Firenze, al Bright Festival un’orchestra di 130 telefoni per raccontare il caos dei social
L'installazione audiovisiva Vainglory visibile alla Stazione Leopolda

Firenze, 12 aprile 2025 - Un bombardamento visivo e sonoro fatto di 130 schermi accesi, ognuno con un contenuto diverso rubato dai social network. È questo il cuore di Vainglory, l’installazione audiovisiva del musicista e artista Max Magaldi – curata da Simone Sensi e prodotta da the Goodness Factory con la partnership tecnica di Reapp – visibile fino a domani alla Stazione Leopolda di Firenze, all’interno del Bright Festival, manifestazione internazionale dedicata all’arte digitale e all’innovazione creativa.
“L’opera mette in scena l’obbligo di mettersi in scena a cui siamo tutti sottoposti nell’era dei social media che, parafrasando Eco, hanno dato diritto di parola a legioni di creativi. Nell’epoca in cui il sociale è diventato social, è molto più facile diventare creators che cittadini.” L’installazione è strutturata in due momenti. Nella prima parte lo spettatore viene letteralmente immerso nel caos: 130 telefoni proiettano simultaneamente contenuti video presi principalmente da TikTok, generando una babele visiva e sonora che materializza la confusione del mondo digitale . “Sui social siamo abituati a vedere un contenuto alla volta, scrollando senza sosta” racconta l’artista. “In Vainglory invece il visitatore ne vede e sente 130, contemporaneamente, e viene messo faccia a faccia col caos comunicativo che ognuno di noi contribuisce a creare ogni giorno.” Nella seconda parte dell’esperienza, Magaldi manipola i video e li sincronizza, trasformando il disordine iniziale in una composizione audiovisiva organica. Il climax si chiude con lo spegnimento degli schermi: i telefoni retroilluminati, spenti, assumono l’aspetto di ceri votivi, restituendo allo spettatore un momento di silenzio e sospensione. “Dopo il caos, il silenzio diventa un bisogno fisico. È quasi un sollievo. I telefoni spenti sono bellissimi, forse dovremmo tutti tenerli spenti un po’ più spesso” commenta Magaldi.
“Mi piace pensare che questo spazio si trasformi in una sorta di santuario digitale, dove ognuno può riflettere sul proprio rapporto con i social.
In fondo quelle che mostro sui telefoni sono le vere icone sacre dei nostri giorni, nei quali pubblichiamo quotidianamente contenuti sui social network per alimentare costantemente il nostro culto personale. Stiamo diventando santi di noi stessi”. Un progetto tra tecnologia e sostenibilità Vainglory fa parte di Devices/theVices, un ciclo di sette installazioni dedicate ai vizi capitali digitali, e si inserisce nel percorso di ricerca artistica di Max Magaldi sul rapporto tra tecnologia, cultura visiva e comportamenti sociali. I 130 smartphone utilizzati per l’opera sono stati messi a disposizione da Reapp, azienda italiana leader nella rigenerazione e nel ricondizionamento di dispositivi elettronici, in un’ottica di sostenibilità e riuso delle tecnologie.
Maurizio Costanzo