I dazi di Trump pesano anche sulla spesa militare dell’UE

Per quanto impressionanti siano stati gli aumenti della spesa europea per la difesa negli ultimi anni, la crescita potrebbe essere solo all’inizio. L’establishment europeo della difesa è stato scosso da una serie di fattori proveniente da oltre oceano, primo tra tutti, la decisione dell’amministrazione del presidente Donald Trump di sospendere gli aiuti militari all’Ucraina e... Leggi tutto

Apr 8, 2025 - 17:01
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I dazi di Trump pesano anche sulla spesa militare dell’UE

Per quanto impressionanti siano stati gli aumenti della spesa europea per la difesa negli ultimi anni, la crescita potrebbe essere solo all’inizio. L’establishment europeo della difesa è stato scosso da una serie di fattori proveniente da oltre oceano, primo tra tutti, la decisione dell’amministrazione del presidente Donald Trump di sospendere gli aiuti militari all’Ucraina e di interrompere temporaneamente la condivisione di informazioni d’intelligence con Kiev.

Questo è stato un chiaro avvertimento per i leader europei: gli Usa non sono più il garante incrollabile della sicurezza che l’Europa pensava fossero. Di conseguenza, tra i leader europei è emerso un nuovo senso di urgenza. E nel Regno Unito, sono stati di recente stanziati 2,2 miliardi di sterline in più per la difesa, con l’obiettivo di raggiungere il 2,5% del PIL entro il 2027. L’attuale governo britannico, inoltre, ha dichiarato che mira a raggiungere il 3% del PIL entro il prossimo parlamento.

Il cambiamento più significativo, però, è arrivato dalla Germania. Il prossimo cancelliere del Paese, Friedrich Merz, ha annunciato un ampio pacchetto di spese per la difesa e ha modificato le norme tedesche sul debito per esentare parzialmente le spese militari. Per anni, l’industria tedesca degli armamenti è stata limitata dall’esitazione politica e dalle rigide regole del debito pubblico. Le riforme di Merz hanno cambiato le cose. I produttori tedeschi come Rheinmetall, Hensoldt e Renk dovrebbero ora aumentare la produzione per soddisfare la crescente domanda e, di conseguenza, la Germania che a lungo è stata criticata per i suoi scarsi investimenti nella difesa si sta posizionando ora come uno dei principali attori del riarmo europeo.

Ma la strada verso il 5% è ancora lunga. “Quello che è interessante notare – commenta Tom Bailey, Head of ETF Research di HANetf – è che anche in uno scenario di crescita “a ribasso” andremo comunque incontro a un aumento significativo della spesa per le attrezzature del comparto. Infatti, se ipotizzassimo un raggiungimento inferiore rispetto a quello richiesto dagli Stati Uniti, con i bilanci della difesa della NATO (ex Usa) che raggiungono il 3% del PIL entro il 2029, con una spesa per le attrezzature che rimane al 31,6% del bilancio totale e un PIL collettivo che cresce dell’1% all’anno, questo comporterebbe comunque un aumento della spesa per la difesa di 92 miliardi di dollari, una quota decisamente significativa per le entrate globali del settore. Si tratterebbe di una spinta pluridecennale favorevole per le aziende europee del settore della difesa e per gli innovatori della tecnologia militare. Tutto questo verrebbe determinato non solo dall’enorme aumento della spesa per la difesa, ma anche dal riorientamento di tale spesa verso le aziende europee, un settore che continuerà a crescere con i fornitori europei che saliranno alla ribalta man mano che la dipendenza dalle aziende statunitensi si ridurrà nel tempo”.

HANetf ha quotato oggi su Deutsche Börse Xetra ed Euronext Paris il Future of European Defence UCITS ETF (ticker ARMY), in arrivo nelle prossime settimane anche su LSE e Borsa Italiana.