Ecco quali saranno gli effetti del piano di Merz sull’economia tedesca

Le conseguenze del riarmo tedesco e del piano economico del nascente governo in Germania. L'analisi di Steven Bell, chief economist Emea di Columbia Threadneedle Investments

Mar 16, 2025 - 08:27
 0
Ecco quali saranno gli effetti del piano di Merz sull’economia tedesca

Le conseguenze del riarmo tedesco e del piano economico del nascente governo in Germania. L’analisi di Steven Bell, chief economist Emea di Columbia Threadneedle Investments


Lenin diceva che “ci sono dei decenni in cui non accade nulla e delle settimane in cui accadono decenni”. Questo è sicuramente vero per la Germania, che per decenni è stato uno dei Paesi più conservatori al mondo in materia di finanza pubblica, e certamente l’unico ad avere un limite costituzionale, il cosiddetto freno al debito. Tuttavia, negli ultimi giorni, il Cancelliere entrante ha sfruttato il Parlamento uscente per indebolire il freno al debito e proporre un massiccio aumento della spesa per investimenti in infrastrutture e difesa. L’accordo non è ancora concluso, ci sono vari ostacoli da superare, ma è molto probabile che venga approvato e i numeri sono importanti. Nel frattempo, il Consiglio Europeo ha proposto un piano di prestiti da 150 miliardi di euro mentre la Commissione Europea sta pensando di allentare le regole per i deficit eccessivi. Questo è particolarmente importante per l’Italia e la Francia, che però sono condizionate dai mercati finanziari già preoccupati dai deficit esistenti, senza considerare gli ulteriori possibili prestiti.

Per la Germania, che attualmente ha una crescita debole e tassi di interesse bassi, questo allentamento fiscale potrebbe fare un’enorme differenza. Da quando la Russia ha annesso la Crimea nel 2014, l’Unione Europea, ed in particolare la Germania, ha incrementato le spese per la difesa, avvicinandosi all’obiettivo Nato del 2% del Pil. Tuttavia, un’enorme quota di questo budget per gli acquisti viene destinata all’estero, principalmente verso gli Stati Uniti; non potendo più fare affidamento sul supporto incondizionato della controparte statunitense, però, l’Europa si sta organizzando per assumere iniziative più autonome. Ciò significa spendere maggiormente per la produzione interna, una richiesta difficile. Attualmente, il settore della difesa europeo è al di sotto delle sue potenzialità perché, ad esempio, l’Europa non ha la capacità di costruire droni, un elemento fondamentale delle guerre moderne, e non produce nemmeno i missili anti-droni, che attualmente vengono prodotti negli Stati Uniti. Ciononostante, la Germania in particolare ha le competenze necessarie nel campo dell’ingegneria e della tecnologia hardware che potrebbero farla diventare un attore di primo piano nell’industria mondiale della difesa.

Cosa significa tutto questo per le economie e i mercati? L’aumento della spesa per le infrastrutture e la difesa richiede tempo e si potrebbe erroneamente pensare che il Pil tedesco ne sarà poco influenzato nel breve periodo. La Germania deve affrontare gravi problemi strutturali, dalla fine della fornitura di gas russo a basso costo, al crollo dell’industria automobilistica passando per la scarsa domanda da parte della Cina, un mercato fondamentale. I consumatori tedeschi hanno reagito aumentando i risparmi e riducendo le spese; la prospettiva di un’iniezione fiscale sostenuta dovrebbe stimolare la fiducia dei consumatori, incoraggiandoli a spendere. Il pacchetto proposto dal nuovo Cancelliere comprende anche un taglio alle bollette energetiche e un notevole miglioramento della flessibilità del mercato del lavoro. Le prospettive per l’economia tedesca sono quindi passate dalla stagnazione alla crescita costante. Si prospetta anche un calo più marcato dei prezzi dell’energia nel medio termine sia per la Germania che per il resto d’Europa, grazie ad un cambiamento degli equilibri tra domanda e offerta di gas naturale.

Il mercato obbligazionario ne ha preso atto, registrando un forte aumento dei rendimenti dei bund tedeschi, che comunque rimangono ben al di sotto di quelli del Regno Unito e degli Stati Uniti.

Per quanto riguarda i dazi, invece, si tratta di un fattore negativo e bisogna attendere per vedere quanto punitivi si riveleranno. Un’economia dell’eurozona più forte sarebbe vantaggiosa per i suoi principali partner commerciali, compreso il Regno Unito. Ma l’indebitamento aggiuntivo si somma ai già consistenti disavanzi dei paesi sviluppati, favorendo le azioni rispetto alle obbligazioni.