Dazi auto, la produzione si sposta negli Stati Uniti: il futuro di Stellantis

Donald Trump lancia i dazi del 25% sulle auto importate convinto di poter forzare i costruttori stranieri a spostare negli Stati Uniti la produzione, ma qualcosa non torna

Mar 28, 2025 - 08:58
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Dazi auto, la produzione si sposta negli Stati Uniti: il futuro di Stellantis

Donald Trump annuncia i dazi sulle auto dal 2 aprile, ma promette di salvare i costruttori che sposteranno la produzione negli Usa. Il Tycoon tira dritto sulla guerra commerciale con il resto del mondo, comunicando l’entrata in vigore di tariffe permanenti del 25% sui veicoli importati negli Stati Uniti e scatenando inevitabilmente il terremoto in un settore già in crisi.

Il capo della Casa Bianca è però convinto di poter attrarre le case automobilistiche, sostenendo che per evitare i dazi “molte compagnie verranno a produrre negli Stati Uniti” e che alcune aziende si starebbero già mettendo in moto per correre ai ripari. Una contromossa è già stata programmata dalla coreana Hyundai, mentre Stellantis è stato il primo produttore ad annunciare investimenti negli Usa dall’inizio dell’era Trump.

I dazi sulle auto

Nelle intenzioni del presidente americano, i dazi serviranno a stimolare la produzione interna agli Usa e nel frattempo a portare nelle casse dell’amministrazione “tra i 600 milioni e un trilione di dollari in due anni“.

Donald Trump ha dichiarato che alcuni costruttori starebbero già cercando i siti negli Stati Uniti dove spostare la produzione, ma la convinzione di poter costringere le aziende a investire nel proprio Paese si scontra con alcuni ostacoli: quello automobilistico è un settore ha bisogno di tempo per delocalizzare, oltre alla necessità di grossi investimenti e una stabilità normativa che con l’amministrazione del tycoon non è scontata.

La decisione degli Usa di imporre dazi del 25% sulle auto importate, inoltre, si abbatte su un comparto già in grande crisi, soprattutto per i colossi dell’automotive europei, tra difficoltà e ritardi sulla transizione all’elettrico, nel tentativo di limitare la forte concorrenza dei produttori cinesi.

Oltre che sui consumatori americani, che potrebbero pagare con aumenti significativi dei prezzi delle auto, gli effetti dei dazi ricadranno su i Paesi dalle quali proviene circa la metà delle importazioni di veicoli negli Usa: Messico, Canada, Giappone, Corea del Sud e Germania.

Le reazioni dell’automotive

In seguito all’annuncio del presidente degli Stati Uniti le borse asiatiche hanno aperto in ribasso, con i maggiore produttori del continente che hanno perso tra il 3 e il 4%.

Tra i costruttori più esposti alle tariffe americane ci sono, infatti, le giapponesi Toyota, Honda e Nissan e la coreana Hyundai.

La casa automobilistica di Seul ha chiuso in borsa con un -4,28%, nonostante sia tra le compagnie che si sono mosse in anticipo con investimenti negli Stati Uniti.

Lo stesso Donald Trump aveva pubblicamente elogiato l’azienda per il piano da 21 miliardi proprio in risposta ai dazi Usa: una cifra che servirà a finanziare diversi progetti sul suolo statunitense, tra cui 5,8 miliardi destinati a un nuovo stabilimento nello stato della Louisiana, da circa 1.500 posti di lavoro a regime.

L’impianto siderurgico servirà a produrre l’acciaio destinato a rifornire le fabbriche Hyundai che realizzano i modelli rivolti al mercato locale, come quelle in Alabama e in Louisiana.

Gli investimenti di Stellantis

La prima grande casa automobilistica a investire negli Stati Uniti dall’inizio dell’amministrazione Trump è stata però la Stellantis, controllante, tra gli altri, dei brand Chrysler, Jeep e Dodge.

In audizione alla Camera il presidente e attuale Ceo del gruppo, John Elkann, ha dato rassicurazioni sulla centralità dell’Italia sul futuro del colosso, che nel frattempo aveva annunciato 5 miliardi dedicati alla produzione di auto negli Usa.

In una lettera ai dipendenti, il chief operating officer del Nord America, a gennaio Antonio Filosa aveva spiegato come le risorse stanziate rientrassero nel “nostro impegno a investire nelle nostre attività negli Stati Uniti per far crescere la nostra produzione automobilistica qui”.

Una mossa rivendicata subito dalla Casa Bianca su X: “Sotto la leadership del presidente Trump, Stellantis sta riportando 1.500 posti di lavoro in Illinois, riaprendo Belvidere, e investendo a Detroit, in Ohio e in Indiana. La rinascita manifatturiera americana è qui. Benvenuti nell’età dell’oro” si leggeva nel post.