Goliarda Sapienza e “l’arte della gioia” come sentimento politico
Libertà, autodeterminazione, emancipazione: c’è tutto in "L’arte della gioia", il romanzo di Goliarda Sapienza che oggi trova nuova luce. The post Goliarda Sapienza e “l’arte della gioia” come sentimento politico appeared first on The Wom.


Sicilia, primo gennaio 1900: nasce Modesta, il cuore e la mente di questo libro che ha richiesto dieci anni per essere trascritto (dal 1967 al 1976) per poi essere abbandonato per vent’anni dentro una cassapanca in soffitta. La protagonista, una «carusa tosta» è poliedrica e sorprendente. A partire dal suo nome: Modesta di umile non ha niente. E, nel suo stare al mondo evolvendosi sempre, è una figura letteraria che diventa persona: c’è una Modesta in ogni donna che disobbedisce in nome della sua gioia.
Ribaltare tutti gli stereotipi sulla presunta “femminilità”
Modesta, la protagonista de “L’arte della gioia” è sfrontata, curiosa, impaziente. Distruggendo lo stereotipo della donna angelo del focolare, a partire dalla riappropriazione di tutti i tabù sessuali sulle donne, imparerà a sfruttare la sua intelligenza machiavellica e il suo fascino per ribaltare del tutto la sua posizione sociale.
Ma non lo farà per rivalsa sociale o avidità. Modesta agisce sempre e solo in nome della libertà e di una condizione: la gioia
«Ho fatto bene a rubare, sempre, la mia parte di gioia a tutto e a tutti» dice Modesta, interpretata nella serie da una ipnotica Tecla Insolia: Modesta difenderà la sua gioia su tutto. Scovandola con tutti i mezzi possibili, coltivandola e proteggendola. Anche con crudeltà. Una postura rivoluzionaria alla quale l’epoca in cui Goliarda Sapienza ha vissuto non era pronta: il mondo, come gli editori, non era preparato al fatto che le donne, per essere felici, possano uccidere. Che partorendo lottino con il proprio figlio per la sopravvivenza. Che si masturbino, che possano desiderare altre donne, che possano desiderare gli uomini e le donne. Che non piangano davanti alla morte.
Goliarda Sapienza irrompe in questo contesto e, la gioia di cui scrive, è un sentimento che ancora oggi non si è privato dei tabù.
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La pubblicazione postuma di una gioia spregiudicata
Il racconto di Goliarda Sapienza è audace, spregiudicato, violento, senza filtri. Perché Modesta, che nasce povera nelle campagne della Sicilia dei primi del Novecento in una famiglia che la maltratta, la affama e la violenta, non è un’eroina: non utilizza il bene semplicemente per sopravvivere. Ma per vivere felice. Nata nella miseria, violentata dal padre, senza l’amore della madre, Modesta riesce a diventare la colonna portante di una ricca famiglia aristocratica.
La sua identità è inafferrabile: è madre naturale e adottiva, amante di donne e di uomini, sposa, madre naturale e adottiva, nonna, attivista politica, detenuta, intellettuale
Mentre la gioia di Modesta esplode nelle pagine, Goliarda Sapienza si vede rifiutare il romanzo degli editori fino alla sua morte. Soltanto quando il libro divenne un caso letterario Oltralpe, nel 2005, fu pubblicato integralmente anche in Italia. «La Francia, al contrario dell’Italia, ama molto la trasgressione, per cui il successo enorme de “L’arte della gioia” da noi si deve esattamente a tutto quello che l’ha fatto rifiutare da voi», ha spiegato in un’intervista la traduttrice Nathalie Castagné.
La vicenda del lungo rifiuto italiano si può ricostruire a partire dai libri “Cronistoria di alcuni rifiuti editoriali dell’Arte della Gioia” (Edizioni Croce) e “Lettere e biglietti” (La nave di Teseo): uno dei più grandi e pulsanti romanzi del Novecento italiano venne definito in patria «un cumulo d’iniquità», «un romanzone», letto di volta in volta come un romanzo libertino, un romanzo socialista, un romanzo criminale, un romanzo femminista, un romanzo sessantottino, e capito solo da alcuni.
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Vorticosa e passionale, la scrittura di Goliarda Sapienza
A ostacolare la pubblicazione di Goliarda Sapienza il peso della sua scrittura: doppia, barocca, vorticosa, poetica e orale. E allo stesso tempo appassionata, spiazzante, viva. Ha ragione Angelo Pellegrino, suo marito e curatore della sua opera, quando scrive che, anche quando la sua scrittura non è autobiografica, «è trasfigurazione, trasposizione di tanta vita che le appartiene».
È quello che si può anche dire del romanzo: racconta il Novecento da un punto di vista eccentrico per due volte. Perché isolano e perché femminile. Goliarda Sapienza è fuori da ogni possibilità di categorizzazione: il suo stesso è un femminismo ante litteram.
Come scrive:
State attenti perché di questo passo quando le donne si accorgeranno di come voi uomini di sinistra sorridete con sufficienza paternalistica ai loro discorsi, la loro vendetta sarà tremenda
Cosa ci insegna oggi Goliarda Sapienza (senza voler insegnare)
Modesta, personaggio scomodo negli anni Settanta lo è ancora oggi opponendosi alla difesa della famiglia naturale e alle posizioni conservatrici a riguardo. In una conformazione tutta nuova per i suoi tempi, nel corpo di Modesta Goliarda Sapienza reinventa la famiglia, i legami, l’amore, la relazione. A costo di uccidere e tradire, è la gioia verso cui la protagonista tende.
Il suo non è egoismo. Ma equilibrio rispetto al mondo. Una strategia di “centratura” che le fa riprendere lo spazio che le è stato tolto
Lo fa per lei e automaticamente per tutte le persone che le stanno vicino, che da lei imparano anche quando non la comprendono.
Modesta è libera dal senso di colpa e non si lascia ingabbiare da tutto ciò che la vorrebbe spenta, opaca. Amore compreso. «Comincio a capirti. Tu mi vuoi su con te per piangere, per rifiutare la gioia di quei ragazzi. Tu aspiri a una cella vera, ma io ho fame»: la fame di gioia di Goliarda Sapienza è il suo insegnamento postumo e attuale, per ricordarci di andare sempre e solo verso noi stesse. Rubare la gioia non è un crimine. Ma un atto di resistenza.
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