Fed tiene fermi i tassi e avverte “Con i dazi crescita a rischio”

L’incertezza è aumentata». Con una frase di poche parole, senza mettere mano ai tassi (che restano al 4,5%), la Federal Reserve ha manifestato tutta la sua preoccupazione per il futuro dell’economia americana, fra i dazi globali imposti dal presidente Trump e i licenziamenti a tappeto ordinati dal Doge di Elon Musk. La guerra commerciale però […] L'articolo Fed tiene fermi i tassi e avverte “Con i dazi crescita a rischio” proviene da Iusletter.

Mar 20, 2025 - 17:13
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Fed tiene fermi i tassi e avverte “Con i dazi crescita a rischio”

L’incertezza è aumentata». Con una frase di poche parole, senza mettere mano ai tassi (che restano al 4,5%), la Federal Reserve ha manifestato tutta la sua preoccupazione per il futuro dell’economia americana, fra i dazi globali imposti dal presidente Trump e i licenziamenti a tappeto ordinati dal Doge di Elon Musk. La guerra commerciale però è la minaccia che preoccupa di più, abbassando le stime sulla crescita, alzando quelle sull’inflazione, e facendo così affacciare sulla scena il fantasma della stagflazione. Quanto alla temuta recessione, secondo il presidente Jerome Powell «esiste una possibilità su quattro che avvenga ». Quella di ieri è stata la prima riunione in cui la banca centrale americana ha avuto davvero la possibilità di iniziare a discutere gli effetti della politica economica della nuova amministrazione, e il bilancio non è stato incoraggiante. La Fed infatti ha abbassato le previsioni sulla crescita annuale, facendola scendere dal 2,1% al 1,7%, mentre ha alzato quelle della core inflation , il dato sui prezzi a cui presta più attenzione, dal 2,5% al 2,8%. Così ha evocato un pericoloso fantasma, perché quando l’economia frena ma l’inflazione continua a salire, si rischia la stagflazione. Dopo aver annunciato la decisione di non toccare i tassi, lasciando aperta la porta alla possibilità di due tagli nel corso del 2025, Powell ha detto in conferenza stampa che «l’economia statunitense è complessivamente forte, ma i dati indicano una elevata incertezza». Anzi, secondo il capo della banca centrale il paese vive una fase di «incertezza insolitamente elevata». La Fed dovrà valutare di volta in volta l’effetto dei dazi e dei licenziamenti, la politica di bilancio, la regolamentazione e le politiche sull’immigrazione dell’amministrazione, che rischiano anche di far mancare preziosa manodopera. Powell non ha citato Trump, che lo ha nominato ma minaccia sempre di cacciarlo, perché non abbassa il costo del denaro come vorrebbe. Però ha chiarito che «le indagini economiche indicano come i dazi stiano facendo salire le aspettative d’inflazione». La chiave quindi resta vedere cosa deciderà di fare la Casa Bianca il 2 aprile, quando secondo le minacce del presidente dovrebbero entrare in vigore i dazi reciproci globali. In principio Trump aveva promesso un’aliquota uguale per tutti, probabilmente tra il 10 e il 25%, ma ora si sta discutendo di provvedimenti singoli e variabili da paese a paese. Sono poi in corso negoziati per evitare le tariffe, perché il segretario al Commercio Lutnick preferirebbe usarle come leva per ottenere concessioni, invece di farle scattare davvero, deprimendo i mercati, che non hanno regito male alla Fed perché si aspettavano posizioni più da falco. Anche i grandi leader dell’industria petrolifera ieri sono andati da Trump, per invitarlo ad evitare le guerre commerciali.

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