viaggi, il doppio rispetto all’intero 2024 — il Senato cittadino ha deciso di non rinnovare il sostegno finanziario al bike sharing pubblico.
Fondata nel 2004 a Lipsia, nextbike è uno dei principali operatori di bike sharing al mondo. L’azienda gestisce sistemi di biciclette condivise in oltre 300 città in Europa, Medio Oriente e Nord America.
Caratterizzata da un modello flessibile — biciclette a stazioni fisse, semi-dockless o completamente libere — nextbike punta sulla sostenibilità ambientale e sulla integrazione con i trasporti pubblici locali. Dal 2021, nextbike fa parte del gruppo Tier Mobility, leader nella micromobilità urbana.
A Berlino, nextbike gestisce il servizio di bike sharing in convenzione con l’amministrazione comunale, ma dal luglio 2025 dovrà proseguire senza finanziamento pubblico, affrontando una nuova fase di sfide e opportunità.
Altri casi simili: segnali di un cambio di paradigma?
Berlino non è un caso isolato. Negli ultimi anni si sono registrate decisioni analoghe:
- Madrid ha ridotto il budget per il suo sistema pubblico Bicimad, spingendo l’operatore ad aumentare le tariffe.
- Bruxelles ha avviato una revisione dei fondi destinati a Villo!, valutando nuove formule di collaborazione pubblico-privato.
- Oslo ha messo all’asta la concessione del servizio, rimuovendo molte sovvenzioni e favorendo operatori disposti a investire capitali propri.
Questi esempi evidenziano una crescente pressione sui bilanci pubblici, ma anche un’aspettativa di maggiore sostenibilità economica autonoma per i servizi di sharing mobility.
Una nuova fase per la sharing mobility
Non si può parlare ancora di una “fine” del supporto pubblico alla sharing mobility, ma è chiaro che si sta delineando una tendenza verso una maggiore selettività. Le città sembrano orientarsi verso:
- Modelli a rischio condiviso (pubblico e privato si dividono i rischi e i benefici).
- Priorità a operatori economicamente sostenibili, senza rinunciare alla qualità del servizio.
- Concentrazione degli investimenti su forme di mobilità a zero emissioni realmente integrate nei sistemi di trasporto urbano.
Il caso di Berlino solleva anche una domanda fondamentale: è possibile mantenere servizi capillari ed economici senza sostegno pubblico? La risposta dipenderà dalla capacità degli operatori di attrarre nuovi ricavi (sponsorizzazioni, pubblicità, partnership) e dalla disponibilità degli utenti a pagare tariffe più alte.
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