Guerre e fame nel mondo. Da Occidente a Oriente. Ancora troppe violenze infiammano il pianeta

Ucraina e Palestina, ma anche Yemen e Birmania: i conflitti non si fermano. Nella zona del Sahel sopravvive l’Isis, alta tensione tra Kashmir e Jammur.

Apr 24, 2025 - 07:21
 0
Guerre e fame nel mondo. Da Occidente a Oriente. Ancora troppe violenze infiammano il pianeta

"Il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura". Parole di Papa Francesco. E poi, il 20 aprile, nel giorno di Pasqua e poche ora prima di morire: "Sono vicino alla comunità cristiana in Libano e a quella in Siria. Rivolgo un pensiero speciale anche al popolo dello Yemen che sta vivendo una delle peggiori crisi umanitarie prolungate del mondo, a causa della guerra". Il pontefice argentino ha sempre tenuto a mente i conflitti e le povertà. Non solo per l’Ucraina. Non solo in Palestina. Ma anche per guerre di cui troppo spesso non si parla, dall’Oriente all’Occidente. Temi, quelli della lotta alla povertà e alla fame, così come della salute e dell’uguaglianza, che fanno parte degli obiettivi dell’Agenda 2030.

UCRAINA OCCUPATA

Nel febbraio del 2022 la Russia decide di invadare l’Ucraina, dopo che nel 2014 aveva già occupato alcune zone della regione del Donbass e della Crimea. L’escalation così inizia a coinvolgere migliaia di civili, con attacchi russi anche nelle città più grandi come Kiev, Mariupol e Charkiv. L’Ucraina risponde e nasce una vera e propria guerra che ancora non si è fermata. Negli anni, oltre ai troppi morti, ci sono stati tantissimi rifugiati ucraini, scappati dal conflitto verso la vicina Europa. Una guerra che ha avuto anche grosse conseguenze sulle materie prime e sul commercio. E la tregua ancora non è alle porte.

PALESTINA IN FIAMME

Il 7 ottobre del 2023 si è intensificato, nuovamente, il conflitto tra Israele e Palestina. Dopo un attacco di Hamas, organizzazione fondamentalista, Israele contrattacca nella Striscia di Gaza uccidendo anche migliaia di civili, e poi anche in Libano – soprattutto gli Hezbollah, partito islamista sciita e organizzazione paramilitare radicale – e nelle alture del Golan in Siria. Ma anche in Iran, facendo tremare il mondo per lo scoppio di una guerra nucleare.

YEMEN, CONFLITTO CIVILE

In Yemen invece la disputa va avanti ormai da più di 10 anni. Centinaia di bambini morti, decine di migliaia di civili uccisi. La fame che spopola in tutto il paese. L’economia al collasso. L’istruzione che non c’è più. Carenza di cibo, assenza di acqua potabile. Una crisi umanitaria senza sosta dal 2014, quando il gruppo armato sciita degli Houti fece scoppiare una guerra civile visto che la maggioranza della popolazione è di religione musulmana sunnita.

MYANMAR DIMENTICATO

La guerra civile ha colpito anche il Myanmar, paese conosciuto come Birmania. Nel 2021 infatti ci fu infatti un colpo di stato militare. Partirono protesta di massa che sono state represse con omicidi, torture, sequestri e arresti. Bombardamenti di scuole e ospedali, milioni di sfollati, decine di migliaia di morti. Viene perseguitato anche il gruppo etnico dei rohingya, di religione islamica, che è costretto a rifugiarsi ai confini con il Bangladesh e l’India, con vere e proprie detenzioni nei campi rifugiati.

TERRORISMO NEL SAHEL

L’Isis, il terrorismo islamico, sopravvive. Lo fa in tutta l’area del Sahel, quella fascia di territorio che va dal territorio subsahariano alle prime savane della fascia equatoriale. A testimoniarlo sono anche i tentativi di colpi di stato armati che ci sono stati in tutti i paesi dell’area, da ovest a est. Tra il 2020 e il 2021 in Mali, ma allo stesso tempo anche in Guinea. Poi è toccato al Sudan. Successivamente, con lo stesso modus operandi, ecco i movimenti armati e militari in Burkina Faso. Poi è toccato anche al Niger e al Gabon. In questo nuovo epicentro del terrorismo jihadista ci sono anche cellule di Al-Qaeda. E nel mirino degli attacchi ci sono pure le fazioni religiose cristiane.

LE GUERRE CLIMATICHE

Gravi esigenze umanitarie si sono verificate anche a causa del clima. È il caso delle Fillippine con i tifoni e le alluvioni, dell’Afghanistan con la siccità. Ma anche di Haiti colpito duramente dal terremoto. E poi l’India, la Somalia (dove i venti di guerra non si sono mai indeboliti, vista anche la presenza della matrice terroristica di Al-Shabaab), il Bangladesh, la Malesia, il Madagascar, il Pakistan. Crisi che costringono i cittadini di alcune zone a fuggire dal proprio paese perché hanno perso abitazioni, lavoro o terreni. Sono così nati, sempre di più, i rifugiati climatici, con vere e proprie rotte verso paesi confinanti.

ALTRE AREE A RISCHIO

Il conflitto del Kashmir e del Jammur è sempre vivo tra India e Pakistan. Una regione che rientra nella disputa tra le parti da tantissimi anni. Così come non si arrestano le schermaglie della Cina a Taiwan e Hong Kong. Anche il Venezuela da anni è sull’orlo di una guerra civile, con proteste che sono state spesso represse con la violenza. E poi Siria, Libia, Afghanistan e Iraq, dove attacchi e bombardamenti si alternano a una pace non duratura. I confini caldi sono anche in Corea del Nord e in Africa tra Etiopia ed Eritrea con la regione del Tigrai stremata da violenza e povertà. Ma pure alle porte dell’Europa, in Georgia e Kazakistan. Alla ricerca di quella pace che troppo spesso manca tra i governi, i popoli e le religioni.

Nicholas Masetti