Dazi di Trump, le contromisure in arrivo dalla Ue: dalle moto a PayPal fino all’ipotesi “bazooka”
Restano dieci giorni di tempo agli Usa per cambiare strada, prima che scatti la prima parte della reazione europea L'articolo Dazi di Trump, le contromisure in arrivo dalla Ue: dalle moto a PayPal fino all’ipotesi “bazooka” proviene da Open.

Da Strasburgo – «A parte il sole fuori, non c’è alcuna ragione per dire buongiorno». «Oggi dovremmo tutti indossare una cravatta nera». Lo shock si mescola alla rabbia in Europa il giorno dopo l’annuncio delle tariffe urbi et orbi di Donald Trump. Tra i dirigenti Ue l’aria è pesante, anche se il «lutto» per la pietra tombale sull’era della globalizzazione (voluta dagli Usa) si accompagna a una sensazione crescente di unità nella fermezza della risposta che dovrà seguire. «Ieri sera un nostro stretto alleato ha agito da bullo, verso l’Europa e verso il mondo intero, è un giorno triste per le aziende e per i consumatori. Ora dobbiamo dare una risposta bilanciata», dice per conto del Ppe – partito di maggioranza relativa in Ue – il responsabile Commercio Jörgen Warborn. «Altro che Liberation Day, quello di ieri sarà ricordato come il Giorno dell’Inflazione: le tariffe di Trump danneggeranno le persone, in Europa, negli Usa e pure nel Sud globale. Ma abbiamo una serie di strumenti per reagire, e li useremo», gli fa eco per i Socialisti Bernd Lange, presidente del comitato Commercio dell’Europarlamento. Le distanze tra i gruppi politici al volante di guida delle istituzioni europee oggi sembrano, se non azzerate, estremamente ridotte. La linea, d’altronde, l’aveva indicata già la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, parlando alle 5 di mattina dall’Uzbekistan: «Siamo e restiamo pronti ancora a negoziare con gli Usa, ma al contempo siamo pronti a rispondere». Già, ma come?
Le contro-tariffe in arrivo dal 13 aprile
I governi europei sono in contatto da giorni, tra loro e con la Commissione europea, e nelle ultime 24-48 ore, quando è parso chiaro che Trump avrebbe tirato dritto, i colloqui si sono fatti sempre più intensi, e le distanze sembrano essersi ridotte. Il piano di risposta Ue prende forma, anche se i dirigenti Ue mantengono volutamente un certo grado di flessibilità/ambiguità per giocarsi le loro «carte» (Trump docet) nel modo più efficace nell’ultimo miglio dei negoziati. La prima parte della risposta Ue è pressoché pronta: sono le contro-tariffe che von der Leyen aveva già annunciato a metà marzo in risposta ai dazi Usa su acciaio ed alluminio, e poi messe in standby. Le contromisure andranno a colpire una serie di prodotti americani per un valore d’interscambio pari a quello colpito. Viene sostanzialmente ripristinata la lista di beni già presi di mira tra il 2018 e il 2020 – dalle moto alle barche, dai metalli ai prodotti agricoli e alimentari – anche se dopo le proteste di diversi Paesi e categorie produttive potrebbero saltarne alcuni, come il Bourbon (per timore di ritorsioni sul settore vinicolo). La Commissione aveva accettato già la scorsa settimana di rinviare l’applicazione di queste tariffe, dal 1° al 13 aprile. Restano quindi dieci giorni di tempo per gli Usa per cambiare strada, prima che scatti la prima parte della reazione.
Big Tech e servizi finanziari: la prossima (possibile) mossa
Da ieri sera però il quadro da grigio s’è fatto nero, e quindi l’Ue medita ulteriori risposte adeguate ai dazi universali di Trump, del 20% sull’export di prodotti made in Europe. Qui le opzioni in campo sembrano essere al momento principalmente tre, non necessariamente alternative l’una all’altra. Primo, l’adozione di ulteriori controtariffe su altri beni Usa. I tecnici della Commissione stanno analizzando in queste ore il possibile impatto delle tariffe della Casa Bianca: sulla base di quelle stime verrà calcolato il valore delle merci su cui potrebbe scattare l’ulteriore rappresaglia europea. Né più né meno, ha detto Lange, perché l’Ue non vuole certo l’escalation, ma semplicemente difendersi. «La risposta sarà bilanciata – gli ha fatto eco Warborn – Non colpiremo un singolo settore, né beni che possano danneggiare un singolo Stato membro, e rispetteremo le regole del Wto». Nel mirino dei decisori Ue, oltre o in alternativa ai beni, ci sono però anche i servizi. Anzi, la sensazione è che l’opzione che stanno rimuginando con più attenzione in queste ore i vertici europei riguardi proprio quel settore, visto che – viene sottolineato da più parti – è lì che l’Ue è in passivo nella bilancia commerciale con gli Usa: di circa 100 miliardi. E se è davvero quello a irritare tanto Trump, allora l’Ue avrebbe così buon gioco a colpire occhio per occhio, dente per dente. Che significa servizi? Tante cose, ma soprattutto Big Tech. Sono loro – Apple e Meta, Amazon, Google & co. – le regine americane del settore tecnologico che in Europa hanno potuto fare per anni il bello e il cattivo tempo, sulla gestione dei dati personali, lo strangolamento dei concorrenti o l’elusione fiscale. Ora che si sono allineate politicamente a Trump, i tempi paiono maturi in Ue per cambiare registro. L’impressione è che la Commissione debba solo scegliere la strada: se quella delle multe – le prime per Apple e Meta sulla base del Digital Services Act potrebbero arrivare a ore – o quella delle tariffe appunto. Se non, chissà, entrambe le cose. Nel mirino potrebbero finire però anche aziende Usa che operano nel settore finanziario o del fintech: Lange ha fatto oggi un nome per tutti, quello di PayPal. «Non è la prima scelta, ma può arrivare, se dovessimo entrare in una logica di escalation», ha ammonito.
L’arma «nucleare» dell’Ue
Sullo sfondo resta poi l’ultima, clamorosa arma che l’Ue ha nel suo arsenale. Lì resta per il momento, ma potrebbe sempre essere sfoderata. Si tratta dello Strumento anti-coercizione, una clava di cui l’Ue si è dotata meno di due anni fa per tenersi pronta a reagire a pressioni e restrizioni commerciali tanto possenti ed aggressive da configurare un «ricatto» e costituire un «vantaggio sleale per le imprese di quei Paesi». Lo Strumento consente di andare oltre il quadro Wto per imporre limitazioni commerciali varie, ma anche restrizioni agli investimenti e ai finanziamenti provenienti dal Paese in oggetto. Ironia della sorte, quello Strumento era stato pensato e forgiato nel 2023 – anche su pressione Usa – per difendersi in ipotesi dalla Cina. Ora rischia di essere sfoderato contro gli Stati Uniti. «Quello è il vero e proprio bazooka, lo strumento più forte che abbiamo – ha detto ancora Lange – Creerebbe un’escalation imprevedibile, ci faremmo tutti del male. Per questo a priori non vogliamo usarlo, ma certamente è sul tavolo». Linea confermata anche dal Ppe: è quella la pistola sul tavolo dei negoziati che ancora l’Ue spera possano avere luogo nei prossimi giorni.
L’ultimo negoziato e la richiesta «impossibile» degli Usa
Una delegazione del Parlamento europeo – di cui farà parte anche l’italiano Brando Benifei – sarà negli Usa la prossima settimana per tentare un ultimo, pressoché disperato tentativo di scongiurare la guerra commerciale. Quel che già s’era proposto di fare nei giorni scorsi Maros Sefcovic, il navigato commissario al Commercio volato a Washington per conto di Ursula von der Leyen. Lo slovacco, ha confermato stamattina Lange, è tornato indietro a mani vuote. Per il semplice fatto che gli è stata negata la possibilità di incontrare chi nell’Amministrazione Usa tiene davvero il pallino in mano sulla politica commerciale: il consigliere di Trump Peter Navarro. «Noi restiamo aperti al negoziato, quello che chiediamo da settimane agli americani è di capire cosa vogliano davvero per fermare la guerra delle tariffe, ma si rifiutano di entrare nel dettaglio delle discussioni – lamenta ora apertamente il responsabile del comitato Commercio del Parlamento europeo – L’unica cosa che si è capita dal libretto che hanno fatto circolare ieri sera è che vorrebbero che l’Ue rivedesse la sua legislazione su materie come le piattaforme digitali o la sicurezza alimentare. Ecco, sulle norme adottate coi processi democratici dall’Unione europea sia chiaro che non c’è e non ci potrà mai essere alcun negoziato».
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