Geotermia, l’energia delle Superhot Rock potrebbe alimentare gli interi Stati Uniti
Ecco le “rocce super hot” che potrebbero risolvere molti problemi energetici, rivoluzionando il settore della geotermia. L’energia geotermica potrebbe rappresentare una fonte abbondante di energia rinnovabile a costi competitivi con quelli dei combustibili fossili, e investimenti mirati potrebbero accelerarne notevolmente lo sviluppo. È quanto emerge da un nuovo rapporto dei ricercatori della Cornell University e...

Ecco le “rocce super hot” che potrebbero risolvere molti problemi energetici, rivoluzionando il settore della geotermia.
L’energia geotermica potrebbe rappresentare una fonte abbondante di energia rinnovabile a costi competitivi con quelli dei combustibili fossili, e investimenti mirati potrebbero accelerarne notevolmente lo sviluppo. È quanto emerge da un nuovo rapporto dei ricercatori della Cornell University e dell’organizzazione no-profit Clean Air Task Force (CATF).
La serie di report intitolata “Gaps, Challnges, and Pathways Forward for Superhot Rock Energy”,pubblicata da un gruppo di ricerca della Cornell University e dell’organizzazione no-profit Clean Air Task Force (CATF), approfondisce le tecnologie esistenti ed emergenti per ampliare l’accesso all’energia geotermica, evidenziando le aree chiave su cui concentrare la ricerca. Gli esperti esaminano le sfide tecnologiche e le possibili soluzioni in settori come perforazione, costruzione di pozzi, estrazione di calore, produzione di energia e selezione dei siti.
«L’energia geotermica rappresenta una fonte inesauribile e sempre disponibile di energia pulita», si legge nel rapporto. «Con l’innovazione, l’energia delle rocce superhot potrebbe fornire energia rinnovabile scalabile e affidabile in molte più parti del mondo, con costi e capacità paragonabili a quelli dei combustibili fossili».
Il rapporto sulla scelta dei siti è stato realizzato da un team guidato da Seth Saltiel, professore assistente di ricerca in scienze della terra e dell’atmosfera presso la Cornell University, insieme a Chanmaly Chhun, associata post-dottorato, Pascal Caraccioli Salinas, dottorando, e altri ricercatori del Cascade Institute.
Tradizionalmente, i sistemi geotermici sono stati utilizzati solo in regioni dove il calore sotterraneo si concentra vicino alla superficie, come nelle aree vulcaniche o lungo i confini delle placche tettoniche. Tuttavia, le nuove tecnologie mirano a superare questo limite, rendendo l’energia geotermica accessibile praticamente ovunque. Perforando più in profondità nella crosta terrestre, sarebbe possibile sfruttare l’energia delle rocce superhot (SHR), ovvero rocce che raggiungono temperature di almeno 374 gradi Celsius, sufficienti a generare una quantità significativamente maggiore di energia e a migliorare l’efficienza nella produzione di elettricità.
L’estrazione sicura di questa energia richiederà un’attenta scelta dei siti e una conoscenza approfondita delle caratteristiche del sottosuolo, come la struttura delle rocce, la presenza di fratture e faglie, il flusso di calore e le fonti geotermiche. Questi fattori sono essenziali perché i progetti geotermici dipendono da una caratterizzazione precisa delle condizioni del sito, come temperature, pressioni, condizioni idriche e proprietà delle rocce, che possono variare nel tempo a causa dell’iniezione di fluidi e dell’estrazione di calore, ha spiegato Saltiel.
A differenza di altre tecnologie rinnovabili facilmente scalabili, la produzione di energia geotermica presenta specificità locali che rappresentano un rischio significativo, frenandone lo sviluppo commerciale. Individuando tecnologie avanzate e opportunità di ricerca per perfezionare i metodi di analisi, puntiamo a superare questi ostacoli e a favorire la diffusione commerciale di questa tecnologia
ha dichiarato Saltiel.
I rapporti del CATF sono frutto della collaborazione tra organizzazioni non profit, aziende di perforazione, produttori di attrezzature, istituzioni accademiche e altri soggetti coinvolti. Il lavoro di Saltiel con Terra Rogers, responsabile del programma SHR presso CATF, è stato in parte finanziato dal Cornell Atkinson Center for Sustainability tramite il programma Innovation for Impact.
Per sfruttare le rocce superhot, è necessario perforare pozzi in rocce dense e dure. Sebbene esistano già innovazioni tecnologiche sviluppate per i sistemi geotermici attuali e per la fratturazione idraulica nell’industria petrolifera e del gas, i rapporti sottolineano che sono necessarie “innovazioni significative” per ridurre i rischi e migliorare l’efficienza. Ciò include progressi nei macchinari per la perforazione, nelle punte da trapano, nei sensori e nella gestione delle temperature.
Nel 2022, la Cornell ha perforato un pozzo esplorativo di circa 3,2 chilometri nel campus di Ithaca per studiare il potenziale della geotermia profonda come fonte di riscaldamento. Tuttavia, non si prevede che questo progetto raggiunga le profondità necessarie per accedere alle rocce superhot, che in alcune aree, come la costa orientale degli Stati Uniti, richiederebbero perforazioni fino a 10 chilometri.
Secondo il rapporto del CATF, il 2% dell’energia geotermica disponibile tra i 3 e i 10 chilometri di profondità potrebbe soddisfare l’equivalente di 2.000 volte l’attuale consumo energetico degli Stati Uniti.
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Fonte: Clean Air Task Force
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