I giovani di Prato col vescovo Nerbini alle esequie di Papa Francesco
I segni e i gesti di Bergoglio nelle parole e nel clima di queste giornate

Prato, 26 aprile 2025 – Il vescovo Giovanni Nerbini e 168 giovani della Diocesi di Prato partecipano, a Roma, al funerale di Papa Francesco. Il gruppo è guidato dal vescovo Nerbini ed è accompagnato da quattro sacerdoti (don Michele Di Stefano, don Andrea Guglielmi, don Silvano Pagliarin e padre Damiano Grecu) e da quattro religiose (suor Deborah, suor Emma e suor Alexandra delle Domenicane di Iolo e la Carmelitana suor Paola). I giovani partecipanti hanno dai 12 ai 17 anni. Molti di loro erano presenti lunedì 21 aprile, giorno della scomparsa di Papa Francesco, alla celebrazione in cattedrale presieduta da Nerbini: "Facciamo attenzione – ha osservato il vescovo in quella giornata – noi amiamo la Chiesa e Pietro, che si chiami Francesco, Benedetto o Giovanni Paolo, noi amiamo la Chiesa e i successori di Pietro. Ho chiesto a tutti voi di pregare perché lo Spirito Santo mostri e indichi al mondo il successore di Pietro, forse noi potremmo non essere d’accordo con questa scelta, ma non ci dobbiamo dimenticare che la Chiesa non è soggetta a mode o simpatie, altrimenti screditiamo il suo ruolo". Ma Francesco "con i suoi segni e i suoi gesti sapeva conquistare, sapeva trasmettere prima ancora di parlare, che il Signore ci aiuti a costruire una umanità, una spiritualità capace di comunicare, perché il Vangelo passa anche da questo. Un vescovo diceva: se possibile siate anche simpatici, perché anche la simpatia parla di Dio. Io credo sia vero. Papa Francesco lo ha fatto".
Assumono un nuovo spessore le parole pronunciate da Nerbini alla via crucis del 18 aprile presso l'ospedale, quando è stata annunciata l'intitolazione della cappellina a Carlo Acutis: "Se è vero che la croce è segno di morte, è vero anche che essa preclude sempre al giorno di Pasqua, alla risurrezione, vuol dire segnare con la speranza questo momento di dolore per tante persone e le loro famiglie". E nel giovedì santo: "Non ci compete vedere se gli uomini e le donne sono migliori o peggiori, se ascoltano o ignorano le nostre parole e i nostri richiami, se camminano o meno sulla strada dei comandamenti ma che tutti possano assaporare il Vangelo buono del Signore e sentire nel cuore il desiderio di fare un passo avanti nella sua direzione".