Due società di rating cambiano i parametri Esg: promosse a pieni voti aziende che contribuiscono a violazioni dei diritti umani a Gaza
Chi ha scelto di investire in fondi etici rischia di finanziare senza saperlo la demolizione di case palestinesi e la violazione dei diritti umani a Gaza. Perché due big Usa della consulenza finanziaria, Morningstar Sustainalytics e Morgan Stanley Capital International (MSCI), hanno modificato su pressione di gruppi di lobbying pro Israele i parametri con cui […] L'articolo Due società di rating cambiano i parametri Esg: promosse a pieni voti aziende che contribuiscono a violazioni dei diritti umani a Gaza proviene da Il Fatto Quotidiano.

Chi ha scelto di investire in fondi etici rischia di finanziare senza saperlo la demolizione di case palestinesi e la violazione dei diritti umani a Gaza. Perché due big Usa della consulenza finanziaria, Morningstar Sustainalytics e Morgan Stanley Capital International (MSCI), hanno modificato su pressione di gruppi di lobbying pro Israele i parametri con cui valutano la compatibilità delle attività aziendali con i criteri cosiddetti “Esg“, cioè di sostenibilità ambientale, sociale e di governance. Con il risultato che oggi aziende che forniscono attrezzature utilizzate dall’esercito israeliano per condurre a Gaza operazioni contrarie al diritto internazionale risultano “pulite” e hanno un punteggio impeccabile. A ricostruire il caso è stato un consorzio internazionale di testate giornalistiche guidato dall’olandese Follow the Money e di cui fanno parte per l’Italia Irpi Media e Sole 24 Ore.
Morningstar Sustainalytics e MSCI forniscono insieme circa l’80% dei dati globali sull’impatto delle attività aziendali sui diritti umani. Ma l’inchiesta solleva molti dubbi sulla loro affidabilità. La prima si è piegata, stando a quanto ricostruito da Follow the money, alle pressioni di gruppi di interesse statunitensi contrari al movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) contro Israele e del network di investitori JLens, che spinge a “investire in modo ebraico” per “contribuire a combattere l’antisemitismo“. Accusata in passato di incoraggiare gli investitori a disinvestire in aziende legate al conflitto israelo-palestinese, nel 2022 Morningstar è stata esplicitamente chiamata in causa da 17 procuratori statunitensi che in una lettera hanno espresso “serie preoccupazioni” relative a un suo ventilato supporto alla campagna mirata a “intimidire gli israeliani e delegittimare lo stato di Israele”. In breve è arrivata la decisione di mettere pesantemente mano alla metodologia di valutazione: il termine “territorio palestinese occupato” è stato sostituito con alternative come “Cisgiordania” o “Gerusalemme Est”, ma soprattutto Morningstar “ha smesso di utilizzare i dati del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite” e “confermato pubblicamente di aver escluso il conflitto israelo-palestinese dalla sua rendicontazione ESG”. MSCI nega di aver modificato il suo approccio, ma i suoi giudizi su aziende criticate per le loro attività a Gaza e nella Striscia sembrano dimostrare il contrario.
Tra i grandi beneficiari di questa svolta c’è la statunitense Caterpillar, che come ampiamente documentato dalla stampa internazionale fornisce i bulldozer D-9 utilizzati dall’esercito israeliano (vedi immagine in evidenza) per demolire case palestinesi, distruggere uliveti e condurre operazioni a Gaza. Il Guardian ha scritto che proprio uno di quei mezzi meccanici in uso all’Idf ha ucciso, nel 2003, l’attivista pacifista statunitense Rachel Corrie. Di recente, scrive Follow the money, un altro è stato impiegato per seppellire corpi e detriti dopo che un’unità dell’esercito ha attaccato e ucciso un gruppo di 15 medici e soccorritori (l’Idf ha parlato di “malinteso operativo”). Ecco: se fino a un paio di anni fa i report Esg esprimevano perplessità sul produttore di macchinari da costruzione proprio per il suo ruolo nei territori occupati, che emerge da report di Amnesty International e Human Rights Watch, e gli assegnavano punteggi bassi, ora il quadro è del tutto cambiato. Il giudizio su Caterpillar, che ha continuato a fornire veicoli mentre gli attacchi israeliani si intensificavano e facevano decine di migliaia di morti, risulta specchiato: MSCI le dà un bel 10. Nel suo rapporto 2025 non viene citato peraltro nessuno dei casi controversi relativi ai diritti umani associati dalle ong internazionali ad aziende come Ibm, Hewlett Packard, Motorola solutions, Siemens.
Morningstar Sustainalytics non ha risposto alle richieste di commento di Follow the money, ma in passato aveva giustificato l’inversione a U affermando che le valutazioni sui diritti umani sono “soggette a complessi fattori geopolitici, opinioni divergenti e resoconti mediatici di parte contrastanti”. Tara Van Ho, docente di giurisprudenza presso l’Università dell’Essex, sentita dal sito di giornalismo investigativo contesta la tesi sottolineando che sono ampiamente disponibili fonti affidabili: rapporti di ong, briefing delle ambasciate, esperti indipendenti, intelligence open source.
Tra l’incudine e il martello restano gli investitori. Che credono abbastanza nelle sirene della sostenibilità da aver affidato a fondi specializzati oltre 3mila miliardi di dollari a livello globale. I responsabili di alcuni grandi fondi pensione europei che danno priorità agli investimenti Esg si dicono preoccupati, perché se chi fornisce i dati ne omette una parte diventa impossibile garantire il rispetto delle linee guida a cui si affida chi vuole impiegare i propri soldi in modo “etico”, o perlomeno assicurandosi di non finanziare aziende coinvolte nelle guerre. Il responsabile degli investimenti Esg di KLP, il più grande fondo pensione norvegese, che lo scorso anno ha escluso Caterpillar dal suo portafoglio, definisce il cambiamento di politica di Morningstar “violazione della fiducia“. E Daan Spaargaren, senior strategist del fondo olandese Pme, rivela di aver dovuto ricorrere a fonti alternative perché “i fornitori di dati hanno smesso di aggiornare o addirittura rimosso i dati sulle controversie” che riguardano alcune aziende. “Questo ci rende impossibile rispettare alcune responsabilità previste dalle linee guida Ocse”.
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