È superficiale dire che Jovanotti sa fare i live: nei Palajova non si limita ai brani, c’è un’idea intellettuale

Erano settimane che stavo aspettando di poter vedere il live nei palazzetti di Jovanotti: il PalaJova, ritorno dal vivo in un tour dell’artista dopo l’incidente in bici del luglio del 2023. Conosco Lorenzo artisticamente da sempre: sono nato nel 1979 e ho preso in pieno la sua comparsa nelle scene. Ho seguito la sua evoluzione, […] L'articolo È superficiale dire che Jovanotti sa fare i live: nei Palajova non si limita ai brani, c’è un’idea intellettuale proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 29, 2025 - 08:26
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È superficiale dire che Jovanotti sa fare i live: nei Palajova non si limita ai brani, c’è un’idea intellettuale

Erano settimane che stavo aspettando di poter vedere il live nei palazzetti di Jovanotti: il PalaJova, ritorno dal vivo in un tour dell’artista dopo l’incidente in bici del luglio del 2023. Conosco Lorenzo artisticamente da sempre: sono nato nel 1979 e ho preso in pieno la sua comparsa nelle scene. Ho seguito la sua evoluzione, apprezzando soprattutto lo scarto e la maggiore profondità da metà anni Novanta. Insomma: era un periodo in cui i dischi si vendevano ancora e lui, dopo un inizio molto leggero, avrebbe potuto sfruttare la scia. Invece Lorenzo ’94 è un disco che va in profondità; da lì, tutto sommato, non l’ha mai abbandonata.

In questi mesi ho ascoltato il suo nuovo disco e ci ho trovato dentro qualcosa che forse non trovavo da venticinque anni nei suoi brani. Non sarò leggero: ci ho trovato la morte. Forse l’enorme rischio di perdere tutto, dopo l’incidente, lo ha spaventato davvero, l’ha fatto riflettere.

Il concerto è molto bello; ovviamente il suo repertorio è una garanzia: gli permette di fare qualunque cosa sul palco. In più in questo spettacolo la filosofia dell’ultimo periodo e dell’ultimo album sono chiare, cioè la caduta e la necessità della ripartenza. Quindi anche il focus sulla sua poetica è sempre molto alto.

Il rischio di approcciarsi superficialmente a questi concerti è enorme: “Jovanotti sa organizzare i live, sa fare feste, sa fare divertire la gente”. Questa la lettura principale. È vera, ma non è la sola. Perché non lo fa in modo superficiale, Lorenzo qui non si limita alle canzoni o a quello che succede sul palco: al pubblico che lo segue riesce a trasmettere la sua idea di tensione al futuro.

Se la canzone viene sempre fuori dalla società e i cantautori sono quelli che raccontano meglio il mondo, anche senza volerlo fare esplicitamente, Jovanotti è quello che meglio di tutti in Italia ha raccontato l’euforia della transizione digitale. E il bello – spesso difficile da comprendere – è che lo ha fatto con la musica più che con i testi (con i quali è peraltro bravissimo, fino a ingannare tutti), con il ritmo, con il movimento, che è fondamentale per la sua poetica e il suo stile ed è il messaggio finale di ogni brano.

Il futuro che sembra a portata di mano, l’apparente progresso e le iperconnessioni tra le diverse culture, che si propagano davanti a noi, si amplificano con la rete e ci fanno sembrare tutto possibile. Anche nelle sue canzoni, tutto questo è sempre “un’onda che viene che va”, perché, mentre canta la totale fiducia nel nuovo, vede dietro l’angolo una caduta o, almeno, l’avvertimento del vuoto. Ecco: se c’è un frammento della poetica di Jovanotti che davvero lo caratterizza è il fatto che dopo la caduta ci si rialza, sempre, perché la vita non è mai concepita come staticità: ma non è mai detto esplicitamente, è sempre tutto ballato, è movimento perpetuo. L’arte – per Lorenzo – deve sforzarsi di indirizzare quel movimento verso la positività.

Lorenzo è funky, sempre. Ma è sempre dal profondo che parte per esserlo: “Nessuno si disseta ingoiando la saliva” è un verso del brano Tensione evolutiva del 2012. Dentro c’è the dark side of the moon di Jovanotti, che lui non nega mai, come invece sostengono i suoi detrattori; da lì parte per non “restare a compiangersi”. È qui, nel non compiangersi, che si deve partire per apprezzare la sua gioia, l’ansia poetica fortissima e del tutto esclusiva.

Negli ultimi trent’anni Jovanotti ha costruito un mondo, un’idea della vita, un punto di vista tutto suo e per niente scontato, perché ci ha aperto un’angolazione sulla sciagura e sul giubilo, sulla speranza e sull’abisso. Quello di Lorenzo è un punto di vista intellettuale e chi lo nega non ha giustificazioni.

Qui sta tutta la sua profondità, la sua grandezza. Si ascolti Fuori onda, uno dei singoli del nuovo disco Il corpo umano. Lì espone in maniera trasparente l’ansia con cui fatica a manifestare il dolore ma, più in a fondo, rifiuta di crogiolarcisi dentro. Ancora: caduta e risalita. È una grande lezione di autenticità, di ammissione di fragilità, rivendicazione della bellezza della medesima e di energia nel rialzarsi.

Foto copertina: Federica Fragassi

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