Hanno cacciato i narcos e salvato il mare: ti racconto la storia epica delle Guardianas del Conchalito

Nell’estuario di El Conchalito, una zona umida costiera situata a La Paz (Messico), dove il degrado incalzava e le reti da pesca si intrecciavano con le ombre del narcotraffico, un gruppo di donne ha deciso di cambiare le regole. Così, le “Guardianas del Conchalito“, come si fanno chiamare, hanno trasformato un villaggio di pescatori in...

Mar 17, 2025 - 14:07
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Hanno cacciato i narcos e salvato il mare: ti racconto la storia epica delle Guardianas del Conchalito

Nell’estuario di El Conchalito, una zona umida costiera situata a La Paz (Messico), dove il degrado incalzava e le reti da pesca si intrecciavano con le ombre del narcotraffico, un gruppo di donne ha deciso di cambiare le regole.

Così, le “Guardianas del Conchalito“, come si fanno chiamare, hanno trasformato un villaggio di pescatori in declino in un esempio di sostenibilità e resilienza, sfidando spacciatori, scaricatori abusivi e pregiudizi di genere.

La loro storia inizia nel 2017, attorno a un tavolo da picnic traballante, con quattro donne che osservavano con rabbia una piantagione di mangrovie invasa dai rifiuti. Il loro villaggio, El Manglito, vicino a La Paz, nello Stato messicano della Bassa California del Sud, stava soffrendo a causa della criminalità, del turismo incontrollato e della pesca illegale.

“Le mangrovie stavano morendo, la spazzatura era ovunque”, ha raccontato al Guardian Graciela “Chela” Olachea, la più anziana del gruppo. “Le cose andavano male e stavano peggiorando”, ha aggiunto Claudia Reyes.

Determinate a cambiare la situazione, le donne si sono organizzate e hanno presentato una proposta audace alla comunità: ripulire l’area e ricevere un compenso per il lavoro svolto. “Siamo andati dagli uomini che erano i decisori nella nostra comunità e abbiamo detto: ‘Vogliamo ripulire questo luogo. E vogliamo essere pagate per farlo'”, ha spiegato Reyes.

La reazione degli uomini non è stata entusiasta. Ma le donne, con la loro tenacia, sono riuscite a ottenere un salario per cinque di loro. Tuttavia, erano in quattordici a voler partecipare. “Ma abbiamo accettato”, ha detto Reyes. “Volevamo dimostrare che potevamo farcela: volevamo fare la differenza e volevamo guadagnare un po’ di soldi”.

Così, le “Guardianas del Conchalito” hanno iniziato la loro opera di riqualificazione. Hanno posizionato massi per impedire l’accesso ai camion che scaricavano illegalmente i rifiuti, hanno scavato canali per ripristinare il flusso dell’acqua verso le mangrovie, hanno ripulito l’area dai rifiuti e hanno sorvegliato la zona per fermare la pesca illegale.

Ma non si sono fermate qui. Le donne hanno anche affrontato gli spacciatori che operavano nella zona, intimandoli di andarsene. “E forse la cosa più impressionante è che hanno pattugliato il territorio per tutta la notte, affrontando, dicono, gli spacciatori e intimando loro di andarsene”.

Oggi, la situazione a El Manglito è radicalmente cambiata. Le mangrovie sono rigogliose, l’area è pulita e la criminalità è diminuita. Le “Guardianas” hanno dimostrato che la determinazione e il lavoro di squadra possono portare a risultati straordinari.

Ma il loro impegno non si è limitato alla riqualificazione ambientale. Le donne hanno anche avviato un’attività di allevamento di ostriche, la prima nella regione gestita interamente da donne. Questo progetto non solo ha creato nuove opportunità di lavoro, ma ha anche promosso la pesca sostenibile, un aspetto fondamentale per la salute dell’ecosistema marino.

“Noi facciamo le cose in modo diverso dagli uomini”, ha spiegato Daniela Bareño. “Avevano un atteggiamento più individualista; noi lavoriamo democraticamente. Ci incontriamo ogni lunedì, discutiamo e prendiamo decisioni collettivamente”.

Il successo delle “Guardianas del Conchalito” ha avuto un impatto positivo anche sulle loro vite. Rosa María Hale Romero racconta: “Prima chiedevo il permesso a mio marito se volevo uscire di casa. Ora, se esco, gli dico semplicemente: ‘Tornerò’. E invece di servirlo io, è lui a portarmi il caffè”.

Dal mare alla tavola

La cooperativa delle Guardianas gestisce ora una pescheria, dove vendono i frutti del loro lavoro: vongole, ostriche e capesante.

Ma il cammino non è stato facile. Martha García, una delle leader del gruppo, racconta le difficoltà affrontate: “Ogni giorno, solo per essere donne, affrontiamo il machismo e i tentativi di toglierci le proprietà perché la nostra terra è dentro la città e a dieci minuti dal lungomare, una zona altamente turistica”.

Le donne hanno dovuto superare pregiudizi e ostacoli, dimostrando che la pesca non è un’attività riservata agli uomini. “All’inizio, gli uomini ci deridevano, ci chiedevano come avremmo fatto a fare la guardia, a stare in barca all’alba, a gestire le difficoltà”, ha spiegato Martha. Ma le Guardianas hanno risposto con i fatti, guadagnandosi il rispetto della comunità.

Il loro successo ha ispirato le nuove generazioni. Le figlie delle Guardianas, spinte dall’esempio delle loro madri, hanno scelto di seguire le loro orme, ma con una marcia in più: la formazione accademica. Alcune studiano biologia marina, acquacoltura, ingegneria della pesca, e persino sistemi informatici, per portare la tecnologia a supporto della cura degli oceani.

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