Gli auguri dell’Arcivescovo: "Gesù vive per sempre la speranza non delude"
Monsignor Giulietti scrive ai fedeli in occasione della Santa Pasqua: un invito all’esperienza della fede “Se c’è un giorno in cui risulta evidente che ‘la speranza non delude‘ (Rm 5, 5) è proprio quello di Pasqua“.

Giulietti +
Se c’è un giorno dell’anno in cui risulta evidente che "la speranza non delude" (Rm 5, 5) è proprio quello di Pasqua, nel quale il Cristo, entrato nella passione e nella morte con pieno affidamento al Padre, risorge alla pienezza della vita. Non ha lottato per la sua sopravvivenza, non si è opposto con la forza al potere ingiusto, non è sceso dalla croce, non ha maledetto i nemici... "per la gioia che gli era posta dinanzi" (Eb 12,2) ed essa, al terzo giorno, è puntualmente arrivata.
Chi l’avrebbe detto? Non certo coloro che l’avevano arrestato, giudicato e crocifisso, convinti di aver messo letteralmente una pietra sopra l’imbarazzante vicenda del profeta di Galilea. Non certo la folla, rapidamente transitata dall’esaltazione del Messia al "crucifige!" urlato nel cortile del Pretorio in ossequio alla volontà dei potenti di turno. Nemmeno i suoi amici e discepoli, vigliaccamente evaporati – con la significativa eccezione delle donne e del discepolo amato – dinanzi alla prospettiva di condividere la disgraziata sorte del Maestro. Forse nemmeno noi, convinti che la legge della forza, della sopraffazione, della menzogna, dei poteri forti, degli interessi economici, del pensiero dominante... siano imbattibili e irreversibili.
Eppure è accaduto. Colui che ha sperato non è rimasto deluso. Sono rimasti delusi, invece, tutti gli altri, perché la "pratica-Gesù-di-Nazareth", lungi dal venire archiviata, si è gonfiata a dismisura, interessando gli estremi confini della terra e divenendo inquietante segno di contraddizione per la sapienza e la forza del mondo. E tutti costoro tentano, con sempre nuovi artifici, di derubricare la risurrezione tra le pie favole, in modo che, pur ammettendo la grandezza di Gesù, dei suoi insegnamenti, della sua statura morale e spirituale, egli rientri tra quelli la cui speranza, alla fine, è andata delusa. E così si possa dire alla gente che la grande speranza della vita nuova e dell’eternità annunciata dal Vangelo è solo la bella utopia di uno dei tanti sognatori e idealisti della lunga storia dell’umanità.
Per carità: brava persona, uomo eccezionale, pensatore illustre, ma – in fondo – un perfetto illuso, le cui parole possono riscaldare il cuore, ma sono fuori dal mondo. Se non che, è accaduto – veramente! – che egli abbia lasciato il sepolcro, aprendo a chi lo desideri la strada di una vita nuova, non più prigioniera del male, del peccato e della paura della morte. Una vita animata dalla speranza. Da quella mattina uomini e donne di ogni luogo e di ogni tempo hanno iniziato a vivere in modo diverso da tutti gli altri, convinti – per ciò che era accaduto a Gesù – di potersi spendere senza timore per qualcosa che non li avrebbe delusi. In questa Pasqua giubilare, come autentici "pellegrini di speranza", corriamo anche noi alla tomba vuota, come Pietro e Giovanni alle prime luci di quella originaria Domenica, per constatare che il sepolcro è vuoto, che Gesù vive per sempre e che la speranza non delude. Peccato per chi non ci crede: non sa cosa si perde!
(+ Arcivescovo di Lucca)