Il folle piano alimentare dell’Indonesia rischia di diventare la più grande opera di deforestazione al mondo
In Papua Meridionale, una regione dell’Indonesia ancora ricca di natura incontaminata, è in corso un progetto governativo che rischia di diventare la più vasta operazione di deforestazione mai pianificata. L’obiettivo? Creare milioni di ettari coltivati a riso e canna da zucchero per raggiungere l’autosufficienza alimentare ed energetica entro pochi anni. Ma il prezzo da pagare...

In Papua Meridionale, una regione dell’Indonesia ancora ricca di natura incontaminata, è in corso un progetto governativo che rischia di diventare la più vasta operazione di deforestazione mai pianificata. L’obiettivo? Creare milioni di ettari coltivati a riso e canna da zucchero per raggiungere l’autosufficienza alimentare ed energetica entro pochi anni. Ma il prezzo da pagare potrebbe essere altissimo.
Il piano, promosso dal presidente Prabowo Subianto, punta a trasformare vaste aree di foresta tropicale in monocolture. Una scelta che ha fatto scattare l’allarme tra ambientalisti, scienziati e attivisti per i diritti umani, che parlano apertamente di “zona di morte” in uno dei luoghi più biodiversi del pianeta.
Secondo diverse Ong locali e internazionali, oltre 11.000 ettari di terreno – pari a un’area più grande di Parigi – sono già stati disboscati. E il processo continua, coinvolgendo anche aree protette, torbiere e foreste considerate fondamentali per la lotta al cambiamento climatico. I dati della ONG Auriga Nusantara indicano una perdita forestale di oltre 260.000 ettari solo nel 2024, invertendo la tendenza positiva degli ultimi anni.
C’è anche il rischio di incendi su larga scala
Il progetto agricolo si inserisce in un contesto complesso. La Papua è teatro di una lunga crisi separatista e di accuse di violazioni dei diritti umani da parte delle forze armate indonesiane. L’impiego dell’esercito per supportare le coltivazioni e “mantenere la stabilità” alimenta ulteriori tensioni con le comunità indigene, molte delle quali rischiano di essere sfollate.
Gli esperti mettono in dubbio anche la sostenibilità agronomica dell’operazione: i suoli di Merauke sarebbero troppo acidi e il clima locale troppo estremo per garantire buoni raccolti. Inoltre la bonifica delle paludi e il drenaggio delle torbiere aumentano il rischio di incendi su larga scala.
Invece di sfruttare zone già degradate o abbandonate, il governo sembra puntare a una trasformazione radicale del territorio, ignorando le possibili conseguenze ecologiche, sociali ed economiche. Un approccio che, secondo molti osservatori, potrebbe compromettere gli impegni climatici dell’Indonesia e distruggere per sempre uno degli ultimi polmoni verdi del pianeta.
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