F1 | Le due Ferrari squalificate in Cina: la doppietta della vergogna
“Io questo articolo non lo volevo fare”. Così direbbero, rapportandolo al contesto ovviamente, i bravi youtuber quando per un motivo

“Io questo articolo non lo volevo fare”. Così direbbero, rapportandolo al contesto ovviamente, i bravi youtuber quando per un motivo o per un altro sono “costretti” a produrre un contenuto dopo un qualcosa che non è andato bene. Molti magari lo fanno per monetizzare, bravi loro, noi invece non guadagniamo nemmeno un euro in più nello scrivere un articolo su questo argomento piuttosto che su altro. Qualcosa va partorita post gara, e avremmo tanto voluto parlare di lotte in pista, di una Ferrari che risorge dopo i disastri di Melbourne, di una vettura che dà continuità dopo l’ottima vittoria di Hamilton nella Sprint Race. Nulla, non leggerete assolutamente nulla di tutto questo nei prossimi minuti. Oggi la Scuderia di Maranello ha toccato uno dei punti più bassi della sua storia in Formula 1. Non ci sono molte interpretazioni da fare, perché avere due vetture squalificate per due motivi diversi al termine dello stesso Gran Premio lo possiamo riassumere con una sola parola: vergogna.
Errori gravi, che non possono e non devono in alcun modo passare sottobanco. Non esiste che avvenga una cosa del genere: può capitare di essere trovati sottopeso, così come accaduto alla SF-25 di Leclerc, anche se non dovrebbe succedere, chiedere a Russell lo scorso anno, ma questo vuol dire che qualcuno prima di qualifiche e gara abbia acconsentito tutto questo. Si saranno fatti male i calcoli, perché alla fine dei giochi tutto questo vantaggio non si è visto, quindi non vogliamo in alcun modo pensare che ci sia del dolo in questo errore, lo vogliamo dire subito, ma è inaccettabile. Non è possibile gettare alle ortiche una prestazione, che sia essa positiva o negativa, per una tale negligenza. Lo si può accettare, fino a un certo punto, da un team minore, non da una squadra che porta il nome e il logo della Ferrari sul petto.
Due Ferrari squalificate, non c’è nulla di più umiliante
Sulla vettura di Hamilton va fatta un’analisi ben diversa: il consumo del pattino sotto al fondo della monoposto della 44 è dovuto al fatto che la SF-25 non sia stata alzata da terra sufficientemente. Questo è un problema che bene o male tutte le monoposto hanno per non incappare proprio in sanzioni del genere, ma a quanto pare la Ferrari deve vedersela con un qualcosa di più grave, e le parole di Leclerc dopo le qualifiche in Australia adesso suonano diversamente: “Abbiamo dovuto alzare la macchina, ma non dirò altro”. C’è per caso qualche problema strutturale sulla SF-25? Magari legato alla nuova sospensione pull-rod? Chiedere è lecito, perché di risposte ad oggi non ne abbiamo, ed è bene che Frederic Vasseur inizi a pensare a una dichiarazione valida e che faccia seguito allo scarno (ma dovuto) comunicato stampa pubblicato qualche ora fa dopo le squalifiche di Leclerc e Hamilton.
È bene capire il perché di questa situazione umiliante: oggi si è scritta una pagina nerissima nella leggendaria storia della Ferrari, prendetene atto. Il team di Maranello ha fatto grandi proclami, presentazioni e chi più ne ha, più ne metta nel pre-stagione: si è parlato di mondiali, piloti e costruttori, e dopo due gare raccontiamo una prestazione pessima in Australia e una doppia squalifica in Cina. La monoposto ha dei problemi di base? Perché specialmente per quanto riguarda Hamilton, il quale non ha voluto alzare la vettura, lo ha detto lui stesso nel dopo gara, questo potrebbe aver influito sulla mancata regolarità della SF-25 del #44.
Il manager francese ci è sempre piaciuto per schiettezza, non usa mai giri di frasi fatte e la parola d’ordine è sempre stata “lavorare” da quando è diventato il team principal della Rossa, ma anche oggi nel dopo gara sembrava più confuso che persuaso (frase molto usata in Sicilia, ndr). Ci aspettiamo, altresì, che chi di dovere si prenda le proprie responsabilità per questa doppia debacle imbarazzante, ed è la seconda volta in meno di sette giorni che utilizziamo questa parola, ma stavolta non per motivi prestazionali. C’è dell’altro, c’è un’umiliazione troppo grande e che fa malissimo, ed è onestamente inaccettabile. Il credito è finito.