“I resti di Emanuela Orlandi si trovano a Torvajanica, dietro c’è il vescovo Marcinkus”: le rivelazioni choc di Sophie L. “Padre Pio la sta inondando di informazioni”

Si chiama Sophie L. la giovane donna che afferma di sapere cosa sia successo ad Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno del 1983. La ragazza, che afferma di essere protagonista di episodi di bilocazione, ha detto che a darle queste informazioni sarebbe stata la stessa Orlandi nel corso di alcune apparizioni di […] L'articolo “I resti di Emanuela Orlandi si trovano a Torvajanica, dietro c’è il vescovo Marcinkus”: le rivelazioni choc di Sophie L. “Padre Pio la sta inondando di informazioni” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 28, 2025 - 11:22
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“I resti di Emanuela Orlandi si trovano a Torvajanica, dietro c’è il vescovo Marcinkus”: le rivelazioni choc di Sophie L. “Padre Pio la sta inondando di informazioni”

Si chiama Sophie L. la giovane donna che afferma di sapere cosa sia successo ad Emanuela Orlandi, la cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno del 1983. La ragazza, che afferma di essere protagonista di episodi di bilocazione, ha detto che a darle queste informazioni sarebbe stata la stessa Orlandi nel corso di alcune apparizioni di natura non precisata dai prelati che hanno dato seguito a queste dichiarazioni. Sophie afferma a La Stampa che i resti di Emanuela Orlandi si trovano a Torvajanica in un palazzo che era in costruzione quando la giovane venne sequestrata ed esattamente di fronte al ristorante Pippo. Questa versione coincide con quella verbalizzata della super testimone del caso Orlandi, Sabrina Minardi. L’amante di de Pedis raccontò di un pranzo nei primi giorni del 1984 a Torvajanica nel ristorante Pippo l’abruzzese tra “Renatino”, il cassiere della banda della Magliana, e una sua guardia del corpo detto “il pugile”.

Natale 2020
La storia di Sophie ha inizio cinque anni fa. Secondo quanto riportato sul quotidiano La Stampa, nella vigilia del Natale del 2020, la ragazza appartenente alla comunità cattolica provenzale avrebbe indicato ad alcuni alti prelati di Avignone indicazioni su Emanuela Orlandi e altre ragazze scomparse negli Anni ’80. Dalla Provenza, questi stessi prelati hanno poi contattato il giornalista Gianluigi Nuzzi come egli stesso afferma. “Dalla Provenza mi arrivano notizie tanto incredibili da lasciarmi incredulo: con Google Earth – mi scrive uno dei sacerdoti – abbiamo delimitato il perimetro dove si troverebbero i resti di Emanuela, appena ho delle novità vi ricontatto. E così con gli auguri di buon 2021 arrivano anche quelli di poter fare presto concreti passi in avanti. In realtà per circa dieci mesi non vengo più aggiornato. Solo successivamente verrò a sapere che alcuni monsignori con Sophie L. sono venuti in missione riservata in Italia per raggiungere Roma e da qui Torvajanica, alle porte di Pomezia, convinti che la tomba di Emanuela sia tuttora sotto un imponente edificio lungomare (…) A differenza dei preti, nutro profonde perplessità su questa testimone (…) E poi come può questa ragazza sapere queste cose senza aver accesso a libri e rete wi-fi? C’è qualcuno che la imbocca e per quali fini?”

Autunno 2021
Nell’autunno del 2021 un vescovo francese con un altro sacerdote e la stessa Sophie decidono di andare di persona da Nuzzi a cui si sono annunciati scrivendo: Caro Gianluigi, appena possibile prenoteremo il nostro volo per Milano al fine di incontrarvi e darvi il nostro dossier. Sophie e i due prelati lasciano intendere di aver tra le mani una sorta di memoriale sulla cittadina vaticana scomparsa. “E così – racconta Nuzzi – ci si incontra più volte, si va a colazione insieme sulla terrazza della Triennale. Conosco Sophie L., è esattamente come l’immaginavo, magrissima, lunghi capelli lisci castani, occhi chiari e sfuggenti. Parla poco, pochissimo, anzi quasi non parla”. Nuzzi cerca un dialogo con Sophie e le dice e che l’unica strada per abbattere i dubbi è quella di accettare delle domande da parte di Pietro Orlandi, “il fratello di Emanuela al quale potrei chiedere di formulare degli interrogativi su degli aspetti di Emanuela non ancora usciti sui giornali e che solo i familiari conoscono”. Sophie L. comprende la richiesta e si dichiara disponibile ma ad oggi i due non si sono ancora incontrati. Dopo qualche giorno, il monsignore di Avignone scrive a Nuzzi queste parole: “Caro Signore, innanzitutto vorrei ringraziarvi per averci accolto così fraternamente sabato scorso. Sophie è rimasta molto colpita dal vostro incontro. Attende con ansia la tua e-mail e le domande del fratello di Emanuela. Devo farti notare che lei non desidera che padre D. faccia da intermediario tra lei e te. Da domenica Padre Pio la sta inondando di informazioni sulle ragazze scomparse negli anni ’80 e ’90, ma sarà lei stessa a raccontarvelo via email, perché desidera comunicare direttamente con voi (…) Lascerò che Sophie parli direttamente con te”.

Lo scambio di lettere
La missiva apre uno scambio epistolare diretto tra Gianluigi Nuzzi e Sophie. Dalla sua prima emali: “Salve signore, grazie per la tua email e grazie mille per aver trovato il tempo di incontrarmi a Milano. Ti chiedo anche perdono per le mie paure. Sono purtroppo profondamente colpita dagli orrori che ho subito per mano di questi uomini. Per non parlare della mia enorme paura delle conseguenze di tutto questo”. Poi Sophie si dichiara disponibile a fornire sia informazioni sui dettagli della vita privata di Emanuela insieme alle risposte alle sue domande “In modo che tutto sia raggruppato”. Dà a Nuzzi anche i nomi delle “altre ragazze corrispondenti al caso di Emanuela per opera del clero (oltre a Mirella), e scrive: “1° aprile 1975: Alexandra Sandri, 11 anni. Rapita e sequestrata dagli uomini della Massoneria, poi sacrificata per la Pentecoste del 1982. Orchestrato da Mons. Marcinkus. 2 dicembre 1981: Stefania Puglizi, 10 anni. Venne rapita e tenuta per diverse settimane presso l’abitazione di un familiare, massone (poi cambiò residenza tre volte, sempre sotto la tutela della Massoneria), finché non venne portata in sacrificio a Roma, durante una messa nera di Natale del 1985. Orchestrato da Marcinkus. 3. Maggio 1983: Mirella Gregori 15 anni. Rapita e tenuta prigioniera per ordine del vescovo Marcinkus. È stata tenuta insieme a Emanuela per circa un mese a Roma, portata a orge sessuali, prima di essere portata all’estero. Vescovo Marcinkus. 4 giugno 1983: Emanuela Orlandi. Vescovo Marcinkus. 5 gennaio 1984: Caterina Skerl, 17 anni. Testimone imbarazzante nel caso Orlandi. Uccisa la sera stessa della scomparsa da un uomo della gang di De Pedis. 6 novembre 1984: Maria Antonietta Flora 27 anni. Venduta da un mafioso (che lei conosceva) a un giro di schiavitù sessuale per membri del clero. 7 giugno 1989: Gisella Orou, 16 anni. Morì durante un rito satanico. La mafia si è sbarazzata del cadavere. Vescovo Marcinkus. 8 settembre 1993: Elisa Claps, 16 anni. Sacrificata durante una messa nera per la Gloriosa Croce il 14 (intrappolata da un parente). Il sacrificio non avvenne a Roma ma a Potenza. Orchestrato da Mons. de Bonis” (fonte: La Stampa).

A chi conosce nel dettaglio alcune di queste tragiche vicende, tutto questo non può non sembrare un insieme di notizie assemblate in maniera abbastanza casuale. “Se questa donna mente – scrive Nuzzi – è un’abile e sottile giocatrice ma forse è strumento di qualcuno per motivi ancora sconosciuti”. La tesi della giovane non è di certo nuova, già la questura della Capitale durante le prime indagini su Emanuela Orlandi e Mirella Gregori aveva stilato un elenco di ben 177 ragazze scomparse negli anni 1982-83 nella provincia di Roma ipotizzando fossero casi tra loro connessi.

Il tesoretto di Noirot
Lo stesso Nuzzi, aveva già detto nei giorni scorsi di un incontro avvenuto in Provenza, nel salone di rue Paul Manivet in cui si parlò “anche della storia e del tesoretto di un sacerdote francese, monsignor Marcel Noirot, dal 1957 professore al Pontificio Istituto di musica sacra (lo stesso frequentato da Emanuela, ndr) e che nei suoi soggiorni capitolini aveva incrociato la vita di Emanuela. Infatti, tra i diversi incarichi ricoperti all’epoca dal sacerdote, c’era anche quello di insegnante e membro del consiglio direttivo dell’Istituto Tommaso Ludovico da Vittoria, proprio la scuola di musica in piazza Sant’Apollinare a Roma, frequentata da Emanuela.

La ragazza sparì proprio all’uscita dalla scuola di musica quando Noirot era uno dei cinque insegnanti che componevano l’organo di direzione dell’istituto, insieme a monsignor Valentino Miserachs Grau, al professor Francesco Luisi, al maestro Mario Scapin e alla professoressa Maddalena Avignoni. Ma il nome di Noirot venne fuori anche quando il compianto Papa Bergoglio arrivò in Vaticano e iniziò a fare luce sui conti del Vaticano. Nelle relazioni sulle attività alcuni paragrafi sono dedicati al Fondo monsignor Marcel Noirot. Da tali verifiche venne fuori il “Fondo monsignor Marcel Noirot”. Spiega Nuzzi che era “Il conto di un monsignore che aveva incarichi presso la santa sede e aveva deciso di aprire un deposito presso l’Apsa, la banca centrale vaticana. Peccato però che questo di tipo di rapporti finanziari fossero di fatto vietati dall’amministrazione visto che l’Apsa era delegata a gestire i denari di enti, istituti e fondazioni vaticane quindi non di privati”, precisa Nuzzi aggiungendo che “Gli uomini di Bergoglio, invece, avevano trovato un elenco di depositi personali che costituivano un’autentica eccezione. Perché monsignor Noirot godette di questo trattamento?”, si domanda il giornalista esperto di questioni finanziarie e non legate al Vaticano.

articolarità di questo fondo è che, ci spiega “pur avendo una liquidità relativamente modesta di 51mila euro (…) comprende un portafoglio titoli molto più ampio, valutato intorno ai 450mila, il che è meno usuale. Ora, questo fondo Noirot non può che essere quello di Mons. Marcel Noirot, professore alla scuola di musica frequentata da Orlandi e legato al clero di Sant’Apollinare. C’è indubbiamente un legame tra queste due cose, il fondo e il sacerdote, che ha un fondo significativo (per sé o come prestanome). Del resto, non è solo questo il punto di contatto tra la scuola di musica frequentata dalla Orlandi e l’Apsa. Coincidenza vuole che l’edificio che all’epoca ospitava l’istituto Da Vittoria, al civico 49 di piazza Sant’Apollinare, fosse di proprietà proprio dell’Apsa. Proprio lì e in quegli anni il cardinale Agostino Casaroli, presidente della banca centrale vaticana, officiava di prassi la messa d’inaugurazione dell’anno musicale. Nello stesso palazzo frequentato dalla Orlandi al piano inferiore c’erano invece gli uffici della delegazione dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, correntista dell’Apsa dal giugno del 2012. E a celebrare la messa in basilica si recava a volte anche il cardinale Giuseppe Caprio, scelto da papa Wojtyła come gran maestro dell’ordine del Santo Sepolcro.” (fonte: La Stampa).

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