Goffredo Bettini (Pd): “Il riarmo Ue è un errore. Schlein fa bene a dire no”

Il guru della sinistra: la difesa comune deve svolgere un ruolo di deterrenza. “Serve un equilibrio internazionale più giusto, l’Europa sia responsabile”

Mar 8, 2025 - 05:31
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Goffredo Bettini (Pd): “Il riarmo Ue è un errore. Schlein fa bene a dire no”

Roma, 8 marzo 2025 – Come valuta il Piano europeo di Ursula von der Leyen approvato dagli Stati dell’Unione?
“Non positivamente – avvisa netto e diretto Goffredo Bettini, grande vecchio del Pd, guru di molte generazioni di big della sinistra - La parola “riarmo” che sta allegramente trascinando l’iniziativa di alcuni leader democratici europei non mi piace. Ha in sé un significato aggressivo. Altra cosa è parlare di una necessaria difesa comune europea. Che eserciti un ruolo di deterrenza e sicurezza a sostegno di un equilibrio e dialogo multipolare. Ciò presuppone, prima di tutto, una nuova unità politica dell’Europa almeno nel suo nucleo fondamentale, condizione ineludibile per un’integrazione militare”.
È quello che manca nel Piano von der Leyen?
“Non vedo nel piano di Ursula una spinta in questa direzione, piuttosto un massiccio investimento in armamenti, che rischia di essere fonte di confusione, che distoglie ingenti somme dalle politiche sociali, alimentando le ambizioni fuori tempo di singoli Stati. La grandeur francese. O quella britannica. Per l’Europa sfumerebbe la possibilità, in questo terribile contingente, di contare con una sola voce e di affermare i suoi valori di civiltà e di pace. Prima della difesa comune viene una politica comune”.
Come dovrebbe muoversi l’Europa per uscire dall’angolo in cui si trova fra Trump e Putin?
“Dovrebbe dire: noi siamo qui. Uniti, autonomi e indipendenti. Non vogliamo una trattativa gestita sulla testa di tutti da parte della Russia e degli Usa, due imperi, che si spartiscono l’Ucraina, come fosse un cane morto. Direi ancora: vogliamo contare ed essere protagonisti; anche attraverso un realistico e coordinato potenziamento dei nostri eserciti; ma soprattutto grazie alla nostra autorevolezza storica e culturale, alla nostra strategica posizione geopolitica, alla nostra capacità economica e produttiva, alla dotazione di armi atomiche che già possediamo come garanzia dei nostri confini. Se tutti assieme, con spirito patriottico europeo, mettessimo in campo il peso di questi fattori, sarebbe impossibile per Trump trattarci come l’archeologia del mondo, chiacchierona, velleitaria e inutile”.
Gli americani da tempo vogliono più spesa militare da parte degli europei.
“Gli americani hanno speso più di noi per tenere in piedi la Nato. È servito loro, tuttavia, per influenzare la politica europea, per accrescere le loro convenienze. È un bene che l’Europa si assuma le proprie responsabilità, come intende fare. Accompagnando ciò alla sua piena autonomia, a una libertà di movimento, al rifiuto della subalternità dell’inerzia, che purtroppo sono emerse, in particolare in tutta la fase della guerra in Ucraina”.
Schlein si è dichiarata contraria all’impostazione di Bruxelles, ma rischia di rimanere isolata in Europa, con le forze di destra estrema o populiste. Socialisti, laburisti e socialdemocratici sono con von der Leyen.
“Mai come in questo momento sono vicino alla segretaria. Decisa e misurata. Abbastanza vergognose le reazioni di molti. Isolata? Per nulla, coglie un vasto sentimento popolare. Con i Socialisti europei non vuole certo rompere. Ma discutere sì. Va aiutato il suo coraggio”.
La sua posizione nel Pd vede sul fronte opposto big come Gentiloni e Guerini, per citare i due principali.
“La direzione del Pd ha dato fiducia a Elly Schlein. Ogni voce autorevole arricchisce il dibattito e non voglio interpretarla come un muro di ostilità”.
Qual è l’obiettivo politico interno della segretaria dem: tenere unita, sulla pace, l’opposizione?
“No. Il suo obiettivo è dire la verità. La difesa comune deve essere un passo decisivo in avanti dell’unità politica europea. Un aumento della spesa militare, gestita dai singoli Stati senza alcuna condivisione per arrivare alla tregua, è un segnale aggressivo, che può diventare presto semplicemente di fumo, un ruggito che ci mette fuori, qui e ora, dal vero contendere. Che non è tra la pace e continuare la guerra; piuttosto a quale pace si debba arrivare”.
Non ritiene che sia debole una posizione pacifista a senso unico nel mondo di Trump e di Putin?
“Infatti, nessuno auspica un pacifismo a senso unico; ma un equilibrio internazionale più giusto, che plachi l’odio e la deformazione parossistica dell’altro, che tutti i conflitti impongono. La strage di una generazione di ragazzi ucraini e russi, israeliani e palestinesi, non è una dimostrazione di forza; piuttosto di debolezza della politica, incapace di evitare prima, e rispondere dopo, all’aggressione della Russia, al terrorismo e alla violazione del diritto internazionale”.
Negli anni Ottanta il Pci fu contro gli euromissili. Eppure, quei missili hanno garantito la pace e, insieme con altri fattori, la fine della Guerra Fredda. Il Pci sbagliò?
“Era un’altra epoca. Allora si parlava della necessità di un disarmo bilaterale tra due mondi che si combattevano, l’Occidente e il comunismo. E non furono i missili a salvarci, ma la volontà diffusa dei rispettivi campi di non arrivare alla distruzione della nostra specie. Oggi, purtroppo, si sono sdoganate le armi atomiche. Si parla con leggerezza e sfrontatezza di occupare nazioni e territori. Trump è esemplare in questo esercizio di minaccia. Oggi, la vita umana ha perso ogni sacralità”.