I mille volti del lavoro che cambia. Istantanee di una storia collettiva
A Bologna una grande mostra multimediale. Dalle fabbriche agli ospedali: lotte, diritti e contraddizioni .

La nostra è una costituzione lavorista, per citare le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella pronunciate a Bologna lo scorso ottobre. E proprio Bologna, da oggi fino al 18 maggio, ospita la mostra fotografica e multimediale Al lavoro: tutto cambia tutto. Nel padiglione Temporanea del Dumbo, nell’ex scalo merci Ravone, con un’ampia raccolta di fotografie, documenti, reportage e videointerviste, installazioni grafiche e opere d’artista viene raccontata l’evoluzione del lavoro in questi decenni partendo da grandi mobilitazioni operaie, passate e presenti, fino ai suoi aspetti più problematici come la sicurezza e il precariato. Un viaggio all’interno delle leggi che hanno regolato il lavoro italiano partendo dall’Accordo di San Valentino del 1984 e ai successivi scioperi, per poi proseguire con la legge per la sicurezza sul lavoro del 1994, la pari opportunità nel pubblico impiego del 2002, poi il jobs act, fino licenziamenti interrotti durante la pandemia.
Il percorso espositivo, curato da Francesca Marzotto e Samuele Pellecchia, include immagini storiche di grandi fotografi come Paola Agosti, Gianni Berengo Gardin, Francesco Cito, Lucio Cavicchioni, Dino Fracchia, Fausto Giaccone, Uliano Lucas, Fernando Moleres, Alberto Roveri, ma gli autori sono complessivamente più di quaranta.
Così la mostra, tra gli scatti in bianco e nero degli operai della Fiat Mirafiori, fino a una badante che si trucca prima di andare al lavoro, si muove nella storia, proponendo uno sguardo completo e problematico sul mondo lavorativo. Tra le varie sezioni, c’è quella d’apertura, dedicata all’impiego pubblico esplorando il fenomeno delle privatizzazioni, un’altra invece, dedicata al lavoro minorile, svelando la sua presenza ancora attuale in molti continenti. Poi lo sguardo si allarga sulla sicurezza, attraverso scatti di incidenti e stragi che ancora registrano numeri altissimi.
Ampio spazio è dedicato anche alla sanità pubblica, dove le condizioni di medici e infermieri, già al centro del dibattito pubblico, sono raffigurate attraverso le loro voci, tra turni struggenti e stipendi sempre più bassi. Non manca infine la lotta, che non è solo omaggiata nel suo percorso storico ma anche e soprattutto nella sua continua permanenza attraverso i movimenti operai odierni, dalla lotta del Collettivo di Fabbrica Gkn, in assemblea permanente dal luglio 2021, alle mobilitazioni della mestranze di aziende come La Perla, Gls, Saga Coffee. "La mostra – ha detto ieri Michele Bulgarelli, segretario Cgil Bologna – torna a mettere al centro della nostra società il valore del lavoro e della dignità di chi lavora. Come ha scritto il nostro segeratrio generale Maurizio Landini, c’è un nesso inscindibile tra il lavoro e la democrazia". Rita Ghedini, presidente di Legacoop Bologna, ha fatto notare che "in un tempo fatto di disuguaglianze, la cooperazione è fondamentale per creare un nuovo modello economico che metta al centro le lavoratrici e i lavoratori. Quello che ci preoccupa è la perdita di luoghi di partecipazione e scambio, non dobbiamo smettere di cooperare".
Al cuore della mostra, come dei dibattiti, anche e soprattutto la questione dei salari, che sono "un’emergenza". Uno degli obiettivi di questa mostra, in fondo: gli scatti, infatti, si propongono di riportare il tema del lavoro al centro del dibattito, per far si che il Primo Maggio possa essere una nuova occasione per immaginare un futuro migliore per i lavoratori e le lavoratrici del futuro.