I big del mondo in prima fila
Abito nero, velo per le donne. Ma Trump snobba il protocollo. .

Tutti attendevano i big, ma i big non si facevano vedere. I big, senza voler mancare di rispetto agli altri, erano Trump, Macron, Zelensky, Starmer. Poi proprio a ridosso dell’ora di inizio del rito (la puntualità è particolarmente curata nelle cerimonie in Vaticano) sono usciti sul sagrato tutti insieme dalla porta destra della basilica e uno dietro l’altro hanno intasato la fila del cerimoniale preposto a condurre i capi di Stato alla loro postazione. A quel punto è iniziata la mitragliata dei fotografi, l’unica ammessa ieri al funerale del papa della pace, e loro, i grandi tra i grandi, si sono seduti. La diffusione poco dopo della storica foto di Trump e Zelensky che si confessano a vicenda – oltre quella di Trump, Zelensky e gli altri in amabile colloquio – ha chiarito il motivo del piccolo ritardo. Un sospiro di sollievo per tutti. Ad attenderli, come ad attendere gli altri, gli addetti al cerimoniale, quei signori tutti vestiti in ghingheri anche nel giorno del lutto, gente con ancora cariche che nel mondo di adesso paiono un pezzo di Rinascimento. Cerimonieri pontifici, guardie nobili, maestri di camera di Sua santità. Ognuno di loro ha preso via via “in consegna“ uno dei potenti e lo ha accompagnato al proprio posto (il protocollo della Santa Sede è molto rigido, e viene sempre ricordata la frase di un vecchio ministro inglese secondo cui "puoi discutere anche con i terroristi, ma non con il protocollo del Vaticano"). Le sedie erano state assegnate secondo un ordine preciso e codificato nel tempo, neutro, per non far torto a nessuno.
Quindi al primo posto a destra il presidente argentino Milei, in quanto capo di Stato della nazione di origine del papa defunto, poi Mattarella come padrone di casa e a seguire gli altri, in ordine alfabetico francese (perché fino a un po’ di tempo fa la lingua della diplomazia era il francese e in Vaticano amano non seguire le mode). Prima i re (anche qui: il papa è un sovrano, e quindi spazio ai colleghi) e di seguito i capi di Stato. Ecco il motivo per cui Trump (États-Unis) è finito tra re Felipe di Spagna (Espagne) e Macron. Trump che al gesto della pace ha fatto due metri per andare a cercare Macron e stringergli la mano a lungo, ben sapendo, da attore consumato, che i fotografi l’avrebbero ripreso.
Quanto ai colori della cerimonia, in generale è stato proprio il nero a dominare il colore degli abiti con cui i potenti della Terra hanno partecipato al rito. Tra mantiglie (il velo sul capo adottato per l’occasione da molte first lady e sovrane) e completi austeri, l’unica nota fuori dal coro arriva dagli Stati Uniti. Il presidente Donald Trump ha scelto il blu e si è distinto nel mare scuro dell’abbigliamento formale, con un completo color cobalto abbinato a camicia bianca e cravatta coordinata. Al suo fianco, la first lady Melania Trump è apparsa impeccabile in un soprabito doppiopetto nero, velo, occhiali da sole, guanti in pizzo e gli immancabili tacchi a spillo, impreziositi da gioielli sobri. Il nero, colore del lutto, è stato categorico per i partecipanti (era quello richiesto dal famoso cerimoniale). Per gli uomini l’etichetta imponeva abito scuro con cravatta nera lunga. Per le donne l’abito nero doveva essere lungo e arrivare sotto il ginocchio, e gambe e braccia devono restare coperte. La regina di Spagna, Letizia Ortiz, ha eseguito alla lettera ed è sembrata raffinata in abito nero, mantiglia e spilla argentata accanto al consorte, il re Felipe VI.
La maggior parte dei leader politici ha rispettato il rigido dress code: dal presidente argentino Javier Milei, in completo e cravatta nera, accompagnato dalla sorella Karina in giacca dai revers di raso, al presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, sobrio in abito nero e camicia bianca. Con lui la figlia Laura, in gonna nera midi, collant scuri e velo. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha optato per un tailleur nero doppiopetto con bottoni dorati, mentre Giorgia Meloni, presidente del Consiglio italiano, in seconda fila, ha scelto un tailleur nero con capelli raccolti in uno chignon e collo adornato con eleganza da due laccetti.
Nella delegazione italiana anche il presidente del Senato, Ignazio La Russa, in completo blu scuro, e il vicepremier Matteo Salvini, in nero. La première dame francese, Brigitte Macron, con grandi occhiali da sole, cappotto nero e collant velati, ha accompagnato, in rigoroso total black, il marito Emmanuel Macron, mentre dal Principato di Monaco, presenti il principe Alberto II e la principessa Charlène, forse la più rigorosa nel rispettare l’etichetta: velo nero, tubino sotto il ginocchio, maniche lunghe, borsetta piccola e kitten heels. Per la famiglia reale inglese ha presenziato il principe William, in abito blu scuro, accompagnato dal primo ministro Keir Starmer. Diverso lo stile del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha mantenuto il suo look più informale: giacca con tasche e camicia nera abbottonata.
Al termine del rito qualche saluto informale ai vicini, poi ognuno ha cercato di guadagnare in maniera ordinata l’uscita. Chi verso la propria ambasciata, chi all’aereo di Stato per far immediato ritorno al proprio Paese, chi ad approfondire qualche contatto con bilaterali ‘improvvisati’ ma non per questo inutili o improduttivi.