Firenze, le campane annunciano la morte del Papa. Le parole di Gambelli
L'invito dell'arcivescovo per le 21 in Ss. Annunziata per una veglia di preghiera. Bergoglio ricordato più volte nelle omelie del triduo e di Pasqua

Firenze, 21 aprile 2025 – A mezzogiorno le campane di Firenze hanno suonato per annunciare la morte di Papa Francesco e invitare tutti alla preghiera. L'arcivescovo Gherardo Gambelli ha invitato stasera alle 21 quanti vorranno alla Basilica della Santissima Annunziata per una veglia di preghiera in suffragio del Papa, più volte evocato in questi giorni da Gambelli.
Chi si è raccolto un po' in queste giornate che hanno preceduto la Pasqua e nel giorno di Pasqua stesso, lo ha fatto per dare al tempo un altro ritmo e un altro sapore, per non lasciarsi trascinare dalla corrente, forse pensando anche a quel malessere che si porta spesso dentro di sé e che si fa sentire, e che ci fa volere desiderare qualcosa che ci supera e ci libera. Nella lettera per la Pasqua di quest'anno, l'arcivescovo Gherardo Gambelli usa un'espressione efficace: “Il peccato è come un chiodo piantato nel cuore”. Chi non banalizza questa parola e ne coglie il significato (tutto ciò che separa dentro e fuori di noi, che fa prevaricare, in una parola ciò che avvelena la vita e i rapporti umani), allora vede come una luce nel buio della storia del presente. Le parole di Papa Francesco hanno in effetti una chiarezza che illumina l'oscurità di “un'ideologia consumista che tende a diffondere nel mondo paure e diffidenza per rinchiuderci nell’individualismo e spingerci a fare sempre nuovi acquisti” (Gambelli nella liturgia notturna in cattedrale di sabato) e i suoi effetti nei “rumori delle armi, delle bombe, dei missili”, antitetici a quelli dello scoppio del carro e che, a 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, continuano a risuonare prepotentemente intorno a noi, “al punto tale che oggi un progetto con grandi obiettivi per lo sviluppo di tutta l’umanità suona come un delirio, la pace sembra un’utopia e quanti si impegnano per la sua realizzazione vengono giudicati come degli ingenui” (liturgia di domenica mattina); si irride la democrazia, si fa crescere un mercato selvaggio, a favore di autoritarismo e dittature; si preferisce la legge della forza, piuttosto che la forza della legge.
Di fronte a questi fatti che generano sentimenti di smarrimento, di sconforto e disorientamento, le pagine del Vangelo di Pasqua illuminano i comportamenti degli amici di Gesù di fronte al messaggio centrale della fede cristiana, la resurrezione, indicativi per tutti coloro che sono sensibili non solo a se stessi: alzarsi, lo stesso verbo che gli evangelisti impiegano per parlare della risurrezione di Gesù (anistemi), chinarsi, tornare come Pietro pieni di meraviglia: il testo greco parla esattamente di un tornare presso di sé (pros autòn), riprendere consapevolezza. Allora ci si guarda intorno e si vede che è ricco e costruttivo chi costruisce relazioni, “anche qui vicino a noi: un prete settantenne che parte per la missione in Congo, una comunità di famiglie che ospita profughi dall’Afghanistan e dalla Siria, chi ogni giorno amorevolmente si prende cura di un bambino gravemente ammalato o di una persona disabile solo per fare qualche esempio di tanto bene che non fa rumore” (liturgia della notte); tante persone che spesso nel nascondimento si impegnano al servizio del bene comune e sono una diga di fronte alla legge della forza, all'origine di fatti violenti che hanno coinvolto i giovani anche a Firenze: giovani “che soffrono per la mancanza di prospettive e di orizzonti per il loro futuro. Raccogliamo la sollecitazione di Papa Francesco che ci esorta a preoccuparci per loro 'Non possiamo deluderli: sul loro entusiasmo si fonda l’avvenire' (liturgia della notte); giovani “che hanno perso fiducia nel futuro, sono disorientati, abbandonano la scuola e il lavoro, rischiano di cadere negli inganni delle dipendenze o di sviluppare atteggiamenti violenti” (liturgia del mattino).
Non bisogna scoraggiarsi, ma rendersi capaci di relazioni, come Maria Maddalena che “parla con gli altri, si lascia trasformare dagli incontri” e che immagine di un’intelligenza relazionale di cui c'è necessità, oltre a quella artificiale. Gambelli pensa in particolare a quanti “si spendono per educare tanti. Penso a coloro che non si stancano di difendere i diritti dei lavoratori a un impiego stabile e sicuro, soprattutto in questo tempo segnato da numerose crisi aziendali, anche nel nostro territorio. Penso a quanti cercano di rispondere al problema dell’emergenza abitativa, mettendo a disposizione case per accogliere famiglie, chi non ha grandi possibilità economiche, chi cerca rifugio fuggendo da situazioni di guerra o di fame, o chi esce dal carcere e tenta faticosamente di reinserirsi nella società”.