Emergenza clima? Non per la giustizia italiana: rinviata a ottobre 2026 la prossima tappa del processo contro lo Stato
Mentre il 2024 passa alla storia come l’anno più caldo di sempre e il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico ribadisce la necessità di drastiche riduzioni delle emissioni entro il 2030, la giustizia italiana procede con tutta calma. La Corte d’Appello ha fissato al 21 ottobre 2026 l’udienza di rimessione in decisione della causa Giudizio Universale, […] L'articolo Emergenza clima? Non per la giustizia italiana: rinviata a ottobre 2026 la prossima tappa del processo contro lo Stato proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mentre il 2024 passa alla storia come l’anno più caldo di sempre e il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico ribadisce la necessità di drastiche riduzioni delle emissioni entro il 2030, la giustizia italiana procede con tutta calma. La Corte d’Appello ha fissato al 21 ottobre 2026 l’udienza di rimessione in decisione della causa Giudizio Universale, il contenzioso climatico contro lo Stato italiano promosso dall’organizzazione A Sud, insieme a più di 200 tra organizzazioni ecologiste, individui e minori rappresentati dai loro genitori.
La causa climatica bloccata per un altro anno e mezzo – Con la causa si chiede di riconoscere la responsabilità dello Stato in termini di inazione climatica e, quindi, l’inadeguatezza del Piano nazionale integrato Energia e Clima, a far fronte all’attuale emergenza. A marzo dello scorso anno, però, la seconda sezione civile del Tribunale di Roma aveva dichiarato inammissibili le domande proposte dagli attori “per difetto assoluto di giurisdizione del Tribunale”, come scriveva nella sentenza di 14 pagine la giudice Assunta Canonaco. A Sud, primo ricorrente, aveva da subito annunciato che avrebbe impugnato la sentenza. Nel frattempo, il 2024 passa alla storia anche come l’anno in cui è stata superata la soglia critica di +1.5°C di riscaldamento globale. Ora l’ennesimo stallo, mentre Extinction Rebellion organizza in diverse città italiane, proprio in questi giorni, la primavera rumorosa, una serie di iniziative contro i poteri legati ai combustibili fossili e l’industria delle armi. “La giustizia italiana si prende il lusso e la responsabilità di rimandare di un altro anno e mezzo la decisione su un tema che incide direttamente sulla vita, la salute e i diritti fondamentali delle persone” commentano i ricorrenti, ricordando l’ultimo rapporto di Germanwatch, che utilizza il Climate Change Performance Index, prendendo come parametro di riferimento gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e gli impegni che gli stati devono rispettare da qui al 2030. L’Italia è tra i Paesi europei con la peggiore performance e tra i più esposti all’impatto del cambiamento climatico.
Le reazioni – “Ogni anno senza azioni – e senza una decisione dei tribunali aditi – è un anno in cui aumentare i rischi di impatti irreversibili, in cui si aggrava il fardello sulle generazioni future, e si riduce lo spazio d’azione per una transizione equa e giusta. Rinviare di altri due anni una decisione così importante è una scelta che pesa, climaticamente, politicamente e giuridicamente” commenta Marica Di Pierri, portavoce di A Sud. Tra l’altro, sempre un anno fa, la Corte europea dei diritti umani, nella storica sentenza KlimaSeniorinnen contro la Svizzera “ha riconosciuto esplicitamente che la protezione del clima deve avere un peso considerevole nel bilanciamento degli interessi da parte delle autorità pubbliche, giudici compresi”. E ha anche ribadito che “l’azione climatica deve essere immediata, con obiettivi intermedi chiari, integrati nei quadri normativi nazionali e accompagnati da misure concrete ed efficaci”. I promotori chiederanno di anticipare i tempi della sentenza. “Di fronte a questa decisione, i promotori della causa legale hanno già annunciato che intendono promuovere istanza per chiedere di velocizzare il processo e ottenere una decisione in tempi brevi, in linea con le raccomandazioni della comunità scientifica e dunque con l’urgenza di un’azione climatica efficace” spiega l’avvocato Luca Saltalamacchia del team legale.
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