Francesca Palamidessi e l’intimo viaggio di “Wisteria”: un EP tra introspezione e libertà interiore

Con “Wisteria”, Francesca Palamidessi firma un nuovo capitolo della sua ricerca artistica e spirituale, intrecciando suoni, simboli e riflessioni profonde sul senso di sé e sul peso delle scelte. L’EP prende il nome dal fiore del glicine – emblema di femminilità e intimità – ma affonda le sue radici nel significato più ampio e simbolico […] The post Francesca Palamidessi e l’intimo viaggio di “Wisteria”: un EP tra introspezione e libertà interiore appeared first on Indielife.it - Magazine indipendente dedicato agli artisti emergenti.

Apr 26, 2025 - 16:32
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Francesca Palamidessi e l’intimo viaggio di “Wisteria”: un EP tra introspezione e libertà interiore

Con “Wisteria”, Francesca Palamidessi firma un nuovo capitolo della sua ricerca artistica e spirituale, intrecciando suoni, simboli e riflessioni profonde sul senso di sé e sul peso delle scelte. L’EP prende il nome dal fiore del glicine – emblema di femminilità e intimità – ma affonda le sue radici nel significato più ampio e simbolico della parola giapponese 葛藤 (Kattō), che indica un conflitto interiore. È proprio da questa dualità, rappresentata da due fiori le cui radici crescono in direzioni opposte, che prende forma l’anima del progetto.

“Wisteria” non è solo una raccolta di brani, ma un’indagine musicale sulle spinte contrapposte che abitano l’essere umano, specialmente quando si trova a dover decidere tra ciò che desidera davvero e ciò che il mondo sembra aspettarsi da lui. Francesca Palamidessi mette al centro l’esperienza personale per parlare dell’universale: quel costante attrito tra il “vorrei”, il “dovrei” e il “potrei”, alimentato dai condizionamenti familiari e dalle infinite suggestioni quotidiane.

L’EP si muove tra suoni eterei, tessiture vocali raffinate e una scrittura che invita a rallentare, ad ascoltarsi, a riconoscere le proprie direzioni interiori. In un mondo in cui si è spesso costretti a rispondere a stimoli esterni, “Wisteria” diventa uno spazio sicuro, un rifugio musicale dove è possibile ritrovare autenticità e connessione con la propria intimità più profonda.

Con questo lavoro, Francesca Palamidessi non offre soluzioni, ma suggerisce una possibilità: quella di abbracciare il conflitto come parte integrante del processo di crescita, trasformandolo in consapevolezza. “Wisteria” è un invito a lasciar fiorire sé stessi, anche se – o forse proprio perché – le radici vanno in direzioni diverse.

Francesca, “Wisteria” sembra un progetto molto personale e concettuale. Puoi condividere con noi cosa ha ispirato la creazione di questo EP e quali messaggi o emozioni desideravi trasmettere attraverso la tua musica?
Wisteria è nato come un esperimento: volevo provare a creare un album dal formato non convenzionale, e il risultato è questa unica traccia che è stata poi divisa in 10 frammenti musicali/sonori (e visivi). Sulla scia di questa libertà artistica, ho poi elaborato il messaggio di questo lavoro, che vuole essere un inno alla spontaneità non solo artistica ma anche personale.

L’EP utilizza linguaggi musicali diversi e incorpora testi in lingue diverse. Come hai affrontato questo processo creativo multilingue e quale significato aggiunge alla narrazione complessiva di “Wisteria”?
In linea con tutto il concept dell’EP, la scelta di utilizzare lingue diverse è una affermazione di libertà. Io sono una artista indipendente e in questo senso mi è dato fare ciò che voglio, quindi questo spazio voglio utilizzarlo al massimo delle sue potenzialità, facendo scelte di questo tipo che nel mercato commerciale sarebbero sicuramente poco funzionali. Inoltre l’uso di lingue diverse contribuisce a creare un effetto di spaesamento che è in linea con ciò che volevo comunicare in alcuni momenti specifici di questo lavoro.

Hai citato Sylvia Plath e il suo libro “La campana di vetro” come fonte di ispirazione. Come ha influenzato il tuo approccio alla scrittura dei testi e alla struttura dell’EP?
Più che aver influenzato il mio approccio alla scrittura, ha influenzato moltissimo i temi trattati in questo lavoro. In particolare ho fatto riferimento ad un bellissimo passaggio di questo libro che racconta il rapporto con la scelta e con i possibili scenari di vita che ci si presentano davanti (parlo della famosa immagine dell’albero di fico). Mi è capitato tra le mani proprio al momento giusto, mentre stavo già componendo i primi frammenti di Wisteria.

Il tuo lavoro è spesso descritto come un’esperienza multidisciplinare, che abbraccia non solo la musica ma anche il sound design, la fotografia e altro ancora. Come integri queste diverse forme artistiche nel tuo processo creativo e quale ruolo giocano nell’espressione complessiva di te stessa come artista?
Sono da sempre attratta da tutte le forme di creatività, e ho bisogno di praticare discipline diverse per mantenere “vivo il fuoco”, se così si può dire. Quindi mi applico anche nelle arti visive, fotografia, pittura, grafica, video arte, e in generale cerco di rimanere sempre aperta verso nuove discipline. Quando scrivo musica che voglio concretizzare in un progetto discografico, penso anche al suo immaginario, e cerco modi per creare un mondo intorno ad esso. Nel caso di questo EP ho concepito dall’inizio anche l’art video che lo accompagna, mi sono voluta buttare in questo primo tentativo di regia vera e propria, e una cosa ha influenzato l’altra; addirittura dopo aver iniziato a girare il video, sono tornata alla musica modificandone alcune sezioni.

Infine, “Wisteria” sembra un viaggio attraverso il passato, il presente e il futuro. Quali speranze hai per come questo EP possa essere recepito dal pubblico e quale messaggio principale vorresti che gli ascoltatori portassero con sé dopo averlo ascoltato?
La mia unica speranza è di riuscire a far immergere l’ascoltatore in una esperienza sonora e visiva (per chi guarda il video) non convenzionale ma affascinante e coinvolgente.
Voglio trasmettere un messaggio di coraggio e invitare l’ascoltatore a riflettere sul modo in cui vive la propria vita, invogliandolo ad abbracciare la propria unicità e a rifiutare i penosi condizionamenti esterni che con l’inganno ci portano a vivere una vita standard, o spessissimo, una vita triste che non soddisfa i nostri veri bisogni, quelli allineati ai nostri valori.

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