Forza Italia vuole la custodia cautelare “a tempo”: arrestati liberi dopo due mesi. L’emendamento al dl Sicurezza

La custodia cautelare a scadenza: dentro al massimo per due mesi, poi liberi tutti in automatico (o quasi). Ecco l’ultima trovata di Forza Italia per azzoppare le indagini dei pm, contenuta in uno degli emendamenti presentati al decreto Sicurezza in discussione alla Camera. Come anticipato dal Fatto, i deputati azzurri hanno approfittato della conversione in […] L'articolo Forza Italia vuole la custodia cautelare “a tempo”: arrestati liberi dopo due mesi. L’emendamento al dl Sicurezza proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 9, 2025 - 08:02
 0
Forza Italia vuole la custodia cautelare “a tempo”: arrestati liberi dopo due mesi. L’emendamento al dl Sicurezza

La custodia cautelare a scadenza: dentro al massimo per due mesi, poi liberi tutti in automatico (o quasi). Ecco l’ultima trovata di Forza Italia per azzoppare le indagini dei pm, contenuta in uno degli emendamenti presentati al decreto Sicurezza in discussione alla Camera. Come anticipato dal Fatto, i deputati azzurri hanno approfittato della conversione in legge per lanciare l’ennesimo assalto alle misure cautelari, riproponendo un’idea già avanzata la scorsa estate: il divieto di applicare il carcere preventivo a soggetti incensurati. Un evidente assist ai colletti bianchi, che di solito non hanno precedenti penali al momento dell’arresto. Ma non basta: con un altro emendamento, gli onorevoli Enrico Costa, Tommaso Calderone, Pietro Pittalis e Andrea Gentile chiedono di imporre un limite di tempo di sessanta giorni valido per tutte le misure cautelari (quindi non solo la custodia in carcere o ai domiciliari, ma anche quelle più lievi, come l’obbligo di dimora o di firma) disposte per il rischio di reiterazione del reato. Una nuova “tagliola“, quindi, che si affiancherebbe a quella di 45 giorni per le intercettazioni, entrata in vigore di recente dopo l’approvazione di un ddl presentato proprio da Forza Italia.

Al momento le misure cautelari sono disposte dal gip (su richiesta del pm) a tempo indeterminato, anche se la difesa dell’indagato può chiederne in ogni momento la revoca o l’attenuazione. La nuova proposta berlusconiana, invece, recita così: “Decorsi sessanta giorni dall’applicazione della misura, il giudice procede a una nuova valutazione dell’esigenza cautelare e in mancanza di nuove esigenze cautelari, desumibili da atti e fatti concreti e attuali, diversi e ulteriori rispetto a quelli sulla cui base è stata disposta la misura medesima, ne dispone la revoca o la sostituzione con altra misura meno grave”. In sostanza, quindi, per tenere in carcere un indagato più di due mesi serviranno ragioni “nuove”, “diverse” e “ulteriori” rispetto a quelle servite per arrestarlo. E non importa se le ragioni “vecchie”, raccolte magari nell’arco di anni di indagini, sono ancora tutte in piedi: scaduti i sessanta giorni non valgono più nulla. Perciò, anche se ritiene ancora esistente il rischio di reiterazione del reato, il gip non potrà rinnovare la misura cautelare se non riesce a trovare una motivazione “originale”. Un’impresa quasi impossibile, soprattutto nei casi in cui l’indagato è in carcere o ai domiciliari: come si fa a trovare nuovi elementi per dimostrare la pericolosità di un soggetto che non può muoversi né comunicare?

La norma non varrebbe per i reati di mafia, terrorismo, violenza sessuale e altre fattispecie di grande allarme sociale, ma si applicherebbe ovviamente ai delitti contro la pubblica amministrazione (corruzione, concussione, peculato, turbativa d’asta) e anche a produzione, detenzione e traffico di droga. “È davvero singolare”, commenta al fattoquotidiano.it Stefano Celli, pm a Rimini e vicesegretario dell’Associazione nazionale magistrati. “Trasporto dieci chili di cocaina, mi viene applicata una misura cautelare, ne rispetto le prescrizioni per due mesi e il giudice deve revocarla. A meno che non emergano nuove esigenze, ma non vedo come, se non commetto durante l’esecuzione altri reati (dal carcere, poi, come farei?). Sarebbe stato più coerente stabilire direttamente che la durata massima delle misure cautelari è due mesi”. Il deputato Tommaso Calderone, uno dei firmatari dell’emendamento, spiega invece così la proposta: “La custodia cautelare in carcere dev’essere l’extrema ratio, altrimenti si trasforma in pena anticipata. E non può durare per tutto il processo, a meno che non si tratti di un soggetto di altissima pericolosità. La Procura dovrebbe continuare a indagare anche dopo aver ottenuto la misura: se trova nuovi elementi per irrobustire le esigenze cautelari, il soggetto resta in carcere. Se non emerge nulla, subire la vergogna del carcere per sessanta giorni è già un deterrente sufficiente per scongiurare il rischio di reiterazione del reato”, sostiene.

L'articolo Forza Italia vuole la custodia cautelare “a tempo”: arrestati liberi dopo due mesi. L’emendamento al dl Sicurezza proviene da Il Fatto Quotidiano.